Into the woods
Feb. 10th, 2021 03:46 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
COWT-11 PRIMA SETTIMANA - M3
PROMPT: Boschi
NUMERO PAROLE: 2000
RATING: Giallo
WARNING: /
NOTE: /
Beacon Hills non è una grande città.
La cittadina americana conta due scuole superiori, un ospedale, una pista da bowling, un cinema, un unico grande centro commerciale e la sua centrale di polizia ha circa dieci agenti al proprio servizio. Forse anche meno, visti i recenti avvenimenti soprannaturali che hanno sconvolto la tranquillità delle vite dei suoi ignari abitanti.
Beacon Hills può però vantare uno dei parchi naturali più belli e vasti di tutta la California.
Beacon Hills Preserve si estende per miglia intorno alla città, circondando gli edifici e le strade con il suo verde e rigoglioso abbraccio boschivo.
I boschi incontaminati sono la dimora di diverse specie animali selvatiche, per lo più innocue se lasciate indisturbate e offrono un allettante rifugio per i giovani che cercano un luogo tranquillo dove fuggire, bere e occasionalmente pomiciare se sono abbastanza fortunati da avere la giusta compagnia.
Ma Stiles sa meglio di chiunque quanto i boschi possano essere pericolosi. È proprio nel bosco che Scott è stato morso un anno fa da Peter e trasformato in lupo mannaro.
L’antica foresta nasconde oscure insidie ed è custode di terribili ricordi.
Il ragazzo sta camminando lentamente tra gli alberi, il manto di foglie secche scricchiola sotto le suole delle scarpe al suo passaggio, mentre si fa strada tra la vegetazione.
Non ha una meta precisa, si limita a vagare seguendo un sentiero immaginario, evitando di inciampare di quando in quando nei propri piedi, canticchiando una canzone di cui non ricorda il testo.
Si sta concedendo una pausa dai propri problemi e preoccupazioni, lasciando svuotare la mente dai pensieri che la angustiano.
A volte aveva bisogno di allontanarsi da tutto e tutti, chiudere fuori il caotico frastuono della civiltà per rintanarsi nel dolce silenzio della foresta quando anche il conforto della propria camera diveniva opprimente.
Stiles sa che aggirarsi da solo nel bosco è probabilmente una cattiva idea. Avrebbe potuto far infuriare un cervo o incontrare un puma o peggio, inciampare in una delle nodose radice degli alberi e sbattere la testa contro un sasso, perdendo i sensi. Episodio già accaduto, se ve lo steste chiedendo.
Ma il giovane aveva deciso comunque di correre il rischio.
La sua mente era stata in subbuglio per l’intera settimana e, tra la scuola, il branco alpha nascosto chissà dove, Erika e Boyd scomparsi da mesi e Scott alle prese con i suoi problemi di cuore, Stiles sentiva le meningi minacciare di scoppiare. Inoltre il rapporto con suo padre era diventato piuttosto teso nell’ultimo periodo e mentirgli continuamente lo frustrava e faceva sentire in colpa al punto che quel pomeriggio, nonostante lo sceriffo avesse la giornata libera e fosse intenzionato a passarla con il figlio, quest'ultimo aveva deciso di uscire di casa con la scusa di vedere Scott per studiare insieme, per poi finire con il prendere la sua jeep e guidare sovrappensiero fino alla Riserva.
Aveva parcheggiato lungo uno dei percorsi e sovrappensiero aveva preso a camminare, allontanandosi sempre più dalla pista battuta, immergendosi nel folto della boscaglia.
Non sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a ritrovare la strada per tornare indietro, ma al momento quello era l’ultimo dei suoi pensieri. Nella peggiore delle ipotesi, avrebbe sempre potuto chiamare Scott per farsi venire a prendere. Il ragazzo gli doveva più di un favore. Con il suo naso da lupo il giovane licantropo non avrebbe impiegato molto tempo a rintracciare le sue tracce.
Stiles si ferma, chiudendo gli occhi per inspirare una boccata d’aria fresca. Il sole pomeridiano filtra con i suoi ultimi raggi tiepidi tra le fronde delle imponenti sequoie e la felpa rossa che l’adolescente indossa è appena sufficiente per tenerlo al caldo, ma il ragazzo non sembra essere infastidito dalla fresca brezza autunnale che si intrufola dispettosamente sotto i vestiti.
Espira, lasciando che l’aria esalata porti via con sé parte della pesantezza accumulata. Riapre gli occhi, guardandosi intorno per ammirare l’intreccio di toni caldi e freddi che colorano il paesaggio. Può scorgere una coppia di scoiattoli rincorrersi giocosamente lungo la corteccia di un grosso albero, saltando da un ramo all’altro fermandosi per lanciargli un’occhiata sospettosa quando accenna a fare un passo nella loro direzione.
Si siede su una roccia ricoperta di muschio, curioso di vedere se può convincere le piccole bestiole ad accettare la sua presenza.
È strano per lui rimanere fermo immobile per lunghi minuti. Il suo ADHD lo ha reso un fascio di energia nervosa sin dall’infanzia, facendogli guadagnare il titolo di incubo degli insegnanti, condannandolo ad essere sostanzialmente un emarginato sociale.
Ma in questo momento non fa nessuna fatica nel restarsene seduto mentre il tempo scorre lento e il sole si abbassa lungo la linea dell’orizzonte.
Quando sta quasi per perdere ogni speranza, uno degli scoiattoli gli si avvicina per annusargli curiosamente una scarpa, stropicciandosi il naso e i baffi con le piccole zampine, strappandogli una risata.
Sarà restio ad andarsene tra poco. Qui non ci sono rumori molesti, problemi a cui dover trovare una soluzione, decisioni impellenti da prendere, mostri o lupi mannari pronti a strappargli la gola - almeno per ora- o genitori dallo sguardo deluso e giudicante. Sembra tutto così normale e tranquillo da fargli pensare per la prima volta da secoli di stare bene.
Non era mai stato un fan della normalità o della tranquillità, spesso confondendo entrambe con la noia, ma l’ultimo anno gli aveva più volte fatto desiderare di poter tornare ad essere un semplice liceale, ignaro del mondo soprannaturale e della inumana crudeltà di cui alcuni individui erano capaci quando spinti da un ideale che ritenevano giusto.
Un ramo si spezza da qualche parte, spaventando lui e il piccolo animale ai suoi piedi che prontamente fugge a nascondersi.
Un brivido freddo gli percorre la schiena, facendolo rabbrividire.
Pericolo. Urla il suo istinto, mentre il suo corpo si muove da solo in reazione, spingendolo a correre nella direzione opposta al rumore.
Una gamba davanti all’altra, passo dopo passo, si fa strada ansimando verso quella che spera essere la direzione giusta per raggiungere la macchina, arbusti gli frustano le gambe quando devia facendo slalom tra un gruppo di conifere particolarmente ravvicinate, nella speranza di confondere qualsiasi cosa ora è sicuro lo stia inseguendo.
Pensa fugacemente di prendere il cellulare e tentare di chiamare aiuto, ma qualsiasi cosa gli è alle calcagna è veloce e non gli avrebbe permesso nessuna distrazione. Può solo concentrarsi a correre, ignorare il bruciore dei muscoli e il picchiettare scatenato del proprio cuore contro lo sterno.
Decide di farsi coraggio e lancia uno sguardo alle proprie spalle, catturando nulla più che un movimento sfocato e il barlume di un paio di occhi rossi con la coda dell’occhio.
La svista gli costa caro. Poggia male il piede sul terreno accidentato e inciampa a causa di un dislivello scivoloso. Fa appena in tempo ad allungare le mani davanti a sé per evitare di rompersi il naso o l’osso del collo nella caduta, pregando che il suo aggressore abbia almeno la pietà di ucciderlo in fretta.
Sarebbe morto vergine, che schifo.
Resta fermo per quella che gli sembra un’ora, aspettandosi una qualche sorta di attacco, ma non accade nulla.
Il suono di una risata soffocata lo fa rizzare a sedere scioccato.
“Derek!” Sbraita, agitando le braccia per scrollarsi di dosso terriccio e foglie. “Cristo santo, vuoi farmi venire un infarto?!” Si lamenta, squadrando la figura del ragazzo più grande.
Derek indossa la sua giacca di pelle e ha le braccia incrociate sul petto. Il lupo mannaro lo sta guardando dall’alto, sfoggiando un ghigno divertito.
“Che ci fai qui, Stiles?”
“Una passeggiata.” Sbuffa scontroso, rimettendosi in piedi. Derek inarca un sopracciglio in un’espressione diffidente. “Cosa, non ho più il diritto di prendermi un pomeriggio per stare da solo a contatto con la natura?”
“Sei nel mio territorio.” Dichiara semplicisticamente, come se quella fosse una scusa sufficiente a motivare l’inseguimento appena avvenuto.
“È di questo che si tratta?” Domanda incredulo. “Ti si è arruffato il pelo e i tuoi sensi da lupo hanno iniziato a formicolare per la mia presenza?”
“Non dovresti essere qui.” Rimprovera severamente l’altro. “Tantomeno da solo.”
“Oh certo. Il piccolo umano indifeso non dovrebbe girovagare nel bosco. Grazie del promemoria, amico.” Commenta con sarcasmo mentre cammina il più lontano possibile dall’alpha.
“Non chiamarmi amico.” Ringhia il lupo, seguendolo.
“Smettila di seguirmi.” Protesta, affrettando il passo quando si rende conto che il lupo mannaro non sembra intenzionato a lasciarlo in pace.
Stava andando tutto così bene, finalmente era riuscito a passare qualche ora in santa pace, perché Derek doveva sempre piombare nella sua vita e rovinare tutto?
I passi alle sue spalle si fermano di colpo.
È in quel momento che Stiles si rende conto di aver espresso i propri pensieri ad alta voce.
Si lecca le labbra, imbarazzato, mantenendo lo sguardo basso.
“Scusa. Non intendevo quello che ho detto.”
“Stai mentendo.” Constata il lupo ascoltando il suo battito cardiaco.
“Non sto mentendo.” Contesta il ragazzo, voltandosi. “Non totalmente.”
Derek evita il suo sguardo, scuotendo le spalle, come se volesse trasmettere con il gesto che non gli interessa cosa Stiles pensa.
“Ascolta.” Sospira il ragazzo, massaggiandosi il collo a disagio. “Il mondo non è tutto bianco e nero, Derek. Esistono anche le sfumature di grigio. Ammetto di averti odiato per un periodo. Ho addirittura pensato tu fossi un mostro omicida senza cuore.” Il lupo si irrigidisce alle sue parole e Stiles si affretta a chiarire. “So che non lo sei. Sei solo un lupo mannaro acido emotivamente stitico.” Derek rotea gli occhi e Stiles considera il gesto come una piccola vittoria personale. “Ad ogni modo, attualmente odio solo come i problemi sembrino essere attratti da te come mosche con il miele.” Derek incrocia il suo sguardo, sembrando quasi dispiaciuto per questo. “Chi lo sa… Magari un giorno inizierai a starmi anche simpatico. Quando la smetterai di minacciare di strapparmi la gola, sbattermi la testa sul volante o di inseguirmi a caso nei boschi per puro divertimento.”
Derek sorride maliziosamente. “Speraci.” Lo prende in giro, girando sui tacchi.
“Dove stai andando ora?” Lo richiama il ragazzo, affrettandosi dietro di lui.
“La tua macchina è da questa parte.” Spiega semplicistico.
“Oh.” Stiles ammutolisce, fissando la nuca del lupo come se da un momento all’altro fosse convinto che potesse spuntargli una seconda testa.
Nessuno dei due dice nient’altro finché non escono dai confini del bosco.
Roscoe è parcheggiata dove Stiles l’aveva lasciata. L’unica differenza è che ora è affiancata dall’elegante camaro nera di Derek.
Quindi non era nel bosco quando sono arrivato. Pensa, avvicinandosi alle macchine.
Stiles cerca di ignorare la vocina irritante nel suo cervello che sta iniziando a elaborare supposizioni che potrebbero alimentare false speranze alle quali non vuole concedersi di credere.
"Dovrei ringraziarti per avermi riaccompagnato alla macchina?" Chiede ironico, tirando fuori le chiavi della vettura.
Derek si ferma, fingendo di considerare la risposta. "Probabilmente no, visto che ti ho inseguito nel bosco prima."
Stiles ride allora di gusto. “Giusto. Tanto per essere chiari. Non farlo, mai più. " Intima.
"Non posso prometterlo." Risponde l'altro, sorridendo maliziosamente.
Stiles avrebbe voluto baciare via quel ghigno sexy dalle labbra invitanti del ragazzo più anziano. Scuote la testa, scacciando via lo scomodo pensiero.
Mentre si sta allontanando sulla tangenziale, lancia un ultimo sguardo nello specchietto retrovisore.
Derek è placidamente appoggiato al fianco della vettura, le gambe incrociate e le mani nelle tasche, le labbra ancora arricciate in quel sorriso accattivante. La vista gli fa quasi venire voglia di girare il volante per tornare indietro e dare consistenza ad alcune sue fantasie adolescenziali.
Improvvisamente si chiede se sarebbe stato in grado di convincere il lupo mannaro ad inseguirlo nuovamente la prossima volta che si ritroverà a decidere di avere di nuovo bisogno di una passeggiata nel bosco. Per poi appuntarlo contro il terreno magari, premendo la massa muscolosa del suo corpo contro la sua schiena esile.
Stiles sospira, torturandosi il labbro coi denti mentre si aggiusta i pantaloni.
Nel bosco si nascondevano creature davvero pericolose, soprattutto per i suoi fragili ormoni.