Apr. 3rd, 2022

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COWT-12 SETTIMA SETTIMANA - M4

PROMPT: Harry Potter

NUMERO PAROLE: 830

VALUTAZIONE: Verde

AVVERTIMENTI: /

NOTA: Raccolta


La stazione di King’s Cross era caotica.

Un formicaio brulicante di vita, pieno zeppo di babbani e maghi in quel periodo dell’anno.

Muoversi con un pesante carello ricolmo di bagagli, facendo lo slalom tra la massa di gente che frenetica correva verso i treni in partenza, non era un compito facile. 

Ma Stiles fortunatamente non era solo nella faticosa impresa. 

Con suo padre a guidarlo, raggiunse rapidamente l’ingresso del binario 9 e ¾, fissando ansioso il muro di mattoni di fronte a loro.

Due ragazzi, che dall’aspetto dovevano essere fratello e sorella, si lanciarono con uno svolazzar di sciarpe colorate verso il pilastro, scomparendo oltre di esso. 

“Vedrai che Hogwarts ti piacerà.” Assicurò Noah Stilinski, stringendo rassicurante la mano sulla spalla del figlio.

Stiles si aggrappò al pesante carrello, annuendo nervosamente. 

Roscoe, il vecchio gufo mezzo matto di sua madre, si agitò nella gabbietta argentata.

Il giovane mago chiuse gli occhi, prendendo la rincorsa. 

Quando quell’estate Stiles ricevette la lettera da Hogwarts, fece i salti di gioia.

Finalmente avrebbe imparato a lanciare incantesimi, creare pozioni, trasmutare cose, ma soprattutto non sarebbe più stato un escluso, come lo era nella piccola cittadina di babbani in cui viveva da sempre. 

Si sarebbe fatto degli amici, avrebbe dimostrato di poter essere uno studente brillante e un giorno sarebbe diventato un famoso Auror come suo padre. 

Stiles aveva impresso a fuoco nel cuore lo sguardo di puro orgoglio che quella giornata entrambi i suoi genitori gli avevano rivolto. 

Ora però, dopo che le condizioni di sua madre erano peggiorate per la maledizione che l’affliggeva da tempo ormai, andare ad Hogwarts comportava per Stiles più un dovere che un piacere.

Hogwarts era fonte di conoscenza e credeva di trovarvi una cura.  

Noah stava facendo di tutto per scovare un rimedio per spezzare la tremenda maledizione che lentamente stava distruggendo la sua adorata Claudia. 

Aveva smosso mari e monti, fatto appello a qualsiasi privilegio la posizione di Auror comportasse, chiesto favori, ma finora nessuno dei suoi sforzi aveva prodotto un risultato.

Le condizioni di Claudia si stavano aggravando e lei diventava con il passare dei giorni sempre più assente e instabile

Un eco della meravigliosa strega e amorevole madre che era. 

Mentre faceva shopping con suo padre a Diagon Alley, Stiles si ripromise di frugare in ogni libro della biblioteca di Hogwarts.
Anche quelli della fantomatica sezione proibita

La paura delle ripercussioni di trasgredire le regole non era minimamente paragonabile al terrore di perdere sua madre.

Se necessario, sarebbe andato direttamente da Albus Silente. 

Il potente stregone e preside della più rinomata Scuola di Magia e Stregoneria del mondo, colui che aveva combattuto contro Il Signore Oscuro, avrebbe sicuramente saputo come aiutarlo.

O almeno è quello che in cuor suo ardentemente sperava. 

Stiles trasalì appena superando il muro magico che conduceva al treno a vapore per Hogwarts.

Streghe e maghi si agitavano eccitati sul binario, chi salutando i familiari, chi abbracciando gli amici da cui erano stati separati durante l’estate.  

Suo padre lo aiutò a caricare il baule, Roscoe e il resto delle sue cose nella carrozza bagagli, poi Stiles fu trascinato in un abbraccio stritolante quando giunse l’inevitabile momento dei saluti. 

“Ricordati di scrivere.” Si raccomando amorevolmente il genitore.

“Certo papà.” Rispose Stiles, sfoggiando un perfetto falso sorriso di repertorio. 

In alcun modo lo avrebbe fatto preoccupare. 

Suo padre aveva già abbastanza problemi a cui pensare. 

Stiles salì sul treno per cercare un posto a sedere, studiando incuriosito ogni singola carrozza che superava nel processo.

La maggior parte dei vagoni sembrava già essere al completo. 

Cori di risate e sventolii di bacchette ronzavano tutto intorno a lui. 

Tentò di entrare in una carrozza occupata da quelli che sembravano primini come lui, ma uno di questi si alzò e con un ghigno strafottente lo spinse fuori, dichiarando velenosamente che non avrebbero condiviso l’aria con la feccia. 

Mezzosangue. Lo apostrofarono i suoi compagni.

Stiles li odiò immediatamente e pregò di non ritrovarsi nella loro stessa casata. 

Contrariamente a quello che quegli stupidi potevano pensare, non era un mezzosangue.

Entrambi i suoi genitori erano praticanti magici e sua madre discendeva da una famiglia molto antica. 

L’insulto non lo toccava minimamente, ma odiava quella cerchia di streghe e maghi snob che si sentivano superiori al resto della popolazione magica vantandosi del loro retaggio. 

Stiles sbuffò, fermandosi per sbirciare dalla finestrella di una delle poche porte chiuse del corridoio, riconoscendo i due ragazzi che lo avevano preceduto sul binario quella mattina.

La ragazza indossava i tipici colori di Grifondoro, l’altro quelli di Tassorosso. 

Lei doveva essere all’ultimo anno, mentre l’altro sembrava poco più giovane. 

Stiles notò che a parte i due sedili occupati da loro, il resto dei posti sembrava libero. 

Facendosi coraggio, allungò una mano tremante verso la maniglia. 

Il ragazzo si girò verso di lui prima che riuscisse ad aprire completamente la porta, folgorandolo con uno sguardo omicida.

Stiles ritrasse prontamente la mano, voltandosi rapidamente per fuggire. 


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COWT-12 SETTIMA SETTIMANA - M4

PROMPT: Harry Potter

NUMERO PAROLE: 862

VALUTAZIONE: Verde

AVVERTIMENTI: /

NOTA: Raccolta


La campanella avvertì il vecchio negoziante dell’ingresso del suo nuovo cliente. 

Olivander accolse l’esitante ragazzino e suo padre con un calmo sorriso. 

“Ah, Noah.” Salutò il fabbricante di bacchette, riconoscendo l’Auror. “Qual buon vento ti porta qui oggi?” 

“Mio figlio Stiles deve scegliere la sua bacchetta.” Spiegò il mago, incoraggiando il giovane a farsi avanti. 

Il ragazzino aveva un simpatico nasino all’insù, un pallido viso punteggiato da nei e due grandi occhi curiosi che si muovevano nervosamente per tutto il negozio. 

Tutto il suo piccolo corpo sembrava fremere di energia repressa e magia pronta ad esplodere. 

“È già il momento?” Chiese gioviale Olivander muovendosi tra gli stracolmi scaffali, soppesando le scatole polverose sui ripiani. “Sembra soltanto ieri che tu e Claudia siete venuti a cercare la vostra.” 

Noah Stilinski ridacchiò. 

“Il tempo passa in fretta.” Dichiarò malinconico, ripensando ai bei vecchi tempi. 

Il suo primo incontro con sua moglie fu proprio in quella bottega.

Erano così giovani, entrambi studenti del primo anno venuti a scegliere la propria bacchetta.

Noah era da solo. 

Il consulente scolastico che lo aveva in carico sarebbe ripassato tra qualche ora a prenderlo davanti alla Gringott, quando il giovane avrebbe finito di fare i suoi acquisti a Diagon Alley. 

I genitori di Noah erano babbani e bigotti. 

Avevano immediatamente chiarito che non lo avrebbero supportato in nulla quando Noah ricevette la propria lettera da Hogwarts. 

Secondo loro era già tanto se gli avrebbero permesso di tornare a casa per l’estate. 

Claudia invece era accompagnata da suo nonno, un simpatico vecchio stregone dai modi gentili e il contorto senso dell’umorismo. 

Olivander aveva proposto diverse bacchette ai due ragazzini, finché entrambi non avevano trovato quella per loro più appropriata. 

Cipresso e nucleo di crine d’unicorno, per Noah. 

Corniolo e corda di cuore di drago, per Claudia.

Ad Hogwarts i due ebbero la sfortuna di essere smistati nelle casate con la rivalità più ferrea di tutta la scuola: Grifondoro e Serpeverde. 

Questo non fermò però Noah dal dedicarsi a una corte sfrenata quando realizzò i propri sentimenti per la ragazza. 

Claudia ricambiò le sue attenzioni quando ebbe prova che Noah era davvero serio nel suo intento, ben dopo i tempi di Hogwarts.
Avvenne in circostanze oscure di cui nessuno dei due ama particolarmente parlare.
L’Oscuro Signore era ancora vivo e il terrore serpeggiava ancora per le strade. 

“Ecco.” Dichiarò Olivander, porgendo al figlio di Noah la prima bacchetta.

Stiles prese in mano il pezzo di legno, corrucciando la fronte. 

“Non mi piace.” Brontolò, rimettendola immediatamente nella scatola. 

“Non l’hai nemmeno agitata.” Fece notare pazientemente il genitore. 

“Ma papà, punge.” 

“Abbiamo un giovane sensibile qui.” Constatò Olivander, proponendo la prossima bacchetta. 

Stiles la prese in mano con diffidenza, agitandola frettolosamente.

La cravatta di suo padre prese fuoco. 

Decisamente non questa.” Affermò l’Auror, togliendosi i resti carbonizzati dell’accessorio dal collo. 

Il ragazzino abbassò la testa colpevolmente. 

Olivander presentò diverse bacchette al maghetto, ma nessuna di esse sembrò catturare il suo interesse e la maggior parte scatenò piccoli incidenti ai quali Noah si affrettò a rimediare.

Frustrato, Stiles strappò l’ennesima bacchetta dalle mani del negoziante.

Fu immediatamente chiaro a tutti che finalmente avevano trovato quella giusta.

Il ragazzino che, fino a un secondo prima era stato sull’orlo di un attacco isterico, si calmò immediatamente.

“È questa.” Proclamò Stiles con decisione, accarezzando quasi dolcemente il legno stretto tra le dita. 

Il manico nodoso si adattava alla perfezione alle pieghe del suo palmo e la bacchetta gli trasmetteva una sensazione di completezza che mai aveva provato prima. 

“Legno di frassino e crine di unicorno. Sarà un’ottima compagna per te, ragazzo.” Attestò il fabbricante di bacchette. “Bacchette del genere restano fedeli al loro proprietario per la vita e generalmente sono anche le più difficile da convertire alle Arti Oscure.”

Noah tirò un silenzioso sospiro di sollievo mentre Stiles sorrideva, cullando la bacchetta al petto. 

Olivander augurò al ragazzo buona fortuna, lasciando che lui e suo padre uscissero per continuare i loro acquisti.

“Qual è il prossimo della lista?” Domandò Noah, camminando per Diagon Alley al fianco del figlio. 

Stiles studiò la lista sulla pergamena. 

“Un calderone in peltro, misura standard 2.” Informò, fermandosi di fronte alla vetrina del negozio di articoli sportivi, ammirando sognante i manici di scopa esposti. 

“Quelli non sono permessi al primo anno.” Ricordò l’Auror, cingendo le spalle del figlio con un braccio. 

Stiles roteò gli occhi. 

“Lo so.” Sbuffò. 

“Su, ragazzo. Avrai la tua personale scopa quando avrai imparato a non schiantarti.” 

“Farò prima a diplomarmi allora.” Borbottò il giovane mago, facendo ridere il genitore.
Stiles ancora adesso riusciva ad andare a sbattere contro i muri quando doveva usare una bicicletta, scordando quale fosse il freno posteriore - e inevitabilmente usando quello anteriore, impennandosi - o distraendosi a guardare qualcosa. 

Figuriamoci cosa sarebbe stato in grado di fare in sella a una scopa. 

Stiles sperava che volare gli venisse più facile.

Sarebbe stato imbarazzante spiaccicarsi contro uno dei solidi muri del castello di fronte agli occhi divertiti di tutta la classe.

“Tutti gli Stilinski sono dei naturali nel volo. Te la caverai benissimo.”  Rassicurò Noah, sospingendo il figlio verso la loro prossima meta. 


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COWT-12 SETTIMA SETTIMANA - M4

PROMPT: Harry Potter

NUMERO PAROLE: 922

VALUTAZIONE: Verde

AVVERTIMENTI: /

NOTA: Raccolta


Lydia Martin era una strega eccezionale a detta dei suoi insegnanti.

Non c’era materia in cui la giovane non eccellesse, che essa fosse Difesa contro le Arti Oscure oppure Erbologia.

Persino Divinazione, materia che tutti gli studenti deridevano e la quale nessuno sembra voler prendere sul serio, la ragazza la affrontava con dedizioso impegno. 

Anche se la odiava con ogni fibra del proprio essere.

Da persona razionale qual era, non riusciva a comprendere il senso dello studio di quella disciplina così astratta. 

Non apprezzava l’idea che il futuro fosse già scritto e inevitabile, e disprezzava chiunque facesse affidamento sulle predizioni, pagando il primo ciarlatano che billantava di saper leggere fondi di tè, carte o sfere di cristallo.

Lydia si chiedeva perchè Divinazone venisse ancora insegnata ad Hogwarts. 

Rispettava Albus Silente per essere uno stregone intelligente, perchè allora il preside si ostinava a voler mantenere quella disciplina dalle basi traballanti come materia di studi nella propria scuola? 

La professoressa Cooman aveva chiarito il primo giorno di lezione che senza il dono della Vista quel corso era praticamente inutile.

Ogni volta che Lydia sedeva in aula tra gli altri studenti per sentir parlare la donna, lo faceva soltanto per il bene della propria carriera scolastica. 

Voleva voti impeccabili e superare qualsiasi aspettativa i suoi genitori avessero.

Così magari finalmente si sarebbero accorti di lei. 

Quindi studiava a fondo il libro di testo, prendeva alla lettera qualsiasi indicazione che l’insegnante dava e si sforzava di non deriderla apertamente. 

Alcuni giorni era più facile di altri.

In particolare, diventava difficile trattenersi quando Stiles Stilinski e Scott Mccall sussurravano tra loro battute seduti al suo stesso tavolo. 

“Potreste almeno cercare di far finta di starvi impegnando?” Rimproverò, richiamando i due ragazzi all’ordine. 

“Oh andiamo. Sappiamo benissimo che nemmeno tu credi a queste cavolate.” Sbuffò scocciato Scott.

“Sei troppo intelligente per farlo.” Aggiunse adorante Stiles. 

Lydia alzò gli occhi al cielo. 

“Proprio per questo evito di deridere qualcuno che potrebbe sentirmi e mi applico nello studio di una delle materie dei nostri esami.” 

Come per magia - o semplicemente attratta dal loro confabulare - la Cooman si avvicinò al tavolo. 

“Signor Stilinski. Perché non ci dice cosa riesce a vedere nella sfera di cristallo?” 

“Fumo?” Ironizzò il ragazzo, facendo ridere mezza classe.

“Chiaramente lei non è dotato del dono della Vista.” La professoressa scosse la testa sconsolata. “Signorina Martin, vorrebbe provare?” 

“Non credo di essere pronta.” Rispose umilmente la giovane strega, cercando un modo per rifiutare gentilmente.

“Tentare non le nuocerà.” Spronò la donna. “Il peggio che potrà accaderle sarà di vedere del semplice fumo e scoprire finalmente qualcosa in cui non è portata.”

Lydia si accigliò alla velata frecciatina. 

Allungò le mani, posandole sul freddo e liscio vetro della palla, concentrandosi sul turbinio del fumo biancastro all’interno di essa. 

La stanza intorno a lei sembrò lentamente svanire, le voci farsi più flebili alle sue orecchie. 

Sbattè le palpebre confusamente, ritrovandosi all’interno di una foresta tenebrosa. 

Le sue gambe presero a muoversi da sole, conducendola nel folto del bosco fino al vecchio ceppo di un grosso albero. 

Una figura ammantata vi stava di fronte dandole le spalle, reggendo in mano un coltello che brillava al debole chiaror di luna. 

“È per un bene superiore.” Dichiarò chiunque fosse sotto il mantello scuro.

Legato sul ceppo, c’era un giovane che si dibatteva nei propri legami e ringhiava come una bestia inferocita. 

Aveva qualcosa di familiare che Lydia non riusciva a definire.

La sagoma scura iniziò a cantilenare, sollevando il proprio coltello. 

“Fermati!” Urlò una voce alle spalle di Lydia.

La ragazza si voltò, trovandosi faccia a faccia con Stiles.

Sangue colava sul viso del ragazzo da una ferita sulla fronte e un braccio penzolava mollamente contro uno dei fianchi.  

“Lascialo andare.” Ordinò il ragazzo con la bacchetta alzata. 

La risata beffarda della figura misteriosa raggelò il sangue di Lydia.

“Povero sciocco.” 

“Stiles, attento!” Gridò il tizio legato sul ceppo. 

Avada Kedavra!”

Un lampo di luce verde la accecò. 

Lydia sobbalzò, ritraendo di scatto le mani dalla sfera. 

“Lydia, stai bene?” Domandò Scott, guardandola preoccupato. 

Lydia annuì semplicemente, sicura che se avesse provato a parlare la sua voce sarebbe uscita tremolante.

La Cooman scansò il ragazzo di mezzo, mettendosi di fronte alla giovane strega ancora scossa. 

“Cosa hai visto?” 

“Niente.” Rispose di getto Lydia. “Solo fumo.” Mentì, ricomponendosi.

L’insegnante la studiò in silenzio per un lungo istante, poi le poggiò una mano sulla spalla, esprimendo il proprio dispiacere per la sua mancanza di dote, procedendo verso il prossimo tavolino e altri studenti. 

“Sicura di stare bene?” Chiese Stiles sottovoce.

“Benissimo.” Rimarcò Lydia, ignorando gli sguardi del resto della classe. 

“Che diavolo è successo prima? Sembravi quasi in tranche.” 

“Non è successo nulla.” Ribattè elusiva. “Ho provato a recitare, ma poi mi sono resa conto che la Cooman non mi avrebbe creduto.” 

“Bhe, sembravi abbastanza convincente.” Assicurò l’altro, continuando a guardarla sospettosamnte per il resto della lezione. 

Lydia si interrogò per giorni sulla visione. 

La Divinazione non era una disciplina esatta e lei non possedeva il rarissimo dono della Vista come la Cooman o la sua famosa antenata.

Ciò che aveva visto nella sfera di cristallo era solo frutto di suggestione e stanchezza dovuta al troppo studio per i G.U.F.O. 

Nulla di tutto ciò si sarebbe avverato, giusto?

Tornò alla tranquilla vita di Hogwarts convincendosene ostinatamente, combattendo per ignorare le voci che presero a sussurrare infide alle orecchie, fino a farle credere di essere diventata pazza. 

Soltanto in futuro imparò quanto sbagliava nel non dare loro ascolto. 


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