Oltre i confini dello spazio
Mar. 5th, 2022 03:50 am“Lance, lascia andare.”
L’ex paladino di Voltron strinse la presa introno al braccio del compagno.
“Vaffanculo Keith!” Ringhiò, facendo appello a quelle poche energie che gli erano rimaste. “Che tu sia dannato per avermi convito a seguirti in questa missione suicida.”
L’altro ragazzo abbozzo un sorriso esausto.
“Avevo un piano.”
“Bhe, quel piano faceva schifo!” Sbraitò Lance, raggelando quando gli occhi di Keith iniziarono a chiudersi. “Hey! Non osare svenire!”
Il cavo che li reggeva entrambi, sospesi nel vuoto al di sopra del portale, scricchiolò sinistramente.
“Mi hai sentito Keith? Giuro che se ti azzardi a morire troverò il modo per riportarti in vita solo per ucciderti nuovamente.” Minacciò nel panico totale.
Non avrebbe mai dovuto accettare di intraprendere quel viaggio.
Keith era tornato da una delle sue tante avventure ai confini dell’universo due settimane prima.
Era stato così felice di rivederlo dopo la lunga lontananza, che aveva faticato a dire di no quando l’amico gli aveva proposto di seguirlo nel suo prossimo incarico.
Un misterioso portale era apparso ai margini della nebulosa Omega e strane onde radio erano state captate provenire dall’interno di esso.
I tecnici avevano impiegato giorni nel cercare di decifrare i messaggi, riuscendo soltanto a stabilirne l’idioma e il senso generale.
Alteano e avevano tutta l’aria di essere bollettini di guerra secondo il parere di Coran.
L’Alleanza Interplanetaria aveva chiesto a Keith di guidare la squadra che sarebbe andata in esplorazione.
Era di vitale importanza che si accertassero che qualsiasi fosse la fonte da cui le comunicazioni provenissero, essa non rappresentasse una minaccia per la pace che avevano faticosamente raggiunto.
Lance aveva accettato di seguire Keith perchè l’ex compagno di team gli aveva assicurato che la missione sarebbe stata un semplice sopralluogo e che, in caso contrario, aveva sempre in serbo un piano B.
Ma anche perchè, segretamente in fondo al suo cuore, sentiva la mancanza delle stelle.
L’arrivo dei nemici aveva colto tutti di sorpresa.
La vicinanza al portale doveva aver interferito in qualche modo con il sistema della loro astronave, perchè i radar non avevano segnalato la presenza di nessuna possibile forma di vita al di fuori della loro durante tutto l’avvicinamento.
Perciò, quando i colpi iniziarono improvvisamente a piovere contro lo scafo, l’intero equipaggio impiegò un attimo di troppo nel rispondere all’assalto.
I cannoni dei loro avversari riuscirono a penetrare gli scudi in pochi minuti, lasciandogli campo libero per abbordarli e intrufolarsi a bordo, sopraffacendoli.
A ben poco erano servite le abilità combattive e l’esperienza dei due vecchi paladini.
Persero metà della squadra nel giro di un’ora.
Il resto di loro fu fatto prigioniero e portato sulla navicella nemica al cospetto del loro generale.
Sia Lance che Keith sbiancarono quando il comandate si tolse l’emo, rivelando il proprio volto.
Pelle olivastra sulle cui guance facevano capolino due classici marchi alteani, capelli candidi come la neve da cui spuntavano due orecchie appuntite e un paio di splendenti occhi azzurri.
“Cos’è questo, uno scherzo di cattivo gusto?” Domandò il giovane uomo, rivolgendosi ad uno dei suoi sottoposti.
“Sono confuso quanto lei, mio signore.” Ammise evidentemente a disagio quest’ultimo.
Il comandante si avvicinò ai due ex paladini, fermandosi di fronte a quello che era quasi la sua esatta copia.
“Qual è il tuo nome?” Chiese autoritario, fissando Lance dritto negli occhi.
“Non rispondere.” Sussurrò Keith, prima di essere messo a tacere da un pugno nello stomaco.
“Lance.” Si affrettò a rispondere l’altro terrestre prima che qualche altra punizione fosse loro riservata.
All’ex paladino non sfuggì il modo in cui ogni soldato nella stanza di irrigidì nell’udire la parola.
L’alteano fece un passo avanti.
“Questo è ridicolo.” Commentò, allungando le mani per afferrare la faccia del giovane e muoverla con poca grazia da un lato all’altro per studiarla. “Come fai ad essere identico a me? O bhe, quasi. Non sembri completamente alteano.” Soppesò, notando le sue orecchie perfettamente arrotondate.
“Amico, sono sorpreso quanto te.”
Keith gli lanciò un’occhiataccia, probabilmente volendolo rimproverare per la cordialità con cui si stava rivolgendo al nemico.
“Sei un clone?” Ipotizzò dopo una silenziosa considerazione il generale.
“Potrei farti la stessa domanda.” Fece notare Lance.
Un forte impatto scosse pericolosamente l’astronave.
“Vostra maestà, ci stanno attaccando!” Informò un soldano gettandosi di corsa all’interno della sala.
“Portate i prigionieri nelle celle e preparatevi a rispondere al fuoco!” Ordinò perentorio il comandante, lanciando un’ultima occhiata al suo sosia prima di rimettersi l’elmo.
“Che sta succedendo?” Lance interrogò Keith quando loro e il resto dei pochi compagni superstiti furono dietro le sbarre.
“È il backup.”
La bocca di Lance si spalancò per lo stupore.
“Avevamo un backup?”
Keith sogghignò.
“Te l’avevo detto che ho sempre un piano di riserva.”
La squadra di salvataggio, capeggiata nientemeno che da Matt, riuscì a liberarli senza quasi batter ciglio.
“A quanto è arrivato il counter?”
Keith afferrò le armi che l’amico gli lanciò non appena le sbarre della cella furono disattivate.
“38 contro 42 per me.” Conteggiò lo spadaccino, opponendosi a un soldato che stava per colpire Matt alle spalle. “43.”
“Quello non vale.” Si oppose l’altro.
Lance sollevò un sopraccigliò.
“Counter?”
“Io e Keith teniamo traccia delle volte che l’altro ci salva il culo.” Spiegò Matt, facendo loro strada verso l’uscita.
“Ragazzi, voi siete pazzi.”
La loro eroica fuga ebbe breve durata però.
Keith aiutò Matt a sollevarsi da terra.
Il valoroso ragazzo era stato colpito a una spalla e sembrava in procinto a svenire da un momento all’altro.
“Porta gli altri sulla nave, io e Lance vi guarderemo le spalle.”
Matt tentennò.
“Sicuro?”
“Sta tranquillo, mi assicurerò che l’idiota non ci lasci le penne, così potrete continuare la vostra stupida gara la prossima volta.” Rassicurò Lance, colpendo in pieno petto col suo fucile uno dei nemici.
Lance e Keith resistettero finchè l’ultimo dei loro compagni non fu sull’astronave di salvataggio e forse sarebbero riusciti anche a mettersi in salvo loro stessi nonostante le gravi ferite, se il ponte sotto i loro piedi non si fosse squarciato a metà facendoli precipitare nel vuoto.
“Keith, per favore, ho bisogno del tuo aiuto.” Implorò Lance, gli occhi che pizzicavano per le lacrime che stavano minacciando di cadere a breve.
Dove diavolo erano finiti Matt e il resto dei soccorsi?
“Lance. Il cavo sta per spezzarsi. Non può reggerci entrambi.”
“Non mi importa.”
“Lance, si ragionevole…”
“Keith, chiudi quella cazzo di bocca!” Urlò Lance. “Usciremo da questa situazione e torneremo a casa, dove Shiro si infurierà con entrambi e ti rimprovererà per aver cercato di fare il martire.
Keith riaprì gli occhi per guardarlo con affetto.
“Shiro sarà così arrabbiato.”
Lance trattenne un singhiozzo.
“Puoi giurarci.”
Qualcosa di metallico si spezzò sopra le loro teste e lamine di metallo piombarono giù, mancandoli per un soffio.
Il mezzo galra guardò dritto negli occhi il terrestre con i marchi alteani sulle guance, sorridendogli mestamente.
“Scusa, Lance.” Disse, prendendo una decisione e strattonando via il braccio con le sue ultime forze.
“Keeeeeeeeeeeeeith!!!”
L’ultimo ricordo di Lance prima che il portale inghiottesse il compagno, fu l’immagine delle labbra del ragazzo che si muovevano per sillabare un doloroso ‘ti amo’.
***
Keith gemette, cercando di alzarsi da qualsiasi cosa di morbido su cui fosse disteso.
“Piano. Sei gravemente ferito, non dovresti cercare di muoverti così rapidamente.” Richiamò una voce nelle vicinanze.
“Lance?” Gracchiò, tossendo per la gola secca.
Qualcosa di freddo gli fu premuto contro le labbra screpolate.
Keith sbattè le palpebre, riuscendò a mettere a fuoco la figura che si era avvicinata per porgergli un bicchiere d’acqua.
“Non credo di essere il Lance che ti aspettavi.” Sorrise tranquillamente il comandante alteano.
Il giovane indossava abiti eleganti ma funzionali degni di un nobile, simili nella foggia a quelli che solitamente aveva usato la principessa Allura al di fuori della battaglia.
Al suo fianco, torreggiava un possente galra con lo stesso identico volto di Shiro, l’elsa di una spada spuntava oltre le sue spalle.
“Vostra maestà, il prigioniero è pericoloso.”
“Ospite.” Corresse l’altro alieno, aiutando Keith a bere. “Non è più un nostro prigionerio o nemico.”
L’ex paladino si sentì sollevato da quell’affermazione.
“Dove siamo?” Chiese guardingo.
“Benvenuto su Altea.” Dichiarò l’alteano, rispondendo alla sua domanda.
Fu così che iniziò il viaggio di Keith in un universo parallelo.