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COWT-12 SETTIMA SETTIMANA - M4

PROMPT: Harry Potter

NUMERO PAROLE: 922

VALUTAZIONE: Verde

AVVERTIMENTI: /

NOTA: Raccolta


Lydia Martin era una strega eccezionale a detta dei suoi insegnanti.

Non c’era materia in cui la giovane non eccellesse, che essa fosse Difesa contro le Arti Oscure oppure Erbologia.

Persino Divinazione, materia che tutti gli studenti deridevano e la quale nessuno sembra voler prendere sul serio, la ragazza la affrontava con dedizioso impegno. 

Anche se la odiava con ogni fibra del proprio essere.

Da persona razionale qual era, non riusciva a comprendere il senso dello studio di quella disciplina così astratta. 

Non apprezzava l’idea che il futuro fosse già scritto e inevitabile, e disprezzava chiunque facesse affidamento sulle predizioni, pagando il primo ciarlatano che billantava di saper leggere fondi di tè, carte o sfere di cristallo.

Lydia si chiedeva perchè Divinazone venisse ancora insegnata ad Hogwarts. 

Rispettava Albus Silente per essere uno stregone intelligente, perchè allora il preside si ostinava a voler mantenere quella disciplina dalle basi traballanti come materia di studi nella propria scuola? 

La professoressa Cooman aveva chiarito il primo giorno di lezione che senza il dono della Vista quel corso era praticamente inutile.

Ogni volta che Lydia sedeva in aula tra gli altri studenti per sentir parlare la donna, lo faceva soltanto per il bene della propria carriera scolastica. 

Voleva voti impeccabili e superare qualsiasi aspettativa i suoi genitori avessero.

Così magari finalmente si sarebbero accorti di lei. 

Quindi studiava a fondo il libro di testo, prendeva alla lettera qualsiasi indicazione che l’insegnante dava e si sforzava di non deriderla apertamente. 

Alcuni giorni era più facile di altri.

In particolare, diventava difficile trattenersi quando Stiles Stilinski e Scott Mccall sussurravano tra loro battute seduti al suo stesso tavolo. 

“Potreste almeno cercare di far finta di starvi impegnando?” Rimproverò, richiamando i due ragazzi all’ordine. 

“Oh andiamo. Sappiamo benissimo che nemmeno tu credi a queste cavolate.” Sbuffò scocciato Scott.

“Sei troppo intelligente per farlo.” Aggiunse adorante Stiles. 

Lydia alzò gli occhi al cielo. 

“Proprio per questo evito di deridere qualcuno che potrebbe sentirmi e mi applico nello studio di una delle materie dei nostri esami.” 

Come per magia - o semplicemente attratta dal loro confabulare - la Cooman si avvicinò al tavolo. 

“Signor Stilinski. Perché non ci dice cosa riesce a vedere nella sfera di cristallo?” 

“Fumo?” Ironizzò il ragazzo, facendo ridere mezza classe.

“Chiaramente lei non è dotato del dono della Vista.” La professoressa scosse la testa sconsolata. “Signorina Martin, vorrebbe provare?” 

“Non credo di essere pronta.” Rispose umilmente la giovane strega, cercando un modo per rifiutare gentilmente.

“Tentare non le nuocerà.” Spronò la donna. “Il peggio che potrà accaderle sarà di vedere del semplice fumo e scoprire finalmente qualcosa in cui non è portata.”

Lydia si accigliò alla velata frecciatina. 

Allungò le mani, posandole sul freddo e liscio vetro della palla, concentrandosi sul turbinio del fumo biancastro all’interno di essa. 

La stanza intorno a lei sembrò lentamente svanire, le voci farsi più flebili alle sue orecchie. 

Sbattè le palpebre confusamente, ritrovandosi all’interno di una foresta tenebrosa. 

Le sue gambe presero a muoversi da sole, conducendola nel folto del bosco fino al vecchio ceppo di un grosso albero. 

Una figura ammantata vi stava di fronte dandole le spalle, reggendo in mano un coltello che brillava al debole chiaror di luna. 

“È per un bene superiore.” Dichiarò chiunque fosse sotto il mantello scuro.

Legato sul ceppo, c’era un giovane che si dibatteva nei propri legami e ringhiava come una bestia inferocita. 

Aveva qualcosa di familiare che Lydia non riusciva a definire.

La sagoma scura iniziò a cantilenare, sollevando il proprio coltello. 

“Fermati!” Urlò una voce alle spalle di Lydia.

La ragazza si voltò, trovandosi faccia a faccia con Stiles.

Sangue colava sul viso del ragazzo da una ferita sulla fronte e un braccio penzolava mollamente contro uno dei fianchi.  

“Lascialo andare.” Ordinò il ragazzo con la bacchetta alzata. 

La risata beffarda della figura misteriosa raggelò il sangue di Lydia.

“Povero sciocco.” 

“Stiles, attento!” Gridò il tizio legato sul ceppo. 

Avada Kedavra!”

Un lampo di luce verde la accecò. 

Lydia sobbalzò, ritraendo di scatto le mani dalla sfera. 

“Lydia, stai bene?” Domandò Scott, guardandola preoccupato. 

Lydia annuì semplicemente, sicura che se avesse provato a parlare la sua voce sarebbe uscita tremolante.

La Cooman scansò il ragazzo di mezzo, mettendosi di fronte alla giovane strega ancora scossa. 

“Cosa hai visto?” 

“Niente.” Rispose di getto Lydia. “Solo fumo.” Mentì, ricomponendosi.

L’insegnante la studiò in silenzio per un lungo istante, poi le poggiò una mano sulla spalla, esprimendo il proprio dispiacere per la sua mancanza di dote, procedendo verso il prossimo tavolino e altri studenti. 

“Sicura di stare bene?” Chiese Stiles sottovoce.

“Benissimo.” Rimarcò Lydia, ignorando gli sguardi del resto della classe. 

“Che diavolo è successo prima? Sembravi quasi in tranche.” 

“Non è successo nulla.” Ribattè elusiva. “Ho provato a recitare, ma poi mi sono resa conto che la Cooman non mi avrebbe creduto.” 

“Bhe, sembravi abbastanza convincente.” Assicurò l’altro, continuando a guardarla sospettosamnte per il resto della lezione. 

Lydia si interrogò per giorni sulla visione. 

La Divinazione non era una disciplina esatta e lei non possedeva il rarissimo dono della Vista come la Cooman o la sua famosa antenata.

Ciò che aveva visto nella sfera di cristallo era solo frutto di suggestione e stanchezza dovuta al troppo studio per i G.U.F.O. 

Nulla di tutto ciò si sarebbe avverato, giusto?

Tornò alla tranquilla vita di Hogwarts convincendosene ostinatamente, combattendo per ignorare le voci che presero a sussurrare infide alle orecchie, fino a farle credere di essere diventata pazza. 

Soltanto in futuro imparò quanto sbagliava nel non dare loro ascolto. 


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