Apr. 5th, 2022

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COWT-12 SETTIMA SETTIMANA - M4

PROMPT: Harry Potter

NUMERO PAROLE: 901

VALUTAZIONE: Gialla

AVVERTIMENTI: /

NOTA: Raccolta


L’idea di assistere alla finale della Coppa del Mondo di Quidditch fu di Stiles. 

“Consideralo un regalo di compleanno.” Dichiarò il giovane Auror, baciando la guancia barbuta del suo ragazzo. 

“Il mio compleanno è tra quattro mesi.” Ricordò Derek, nascondendo un sorriso mentre stringeva nella mano il proprio biglietto per la partita. 

“Per allora avrò pensato a qualcos’altro da darti per festeggiare.” Alluse l’altro, facendogli l’occhiolino.

Derek roteò gli occhi e poi lo strinse in un abbraccio, baciandolo fino a togliergli il respiro.

Adorava quell’idiota.

Stavano insieme da anni ormai, ma solo recentemente avevano iniziato a godersi la piena libertà della loro relazione.

Jennifer era morta. 

Peter stava scontando la sua pena ad Azkaban.

Voldemort era stato finalmente sconfitto per sempre. 

Harry Potter aveva vinto sul male nella battaglia di Hogwarts e il mondo magico poteva finalmente tirare un meritato respiro di sollievo. 

E seppur lentamente, il Ministero della Magia stava iniziando a vagliare leggi per i diritti dei magi e delle streghe licantropi.

Che fossero essi nati o morsi.

Derek e le sue sorelle avrebbero potuto camminare per le strade a testa alta, senza più doversi preoccupare di nascondersi.

Certo, i bigotti che li credevano mostri fuori controllo sarebbero sempre esistiti. 

Ma almeno adesso non sarebbero stati messi in gabbia a vista o soppressi come bestie. 

Parte del merito di questo enorme cambiamento era dovuto a Stiles. 

Da quando era divenuto Auror, iniziando a lavorare nel Dipartimento di Difesa contro le Arti Oscure, aveva fatto della lotta per i diritti dei licantropi uno dei propri obiettivi di vita. 

Insieme ad Allison, portavano avanti una campagna per l’uguaglianza che stava prendendo sempre più consensi. 

I due giovani erano determinati a concedere alle prossime generazioni un posto sicuro all’interno della comunità magica. 

Troppi licantropi avevano combattuto al fianco del Signore Oscuro solamente perché non avevano avuto altra scelta che schierarsi dalla sua parte. 

Troppe vite erano state perse nella battaglia. 

Era giunto il momento di commemorare il sacrificio dei caduti ricostruendo e imparando dai propri errori. 

Stiles teneva per mano Derek, trascinandolo su per le scale dello stadio.

“Muovi quel culo peloso, Derek. La partita sta per iniziare!”

“Di chi è la colpa se siamo in ritardo?” Brontolò l’altro, seguendolo obbedientemente fino ad uno degli ultimi anelli. 

Avevano perso tempo nella loro tenda a fare ‘voi sapete cosa’ con le loro ‘bacchette’

A nessuno dei due dispiaceva aver quasi rischiato di perdere l’inizio della partita. 

“Eccoli!!” Gridò eccitato Stiles, acclamando l’ingresso della prima squadra. 

I sette giocatori dell’Irlanda sfrecciarono attraverso una proiezione della loro mascotte saltellante, la quale si dissolse in una cascata di scoppiettanti scintille colorate.

Il capitano fece un numero pazzesco a cavallo della scopa, venendo lodato con un applauso generale. 

“Sei pronto a perdere, dolcezza?” Scherzò Stiles, sistemandosi la sciarpa grigio-verde al collo.

Sulle guance aveva due piccole bandiere dipinte degli stessi colori. 

Anche Derek ne aveva una sulla guancia sinistra, ma di colori differenti. 

Non era tipo da indossare abbigliamento da tifoso. 

Stiles lo sapeva bene.
Ma questo non lo fermò dall’insistere finché il lupo mannaro gli concesse di pitturargli una guancia. 

“Non venire a piangere da me quando ti faremo il culo.” Ribattè Derek, sentendo in lontananza col suo fine udito il sibilo dell’aria che precedeva l’arrivo della seconda squadra.

Kingsley Shacklebolt fece un breve discorso, raccomandandosi di assistere a un gioco pulti e augurando ad entrambe le squadre buona fortuna.

Le due squadre rivali si posizionarono nel campo e al fischio del via si scatenarono come api impazzite dietro la pluffa, schivando i bolidi che minacciavano di disarcionarli. 

I due cercatori schizzarono immediatamente alla ricerca del microscopico boccino. 

Derek e Stiles tifarono spingendosi spalla contro spalla giocosamente. 

“Ti manca?” Domandò diversi goal dopo Stiles, seguendo con lo sguardo uno dei due cercatori rincorrere la sua preda.

Derek alzò un sopracciglio, disorientato. 

“Cosa?”

“Il quidditch.” Chiarì l’altro. “Saresti potuto diventare un campione se la vita non fosse stata una tale stronza con te.”

Derek si appoggiò alla sbarra di metallo di fronte a lui, soppesando la domanda.

“È una parentesi di vita che ho archiviato.” Ammise sincero e senza rimpianti.

Una volta il sogno era stato quello di diventare il miglior cercatore del mondo.

Era un giovane promettetente e di talento, che aveva amato lo sport e la sana competizione.

Avrebbe voluto rendere orgogiosa la propria famiglia e vederla sedersi in tribuna per fare il tifo per lui.

Ma era stato molti anni fa. 

Un braccio di Stiles lo strinse in vita. 

“Avrei fatto il tifo per te.” Assicurò il mago con un caloroso sorriso. 

“L’ultima volta che ho giocato mi hai fatto la linguaccia dagli spalti di Serpeverde.” Ricordò con nostalgico affetto il lupo mannaro. 

“Avevo dodici anni, Derek!” 

“Undici.” Corresse l’altro. “E mi sopportavi a malapena.” 

Stiles alzò gli occhi al cielo. 

“Questo non è vero.”

Derek si chinò verso le labbra carnose del compagno per baciarlo. 

“Sono felice che le cose siano cambiate da allora.”

“Non farmi arrossire, Sourwolf. Il rosso sta male con i colori della mia squadra.” Brontolò Stiles imbarazzato. 

Derek sbuffò una risata, tornando a prestare attenzione alla partita. 

Le loro mani si trovarolo sulla balaustra di metallo, intrecciandosi. 

Qualsiasi squadra fosse stata annunciata come vincitrice il giorno dopo dalla Gazzetta del Profeta, non aveva importanza.

Derek e Stiles avevano già vinto il premio più prezioso di tutti.


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COWT-12 SETTIMA SETTIMANA - M4

PROMPT: Harry Potter

NUMERO PAROLE: 844

VALUTAZIONE: Arancione

AVVERTIMENTI: /

NOTA: Raccolta


Stiles era nascosto sotto le coperte, seduto in una posizione che per chiunque altro sarebbe stata scomoda, leggendo un libro al lume di bacchetta e trangugiando una ciotola di ramen istantaneo bollente. 

Se c’era qualcosa che amava dei babbani era la loro capacità di creare cibi di facile preparazione e ottimi per le papille gustative.

Stiles gliene sarebbe sempre stato grato e anche la sua cucina, a cui aveva già dato fuoco due volte da quando lui e Derek erano andati a vivere insieme. 

“Baby, puoi spegnere il lumos?” Gemette assonnato il lupo mannaro, nascondendo la faccia nel soffice cuscino. 

“Ancora un capitolo.” Pregò Stiles con la bocca piena di cibo. 

Il letto scricchiolò. 

Derek si mise a sedere, strattonando via le coperte da sopra Stiles. 

"Stai mangiando a letto?" 

Il giovane mago lo fissò paralizzato come un cerbiatto colpito dalla luce dei fari di una macchina. 

"No?" Tentò di mentire, cercando di nascondere le prove incriminanti. 

"Finirai per versare il brodo ovunque." Rimproverò l'altro, alludendo alla brutta abitudine di Stiles di fare spuntini notturni che poi irrimediabilmente finivano ad imbrattare le coperte a causa della sua sbadataggine.  

"È stato una volta!" Protestò Stiles, respingendo le accuse. 

"Mi hai quasi ustionato."

"Non fare la regina del dramma. Sei guarito in meno di un minuto."

Derek alzò gli occhi al cielo.

"Questo non significa che abbia fatto meno male." Dichiarò, allungando la mano sul comodino per prendere la propria bacchetta. 

Con un fluido gesto e una pronuncia impeccabile, lanciò un incantesimo sulla ciotola di ramen, rendendola incapace di straripare.

"E questo da dove viene fuori?" Domandò Stiles stupito. 

"Bisogna sempre essere preparati con te." Ironizzò il compagno, rimettendosi giù per cercare di tornare a dormire. 

Stiles finì tranquillamente il suo capitolo e lo spuntino, accoccolandosi poco più tardi lungo la linea calda e invitante del corpo di Derek. 

"Deeereeeek~" Fece le fusa nel suo orecchio.

La sua bocca tracciò una scia di piccoli baci umidi fino a un punto particolarmente sensibile del collo che stuzzicò magistralmente con i denti. 

"Nhn, Stiles." Sospirò Derek, cercando di ignorare una parte del proprio corpo che stava già iniziando a interessarsi alle attenzioni del partner. "Dobbiamo alzarci presto domani." 

"Saremo veloci." Promise l'altro, lasciando scivolare la mano sul davanti delle sue mutande per prendergli a coppa il membro mezzo eretto. "Andiamo baby, è passato troppo tempo."

"Abbiamo fatto sesso ieri." 

"Esatto. Ventiquattr'ore sono un sacco di tempo."

Derek si rotolò per ingabbiarlo sotto di lui e baciarlo. 

"Sei ridicolo." 

Stiles sorrise, cingendogli il collo con le braccia.

"Mi ami anche per questo."

"E tu te ne approfitti." 

Stiles gli avvolse le gambe in vita e con un colpo di reni invertì le posizioni. 

"Non abbiamo tempo da perdere con i nostri preliminari verbali, amore." Il mago afferrò la bacchetta con un ghigno malizioso, agitandola frettolosamente e recitando un incantesimo che Derek non aveva mai sentito prima. 

"Cos'hai appena fatto?" Chiese il lupo mannaro, studiando la stanza e il compagno in cerca di cambiamenti. 

Stiles si morse il labbro, arrossendo vistosamente. 

"Ho saltato la fase che ci separava dal divertimento." 

Derek spalancò la bocca. 

"Ti sei appena preparato usando la tua bacchetta?"

Stiles scoppiò a ridere per la scelta di parole.

"Cazzo. Ti è uscita proprio male. Ma sì." Confermò, alzando i fianchi per calare pantaloni e boxer. "Bisogna sempre essere preparati con te." Citó sarcastico. 

Derek gli afferrò la nuca per baciarlo. 

“Apprezzo lo sforzo. Ma mi piace quella parte.” Brontolò imbronciato, aiutando Stiles a togliersi i vestiti e liberandosi anche lui degli indumenti intimi. “Amo allungarti con le dita e vedere come ti fotti su di loro in attesa di prendere il mio cazzo.”

Stiles si inarcò, accogliendo il membro di Derek tra le natiche. 

“Merda. Se continui a parlare in questo modo, questo finirà ancor prima di iniziare.” 

Il lupo mannaro accennò una spinta sperimentale. 

“Non volevi che fosse veloce?” Canzonò Derek. 

Non così veloce.”

Derek sorrise, regolando le proprie spinte in base ai gemiti e agli ansiti che lasciavano la bocca implorante di Stiles. 

“Derek. Der, per l’amor di Merlino…” 

“Andiamo, baby. Vieni per me.” Incitò Derek con voce roca, masturbando il compagno al ritmo delle proprie spinte.

Il seme di Stiles schizzò sul suo stomaco, imbrattando la pelle arrossata e sudata. 

A Derek fu sufficiente annusare l’odore della soddisfazione nel profumo del compagno per cadere oltre il limite. 

Ad un passo dal crollare tra le coperte umide, Derek venne fermato da Stiles che nuovamente usò la sua bacchetta in modo creativo.

L’incantesimo fece svanire il pasticcio di liquidi che entrambi erano troppo stanchi per pulire e il quale avrebbe comportato un fastidioso risveglio l’indomani.

“Fai un uso davvero improprio della magia.” Constatò Derek.

Stiles rimboccò loro le coperte. 

“Sei solo invidioso della mia fantasia.” 

Il lupo lo zittì con un ultimo bacio, ricordandogli che dovevano dormire o domani sarebbero assomigliati a dei Dissennatori quando sarebbero dovuti andare a lavorare.

Stiles obbedì d’accordo, chiudendo gli occhi e scivolando in un sonno tranquillo, cullato dal ritmo del cuore del partner. 


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COWT-12 SETTIMA SETTIMANA - M4

PROMPT: Harry Potter

NUMERO PAROLE: 1379

VALUTAZIONE: Gialla

AVVERTIMENTI: /

NOTA: Raccolta


Argent era un cognome conosciuto da tutta la comunità magica.

Non per lodevoli motivi, tutto il contrario.

Gli Argent erano conosciuti per essere un’antica famiglia di cacciatori di streghe. 

Babbani che da generazioni perseguitavano il sangue magico e avevano collezzionato innumerevoli vittime.

Addestravano i figli a riconoscere i segni di stregoneria fin dalla tenera età.

Nessun Argent si era mai chiesto se fosse giusto o sbagliato uccidire un mago o una strega o qualsiasi altra creatura magica che avessero scovato.

Almeno finché tra i loro discendenti non nacque una strega.

Allison Argent era una bambina timida dai lunghi capelli color cioccolato e il sorriso dolce.

Amava tirare con l’arco, fare ginnastica e andare allo zoo con sua zia Kate.

Era l’orgoglio di suo nonno.

Il vecchio l’adorava e non smetteva di ripeterle durante le sue visite quanto non vedesse l’ora di addestrarla personalmente, non appena fosse stata abbastanza grande. 

Allison conduceva una vita perfettamente felice.

Finché non ricevette una strana lettera da una scuola di nome Hogwarts che spaccò in due la sua famiglia. 

Dopo l’arrivo di quella missiva che la informava di essere una strega e dell’ammissione alla scuola di Magia e Stregoneria, non passò giorno in cui i suoi genitori non litigassero.

Allison iniziò a preoccuparsi seriamente di cosa comportasse la definizione strega quando fece scoppiare una lampadina con la sola forza del pensiero.

O almeno credeva di essere stata lei.  

Ricordava solo di essere sta molto stressata e di essersi sentita pronta ad esplodere. 

Poi c’era stato uno scoppio e il rumore di vetri rotti che colpiva il pavimento.

“Non è naturale, Chris.” Sentì dire quella sera a sua madre.

I suoi genitori non si preoccupavano più di tenere la voce bassa per non farsi sentire. 

Allison si strinse nella coperta di pile, usandola come armatura contro il mondo. 

“È nostra figlia, Victoria.” Rimproverò aspramente il marito. “Come puoi dire una cosa del genere?” 

“È una strega, Christopher.” Ribattè acidamente la donna.

“Questo non cambia nulla.” Rispose freddamente l’altro. 

“Questo cambia tutto!” Urlò Victoria. “Sai che dovremmo ucciderla.” 

Gli occhi di Allison si riempirono di lacrime. 

“Noi non uccideremo nostra figlia.” Sentì suo padre ringhiare minacciosamente. “Mi meraviglio che tu abbia potuto anche solo prenderlo in considerazione.” 

“Pensi che sarei felice di farlo?” Accusò la moglie. “Tuo padre le piazzerà una pallottola in fronte non appena avrà qualche sospetto. Non oso nemmeno immaginare cosa potrebbe partorire la mente di tua sorella. Preferisco darle una morte rapida e indolore.”

“Victoria.” 

Allison strinse al petto il suo orsacchiotto preferito, trattenendo il respiro. 

“Se solo proverai a torcere un capello a mia figlia, ti ucciderò io stesso.” Promise il signor Argent, chiudendo la discussione. 

La mattina seguente Allison venne svegliata da suo padre alle prime luci dell’alba. 

L’uomo la aiutò a preparare le sue cose e nel giro di qualche ora erano in viaggio, lasciandosi alle spalle il passato.

Tre giorni più tardi, facevano colazione in una tavola calda, controllando insieme la lista dei materiali scolastici per Hogwarts. 

Allison fremeva di anticipazione. 

Avrebbe imparato a fare magie!

L’eccitazione la distraeva dal pensare a quanto le mancasse sua madre e il resto della sua famiglia, nonostante fosse ben consapevole di ciò che pensavano su di lei e di cosa avrebbero fatto se suo padre non l’avesse portata via.

“Qui dice che posso avere un animale domestico.” Indicò la ragazzina, puntando il dito sulla pergamena. “Posso avere un gatto?” 

Chris sorrise gentile, sorseggiando il proprio caffè. 

“Pensi di potertene prendere cura, Allie?” 

“Certo!” Assicurò Allison.

“Come hai fatto con Tippete?”

Tippete era il nome del criceto di Allison, morto l’estate precedente mentre la ragazzina era in vacanza al campo estivo.

“Sai che non è stata colpa mia. Zia Kate doveva dargli da mangiare mentre non c’ero.” Ricordò rattristandosi la ragazzina.

Il signor Argent si sciolse di fronte al suo adorabile broncio. 

“Va bene. Prenderò in considerazione l’idea.” Concesse il genitore. 

Allison sorrise raggiante come il sole.

“Grazie papà!” 

Procurarsi tutto l’occorrente per l’anno scolastico fu stressante per i due Argent.

Ovunque andassero le persone sembravano sapere chi fossero e li guardavano di traverso, trasudando diffidenza e sospetto. 

Dovevano ringraziare solamente la presenza di Rubeus Hagrid se non trovavano le porte chiuse al loro passaggio. 

Il mago mezzogigante era stato incaricato da ALbus Silentein persona di aiutarli. 

L’unica persona che trattò gentilmente gli Argent fu Olivander, il fabbricante di bacchette. 

Allison uscì dal suo negozio con una bacchetta d’olmo e crine d’unicorno. 

Hagrid stava aspettando lei e suo padre appena fuori la porta, reggendo in mano un qualcosa coperto da un telo.

“Cosa stai nascondendo?” Domandò la ragazzina incuriosita. 

L’omone scoprì la gabbia, mostrando la palla di pelo nera al suo interno che iniziò immediatamente a miagolare.

“Sorpresa.” 

Allison allungò le dita nelle fessure metalliche per accarezzare la testolina del gatto.

“È per me?” Chiese incredula. 

Il micio le leccò le dita con la sua linguetta rugosa, facendole il solletico e scatenando le sue risa.

“Avevo detto che avrei preso in considerazione l’idea di farti avere un animale.” Spiegò suo padre. “Hagrid mi ha aiutato a trovarne uno adatto.” 

Hagrid gonfiò il petto con orgoglio. 

“Perchè un gatto? Sembri il tipo che sceglierebbe un gufo.” Domandò la giovane strega ad Hagrid.

Non sembrava minimamente dispiaciuta della sua scelta mentre coccolava l’animale.

“Mi sembravi più un tipetto da gatto.” Spiegò gioviale l’uomo, facendo loro strada verso la loro prossima meta.

“In realtà, preferisco i cani.” Confessò Allison. “Ma questo gatto è adorabile.”

“Se ti piacciono i cani, amerai Thor.”

“Chi è thor?”

“Il mio cane. Un alano tedesco che pesa probabilmente il triplo di te.” Rise il guardiacaccia di Hogwarts. 

“Cane che presumo sia ben addestrato.” Alluse Chris. 

“Amico, Thor è così pigro che l’unico male che potrebbe fare è soffocare qualcuno addormentandocisi sopra.” 

Il 1 Settembre arrivò troppo in fretta. 

Allison non vedeva l’ora di essere a Hogwarts, contando ogni mattina sul calendario quanti giorni mancavano alla partenza.

Chris non era ancora pronto a separarsi dalla sua adorata bambina, ma non aveva altra scelta. 

La accompagnò a King’s Cross di buon ora, affrontando insieme la ricerca del binario 9 e ¾ finché una strega, seguita da una bambina poco più giovane di Allison, ebbe pietà di loro e gli indicò il modo giusto per arrivare al treno. 

“Mi chiamo Talia Hale.” Si presentò la donna, stringendo la mano di Chris. “E lei è Cora. Una dei miei ragazzi.” 

“Chris… Argent.” L’uomo pronunciò il proprio cognome con mortificazione. “Questa è mia figlia Allison. È al primo anno.” 

“Oh.” Esclamò sorpresa la strega, squadrando l’insolito duo. “Non sapevo che tra gli Argent ci fossero maghi.” 

“Solo Allison.” Chiarì Chris, stringendo protettivo la spalla della figlia.

Talia sorrise rassicurante, rivolgendosi direttamente alla ragazzina. 

“Hogwarts ti piacerà, vedrai. È la scuola migliore per i giovani maghi e streghe del domani. Albus Silente è un preside e uomo eccezionale. Nonché il mago ad aver sconfitto Colui che non deve essere nominato.” 

Allison la fissò confusa, non capendo la maggior parte di ciò che le stava dicendo. 

“Se dovessi trovarti in difficoltà, sono sicura che mia figlia Laura e mio figlio Derek saranno ben disposti ad aiutarti.” Offrì gentilmente in aggiunta la strega prima di salutarli.

L’incontro fu un sollievo per Chris.

Forse Allison non sarebbe stata vittima costante dei pregiudizi. 

Il treno fischiò, annunciando l’imminente partenza. 

“Mi scriverai?” Chiese Chris, stringendo la figlia tra le braccia.

“Certo che lo farò.” Garantì Allison. 

Lo sguardo della giovane si rabbuiò.

“Cosa c’è?” Interrogò il padre, notando immediatamente il suo improvviso cambio d’umore. 

“Credi che potrei scrivere una lettera alla mamma?” Domandò esitante la figlia. “Magari potrebbe convincerla a cambiare idea…”

“Non credo sia una buona idea, Allie. È pericoloso.” Ricordò ragionevolmente il genitore. 

La ragazzina annuì delusa, abbracciandolo un’ultima volta prima di salire sul treno. 

Allison Argent discendeva da una famiglia di cacciatori di streghe ed era a sua volta una strega.

In futuro avrebbe avuto un ruolo decisivo nella battaglia contro le forze oscure e il suo cognome, così come il suo retaggio, non sarebbero più stati un’onta. 

Ma quel giorno era ancora lontano.

Chris guardò la locomotiva con sua figlia a bordo allontanarsi verso l’orizzonte, augurandole buonafortuna. 


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COWT-12 SETTIMA SETTIMANA - M6

PROMPT: Sport e NSFW

NUMERO PAROLE: 2074

VALUTAZIONE: Rossa

AVVERTIMENTI: /

NOTA: /


Derek mosse il cavallo per mangiare la torre di Stiles.

“Scacco.” Dichiarò, aspettando la prossima mossa del ragazzo.

Il giovane si chinò sulla scacchiera, studiando le pedine nere e bianche con attenzione. 

Erano gli unici nel loft in quel momento.

Il resto del branco era sparpagliato da qualche parte in città o nella Riserva, cercando di rintracciare la tana dei troll che nell’ultima settimana avevano dato loro filo da torcere.
Non sia mai che avessero un’estate tranquilla.

Stiles aveva passato l’intera giornata a fare ricerche, sdraiato sul divano di Derek. 

Deaton era sparito chissà dove e non avevano altre fonti su cui fare affidamento se non Google e i libri in loro possesso per trovare un metodo con cui liberarsi del problema. 

Dopo ore in cui Stiles non aveva sollevato il naso dal computer o dai libri, il lupo lo aveva costretto a fare una pausa prima che il suo cervello friggesse.

“Non posso fare una pausa, Derek. Devo trovare un modo per uccidere quegli stronzi.” Aveva protestato il ragazzo, cercando di trattenere al petto il libro che Derek voleva strappargli di mano.

La sua animosità dovuta alla grossa ammaccatura sulla tanto amata vecchia jeep, di cui i troll erano stati artefici. 

“Quindici minuti. Non ti ucciderà prenderti quindici minuti per riposare.”

Stiles sbuffò derisorio.

“Qualcuno potrebbe effettivamente morire in quei quindici minuti, Derek.”

“Nessuno morirà nei prossimi quindici minuti.” Dichiarò il lupo, vincendo la contesa sul libro. “Ora riposa.” 

Era stato subito chiaro che Stiles fosse troppo nervoso per star fermo a riposare. 

Continuò a tamburellare nervosamente con la gamba, quasi stesse contando lo scorrere dei secondi.

Derek doveva trovare un modo per distrarlo o avrebbe ucciso il suo ragazzo prima dello scadere dei quindici minuti, rendendo falsa l’affermazione precedentemente fatta.

Fu così che gli venne in mente di tirare fuori la scacchiera. 

“Non avevi detto che dovevo riposare?” Fece notare Stiles sistemando le pedine.

Derek scrollò le spalle.

“Gli scacchi sono rilassanti.” 

Derek non si era mai sbagliato così tanto.

Quindici minuti si erano trasformati in venti e poi in un’ora prima che se ne rendesse conto.

Stiles aveva preso fin troppo seriamente la sfida, perdendosi nei ragionamenti di ogni singola mossa. 

Il ragazzo strinse tra le dita il proprio alfiere, spostandolo in difesa del re e annullando il vantaggio di Derek.

“A te.” Passò il turno, sfoggiando un sorrisetto soddisfatto. 

Derek stava per fare la sua prossima mossa quando una carezza lungo il polpaccio lo distrasse.

“Stiles.” Richiamò il lupo.

L’adolescente sorrise con finta innocenza.

“Che cosa?” 

“Stai cercando di distrarmi?” Accusò Derek spostando un pedone in avanti.

“Perché, è così facile farlo?” Ribatté l’altro, mangiando la pedina con l’unica torre che gli era rimasta. 

Una mossa che Derek aveva previsto quando aveva deciso di muovere l’esca. 

Si fermò dal muovere il proprio alfiere, ingoiando un’imprecazione sorpresa quando il piede scalzo di Stiles premette tra le sue gambe. 

Stiles.”

“Fai la tua mossa, Derek.” Incoraggiò l’altro. 

Il lupo mannaro deglutì pesantemente, spostando l’alfiere mentre le sue narici venivano riempite dall’odore pungente dell’eccitazione di Stiles. 

“Scacco.” Ripeté nuovamente. 

Il piede di Stiles si mosse lascivo contro il cavallo dei suoi pantaloni.

Stiles riuscì nuovamente ad eludere lo scacco matto, arretrando con il proprio re. 

La partita continuò in un botta e risposta serrato. 

Ad ogni mossa, Stiles si faceva più ardito nelle sue distrazioni e il controllo di Derek sempre più vacillante. 

Derek affondò le unghie nel legno duro del tavolo quando il ragazzo slacciò la cerniera dei pantaloni, afferrando il proprio cazzo e iniziando a masturbarsi come se nulla fosse.

Era impressionante come riuscisse a restare concentrato per rispondere agli attacchi di Derek mentre ansimava a bocca aperta con gli occhi socchiusi dal piacere.

Derek era completamente duro e al limite quando Stiles finalmente pose fine alla partita.

“Scacco matto.” Proclamò, gemendo acutamente di soddisfazione nell’incastrare il re di Derek con la propria regina.

Derek fissò a bocca aperta il ragazzo seduto di fronte a lui.

Stiles era appena venuto e aveva vinto la partita. 

“Mhm, mi ci voleva decisamente questa pausa.” Dichiarò sornione l’adolescente. “Vuoi la rivincita?”

Derek scaraventò via scacchiera e pedine, avventandosi su di lui per premerlo contro il pavimento. 

“Ti diverti?” Ringhiò, prendendogli la mano per succhiargli le dita sporche di sperma. 

“Tu no?” Fece le fusa l’altro. 

“Conosco un modo in cui potremmo divertirci molto di più entrambi.” Sostenne il lupo mannaro, afferrandogli i fianchi. 

“Se questo modo comprende il tuo cazzo nel mio culo, sono totalmente d’accordo.” 

Derek lo sollevò con facilità, trasportandolo su per la scala a chiocciola fino in camera da letto. 

Stiles rimbalzò sul materasso con una risata. 

“Lo sai vero che quindici minuti sono belli che passati?”

Derek lo zittì istantaneamente con un bacio.

“Prepotente.” L’apostrofò giocosamente il ragazzo.

Derek ghignò predatorio, allungandosi verso il comodino per recuperare il lubrificante. 

“Hai resistito anche più di quanto avessi immaginato.” Commentò pensieroso Stiles mentre Derek lo aiutava a togliere i vestiti. “Non sono abbastanza buono per te, Der? È per questo che ci hai messo così tanto a decidere di fottermi?” 

Il lupo mannaro lo inchiodò contro il materasso.

“Cercavo di concentrarmi sulla partita.” 

“Non riesci a fare due cose insieme?”

“Non quando sei tu la distrazione.” Ammise Derek, prendendo in bocca uno dei capezzoli del giovane per lapparlo fino a renderlo duro come un piccolo sassolino. 

Stiles si inarcò sotto di lui in cerca di attrito, il suo membro nuovamente sull’attenti.

Essere un adolescente carico di ormoni con un periodo refrattario ridicolmente breve era una fortuna in certi casi. 

“Stai dicendo che sono la tua kryptonite?” 

Il lupo sbuffò, massaggiando con un dito l’anello di muscoli nascosto tra le natiche del ragazzo.

“Non sono Superman.” 

“Il tuo cazzo è sicuramente super.” Sostenne Stiles, mordendosi il labbro quando il dito scivolò nel suo ingresso. 

“Solo per quella battuta dovrei alzarmi e lasciarti qui a rimpiangere le tue azioni.” 

“Non ci riusciresti.” Derise l’altro.

La mano di Derek si fermò.

“È una sfida?” 

Sembrava così serio che Stiles ebbe davvero paura che si alzasse per lasciarlo duro nel letto a doversi occupare da solo della propria erezione. 

“No, no. Nessuna sfida.” Si affrettò a rispondere. “Ora, che ne dici di sbrigarti a scoparmi così che possa tornare alle mie ricerche e salvare il culo peloso dei nostri amici?” 

Derek alzò gli occhi al cielo.

“Chi è il prepotente tra i due ora?” 

“Chiamami come ti pare, ma cerca di mettere il tuo cazzo nel mio culo entro il prossimo minuto.”

Ci volle più di un minuto per preparare Stiles.

Un po’ perché era infattibile distendere adeguatamente il perineo di qualcuno in quel breve lasso di tempo e un po’ perché Derek era ‘uno stronzo sadico’ a detta di Stiles.

Il lupo mannaro si stava semplicemente prendendo una piccola rivincita sul ragazzo per averlo tormentato durante la partita di scacchi. 

“Ok, credo di essere pronto.” Assicurò ansimante l’adolescente. 

“Mhm, non sono così sicuro…” Punzecchiò il lupo, mordicchiandogli la carne tenera della gola. 

“Fidati di me, conosco il mio corpo.” Ribatté il giovane cercando attrito, gemendo frustrato perché nessuno stimolo era abbastanza. “Der, per favore.”

“Mi piace quando implori.” Derek gli sollevò le gambe, premendo contro il suo buco arrossato e lucido di lubrificante.

“Come ho detto, sadico.” Borbottò l’altro, accogliendo la prima lenta spinta del compagno. 

Derek impostò un ritmo lento e logorante. 

“Più veloce. Non sono fatto di vetro.” Incitò Stiles, artigliando le lenzuola tra le dita.

“Non sembravi avere tutta questa fretta mentre pensavi alle mosse da fare a scacchi.” Si fece beffe il lupo mannaro, leccando una goccia di sudore che stava scivolando lungo il mento di Stiles. 

“Gli scacchi sono uno sport di strategia. Il sesso è un’arte.” 

“Devo star facendo qualcosa di sbagliato se riesci ancora ad articolare frasi di senso compiuto.”

La bocca di Stiles si spalancò in una ‘o’ perfetta quando Derek sbatté contro la sua prostata, facendogli vedere le stelle. 

“No. è perfetto. Continua così.” Incoraggiò il giovane.

Derek lo accontentò, conscio di non poter protrarre quel gioco in eterno neppure se lo avesse voluto.

Era già al limite quando avevano iniziato. 

Trattenersi dal venire quando era avvolto nel calore di Stiles, con l’odore della lussuria che gli solleticava il naso e i gemiti del ragazzo che sussurravano come musica alle sue orecchie, stava diventando un vero e proprio sforzo fisico. 

La mano di Derek scese lungo il ventre accaldato e sudato di Stiles, stringendosi contro il suo membro gocciolante, prendendo a muoversi al ritmo delle sue spinte.

L’orgasmo tolse a Stiles il respiro quando lo investì.

Derek lo seguì subito dopo, accasciandosi esausto su di lui.

“Pesi.” Farfugliò il ragazzo cercando di spostarlo.

Derek rotolò di lato con un brontolio contrariato.

Rimasero così per un tempo indefinito, godendosi la nebbia postcoitale.

Stiles prese a tracciare disegni con le dita tra i peli del braccio di Derek, assorto nei propri pensieri.

“Non credo di avere energie per alzarmi.” Disse sinceramente, rannicchiandosi più vicino per rubargli calore quando uno spiffero lo fece rabbrividire.

“Allora non farlo.” Rispose Derek stringendolo affettuosamente al petto.

“Ma devo andare a fare ricerche.” Lamentò l’altro, iniziando ad alzarsi.

Derek lo trattenne.

“Gli altri sopravvivranno per una notte.”

Stiles guardò verso la porta, decidendo che era troppo lontana da raggiungere per le sue gambe molli. 

“Hai ragione. Possono sopravvivere per una notte.” Concesse, baciando dolcemente Derek sulle labbra.

I due finirono per addormentarsi, venendo svegliati dal trillare del cellulare di Stiles.

Era Scott che li informava che il problema dei troll era stato risolto. 

Lydia li aveva fatti saltare in aria con una granata rubata a Chris Argent, affermando che era stufa di farsi rovinare l’estate da ogni creatura soprannaturale il Nemeton avesse attratto a Beacon Hills. 

Né Stiles o tantomeno Derek potevano darle torto.

Il branco si riunì nel loft il giorno seguente per festeggiare la vittoria, ordinando pizza e guardando un film.

“No Lydia. Non stiamo guardando The Notebook per la ventesima volta.” Contestò Derek, vedendole in mano la familiare custodia del film.

"Ventitreesima. Le sto contando.” Informò Stiles seduto sul divano. 

“Visto che sono quella che ci ha liberato dai troll dovrei essere anche quella a decidere cosa guardare.” Affermò sfrontatamente la banshee.

Il lupo mannaro le tolse il dvd di mano. 

“Visto che questo è il mio appartamento e il mio lettore dvd, non hai voce in capitolo.” 

Stiles guardò terrorizzato Lydia stringere gli occhi per fulminare Derek.

“Hey Der, ridalle il disco.” 

Il resto del branco fissò la ragazza in attesa di uno scatto d’ira e della conseguente morte di Derek.

Stupendo tutti, Lydia tirò un profondo respiro e si calmò.

“Va bene, scegli tu il film allora.” Convenne accomodante. 

Derek si sedette al fianco di Stiles pensando che era stato troppo facile convincerla. 

Aveva supposto di perdere almeno un arto nella lotta, ma forse Lydia particolarmente era di buon umore oggi. 

“Questo film è così noioso. Una partita a scacchi sarebbe più entusiasmante.” Stiles e Derek si congelarono al commento che la banshee fece a un certo punto della visione. “Isaac, puoi passarmi la scacchiera?” Chiese la ragazza al beta, sogghignando perfidamente in direzione di Derek.

Il lupo sembrò confuso dalla richiesta fuori contesto ma si alzò per prenderla. 

Isaac lasciò cadere a terra la scacchiera come se gli avesse bruciato una mano. 

“Ommiodio, perchè puzza di sperma?!” Sbraitò, coprendosi il naso.

Scott si avvicinò, annusando.

“Davvero ragazzi?” Rimproverò l’alpha, voltandosi verso il suo migliore amico e il ragazzo di questo, giudicando entrambi.

Stiles e Derek si fecero piccoli sul divano.

Scott passò l’ora seguente facendogli la ramanzina su quanto fosse stato scorretto da parte loro divertirsi alle spalle di tutti mentre il branco rischiava la vita contro i troll.

Stiles cercò di dare la colpa a Derek e Derek di dare la colpa a Stiles, finendo con il litigare.

Stiles se ne andò dichiarando arrabbiato che non avrebbe più fatto sesso con Derek perchè era un coglione. 

Derek gli urlò che era un idiota.

Impiegarono una settimana a far pace e cedettero alle scuse soltanto perché tutti erano stanchi di essere vittima dei loro malumori. 

La loro riappacificazione comportò del fantastico sesso arrabbiato contro il muro e una quantità inumana di gelato e patatine ricce.

Derek trasse un grande insegnamento da quell’episodio.

Mai in alcun modo mettersi tra Lydia Martin e The Notebook.
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COWT-12 SETTIMA SETTIMANA - M2

PROMPT: Matrimonio

NUMERO PAROLE: 984

VALUTAZIONE: Giallo

AVVERTIMENTI: /

NOTA: Wedding Au


Derek non era un fan dei matrimoni.

Non comprendeva cosa ci fosse di così entusiasmante in tutta quella manfrina.

Sua madre lo stava trascinando da giorni in giro per negozi, scegliendo dalla A alla Z tutto l’occorrente per l’imminente matrimonio di Laura.

Le persone sembravano andare fuori di testa ogni qualvolta c’era da organizzarne uno.

Una lontana zia di Derek era stata davvero ricoverata in ospedale per esaurimento quando aveva dovuto organizzare il proprio matrimonio. 

Derek era felice per sua sorella, ma stava scommettendo che avrebbe avuto un aneurisma entro la fine della settimana se avesse dovuto continuare a sentir parlare di quale colore si abbinasse a un altro.

Per lui cipria, ecrù o beige erano lo stesso dannatissimo colore.

Non sapeva neppure che esistesse un maledetto color corda! 

Bomboniere, centrotavola, fiori e torte nuziali erano tutte cose che Derek reputava superflue e un inutile dispendio di denaro. 

Il matrimonio per Derek era solo un atto giuridico che indicava e convalidava l’unione di due persone ai fini civili o religiosi, un pezzo di carta che concedeva qualche diritto in più ma che a conti fatti, non rendeva una coppia più valida di un’altra. 

Il matrimonio era qualcosa di cui Derek non aveva mai sentito la necessità. 

Finché non incontrò Stiles Stilinski. 

Il ragazzo era uno degli invitati dello sposo, un altro vice sceriffo del dipartimento della contea di Beacon. 

Indossava un abito elegante grigio petrolio, dal taglio sobrio e portava al collo un papillon degli Avengers.

Uno dei cugini di Derek, seduto nella fila dietro a lui, definì il particolare infantile e inappropriato all’occasione.

Derek lo adorò invece.

Era un nerd segreto e indossava sotto il proprio completo dei boxer di Superman. 

Derek si innamorò definitivamente di Stiles quando il ragazzo si intromise in una conversazione che stava avendo con Peter durante il ricevimento.

Il suo sarcasmo pungente lo conquistò in un batter di ciglia.

Quando Stiles afferrò il bouquet lanciato da Laura tra le risate generali, Derek lo prese come un segno del destino. 

Invitò Stiles ad uscire prima che la notte fosse conclusa.

Sette mesi esatti dopo quella data, Derek gli chiese di sposarlo. 

Troppo presto?

Può darsi.

Ma tutti i loro amici concordavano nel dire che fossero fatti l’uno per l’altro.

Come Derek si aspettava che succedesse, i preparativi mandarono fuori di testa tutte le persone intorno a loro. 

“Non possiamo saltare direttamente al sì e evitare tutto questo?” Implorò accasciandosi sulla sedia.

Stiles rise seduto di fianco a lui, sporgendosi per baciargli la guancia.

“Abbiamo quasi finito per oggi.” Promise comprensivo, tornando a dedicare la propria attenzione al campionario che Lydia stava mostrando loro. 

“Che ne dici di questi?” Chiese la ragazza dai lunghi capelli color fragola, indicando una foto di ortensie. 

“Cora è allergica a quelli.” Ricordò Stiles, rigettando la proposta.

Le labbra di Derek si curvarono in un piccolo sorriso.
Ringraziò mentalmente il compagno per essersi ricordato di quel particolare.

Si erano accorti per caso dell’allergia di sua sorella minore al matrimonio di un lontano cugino, quando lei aveva appena tredici anni.

Cora era seduta esattamente di fianco ad un grosso vaso di fiori contenenti ortensie e i suoi occhi erano diventati fiammeggianti e lacrimanti prima che il prete riuscisse a far scambiare i voti agli sposi. 

Sembrava quasi che avesse fatto uso d’erba. 

Nel panico, Talia l’aveva trascinata al pronto soccorso, ringraziando il cielo quando i medici la tranquillizzarono dicendole che l’allergia non era grave al punto da far avere alla ragazza reazioni peggiori, come una crisi respiratoria.

Con la prescrizione di collirio cortisonico, tornarono al matrimonio a festeggiamenti quasi conclusi.

Da allora Cora evitava le ortensie come la peste. 

Derek allungò il dito verso un’altra foto, fermando Lydia dal voltare pagina.

“Questi.” 

Lydia alzò un sopracciglio, osservando dubbiosa l’immagine dei ranuncoli. 

“Sei sicuro?” 

“Sicurissimo.” 

Stiles allungò una mano sotto il tavolo per stringere grato quella di Derek. 

I ranuncoli erano i fiori preferiti della sua defunta madre. 

Erano fiori semplici e eleganti, che la donna amava coltivare in giardino.

Claudia avrebbe adorato Derek, pensò Stiles mentre Lydia segnava le loro scelte sul proprio ipad e dichiarava finita la loro sessione di planning. 

L’organizzazione del matrimonio fu meno traumatica di quanto Derek avesse previsto, grazie anche a Lydia che si occupò di gran parte dei preparativi.

Il grande giorno arrivò e nel giro di poche ore Stiles e Derek avevano una fascia argentata intorno all’anulare della mano sinistra. 

Cora fu quella ad afferrare il bouquet lanciato da Stiles - lanciato soltanto per tradizione - e Isaac nascose il proprio rossore in un calice di champagne.

Laura scommise che i due si sarebbero sposati entro la fine dell’anno. 

Derek teneva stretto Stiles tra le braccia, volteggiando dolcemente sulla pista da ballo al ritmo di un lento.

“Stai ancora contando i passi?” Punzecchiò bonariamente in un sussurro suo marito. 

Derek roteò gli occhi ma non negò le accuse.

Saper ballare non era tra le sue qualità. 

Nonostante le lezioni di ballo che Peter gli aveva gentilmente regalato in vista della cerimonia, era già tanto che riuscisse a non pestare i piedi al partner. 

“Pensi che potremmo sgattaiolare via per una mezz’ora circa?” Soppesò Stiles stringendolo più strettamente.

“Hai qualcosa di meglio da fare che ballare con me?” Ironizzò Derek, sospettando dove Stiles sarebbe andato a parare.

Stiles sorrise maliziosamente. 

“Qualcosa di molto meglio, marito.” Alluse con un movimento sciocco delle sopracciglia. 

Derek amava il suono di quella parola sulle sue labbra. 

“Lydia ci ucciderà.” 

“Lydia ha bevuto abbastanza champagne da non accorgersene.”

Derek non oppose resistenza, seguendolo verso i bagni.

Nessuno osò commentare i loro vestiti stropicciati o i capelli arruffati di Derek quando riapparvero. 

Stiles sorrise soddisfatto, alzando un calice per brindare al loro futuro.

Derek non amava i matrimoni.

Ma amò per il resto della propria vita l’aver sposato Stiles Stilinski.


Speranza

Apr. 5th, 2022 10:50 pm
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COWT-12 SETTIMA SETTIMANA - M2

PROMPT: Matrimonio

NUMERO PAROLE: 981

VALUTAZIONE: Gialla

AVVERTIMENTI: /

NOTA: Raccolta


Melissa Mccall guardò con orgoglio suo figlio provare la toga scolastica.

Scott stava combattendo contro il lungo indumento, cercando di lisciare ogni singola piega che riuscisse a vedere. 

Ogni giorno che passava il ragazzo assomigliava sempre di più a suo padre Raphael.

Il babbano che Melissa aveva sposato e l'uomo con cui pensava di passare il resto della sua vita.

Prima quest'ultimo non si fosse perso dietro l'alcool a causa del suo lavoro come poliziotto.

Se Melissa non avesse preso la decisione di allontanarsi con Scott, probabilmente il baratro oscuro in cui suo marito era caduto avrebbe finito per inghiottire anche loro. 

"Eccitato?" Chiese la donna aiutando il ragazzino a sistemare il cappuccio. 

"Abbastanza." Ammise imbarazzato il giovane mago. 

Melissa rise contenta, baciandolo sulla fronte. 

"Sei praticamente cresciuto qui, conosci il castello come le tue tasche. Cosa ti rende così euforico?" 

Melissa era l'infermiera di Hogwarts da due anni ormai e viveva in una piccola casa nei territori del castello. 

Permesso accordato da Silente che, sapendola in difficoltà economica, le aveva proposto la posizione lavorativa e un'umile dimora in cui alloggiare insieme al figlio. 

Scott era cresciuto vagando per le aule vuote della scuola durante l'estate, sognando il giorno in cui si sarebbe seduto a quei banchi. 

"Non capisci mamma. Finalmente avrò la mia bacchetta!" Esclamò entusiasta il ragazzo, iniziando a mimare una serie di movimenti con le braccia che lo facevano sembrare più un direttore d'orchestra che un abile stregone. 

"Sai che non ti è permesso lanciare incantesimi fuori da Hogwarts, vero?" Ricordò ragionevolmente sua madre. 

"Tecnicamente, casa nostra è all'interno dei territori della scuola." Fece notare furbamente Scott. 

Melissa alzò gli occhi al cielo, mettendosi il cuore in pace sui disastri che Scott avrebbe inevitabilmente combinato. 

Scott non ebbe bisogno di prendere il treno per Hogwarts, essendo già lì quando arrivò l’inizio delle lezioni.

Il ragazzo fu un pò deluso dal non poter sperimentare l’esperienza, così sua madre promise che quell’estate l’avrebbe mandato da sua nonna, cosicché potesse partire a Settembre dalla stazione di King's Cross insieme ai suoi compagni.

Scott accolse la sua idea facendo i salti di gioia. 

Il giovane mago venne smistato dal Cappello Parlante in Grifondoro. 

Il cappello non fece quasi in tempo ad essere posato da Minerva sulla sua testolina che dichiarò la propria scelta con solida convinzione. 

Melissa non aveva avuto dubbio alcuno. 

Suo figlio possedeva il cuore più onesto, coraggioso e mosso da onorevoli ideali che conoscesse.

Scott non si rivelò uno studente brillante. 

Arrancava nelle lezioni di Pozioni, non eccelleva particolarmente in nessun’altra materia e sembrava più interessato a seguire il suo compare Stiles Stilinski in una nuova marachella che del preoccuparsi dei propri studi. 

Ma Melissa non poteva essere più orgogliosa di lui. 

Al quinto anno Scott superó i provini della squadra di quidditch e divenne finalmente popolare. 

Ogni strega di Hogwarts cercava di attirare la sua attenzione ma lui aveva occhi solo e soltanto per Allison Argent. 

Melissa avrebbe mentito se avesse detto di non essere preoccupata al riguardo. 

Argent era un cognome che tutti temevano nella comunità magica.

Allison però si dimostrò tutto il contrario delle voci che circolavano sulla sua famiglia. 

Melissa sarebbe stata fiera di averla come nuora quando Scott si fosse finalmente deciso a metterle un anello al dito. 

Evento in realtà non molto distante nel futuro. 

Scott e Allison avevano appena vent'anni quando la ragazza scoprì di essere rimasta incinta. 

Il tempismo non era dei migliori. 

Voldemort era tornato e i Mangiamorte erano a caccia dei traditori. 

Traditori come Jackson Whittemore o Cora Hale. 

Il matrimonio venne organizzato in fretta e furia, in una location segreta. 

A parteciparvi furono pochi amici intimi, tra cui alcuni membri dell'Ordine della Fenice.

Allison indossó un abito morbido color cipria, legato sotto al seno che ricadeva in un'ampia gonna di organza. 

L'ultimo dono fattole da sua madre, indossato per onorarne la memoria. 

Una lettera contenente le sue più sentite scuse le era stata recapitata qualche settimana prima insieme all'abito. 

Il mittente era sconosciuto e Chris ipotizzò che Victoria avesse organizzato la spedizione in modo che Allison ricevesse quel pacco dopo la sua dipartita. 

Alla mia coraggiosa Allie. 

Recitava il messaggio sulla busta della lettera.

Allison aveva messo da parte il pacco per aprire la busta con dita tremanti. 

Poteva perdonare Victoria per tutto, ma non poteva scendere a patto con la sua decisione di togliersi la vita, invece di combattere per lei. 

Scott indossó l'abito blu notte che suo padre aveva indossato prima di lui nel suo grande giorno.

Raphael glielo donò come ramoscello d'ulivo, intenzionato a recuperare il rapporto con il figlio.

C'era ancora molta strada da fare e tanto da perdonare, ma ci stavano lavorando. 

Scott e Allison suggellarono la loro unione scambiandosi un bacio sotto un bellissimo cielo stellato, il debole rumore delle onde dell'oceano che si infrangevano contro la scogliera come sottofondo. 

Stiles fece esplodere una miriade di stupendi fuochi d'artificio firmati Gemelli Weasley e Lydia agitò la bacchetta per far partire la musica, dando il via alle danze.

Silente fece un'apparizione veloce, regalando ai due giovani un medaglione per il nascituro. 

La collana era stata incantata con un potente incantesimo di protezione, che tutti pregarono non sarebbe mai davvero servito. 

I due giovani futuri genitori gliene furono comunque immensamente grati. 

Dopo il matrimonio, Scott insistette con determinazione che Allison restasse al sicuro a casa, ma la temeraria strega accettò soltanto di attendere il momento del parto prima di riunirsi alla battaglia contro il Signore Oscuro. 

Ebbero una bambina che chiamarono Hope. 

Speranza era quello che sarebbe servito a tutti loro per affrontare i tempi bui che li attendevano.

Melissa pregava ogni sera, stringendo la nipotina al petto mentre la cullava per farla addormentare, di vederli tornare tutti presto a casa.


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