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COWT-12 SESTA SETTIMANA - M2

PROMPT: E alla fine niente lieto fine

NUMERO PAROLE: 4713

VALUTAZIONE: Arancione

AVVERTIMENTI: Morte di un personaggio

NOTA: Fantasy au


L'universo si basa sull'equilibrio, su rigide leggi imprescindibili e regole invalicabili. 

Esistono metodi, piccoli sotterfugi che permettono di aggirare questi vincoli per il proprio tornaconto, ma sempre pagando un caro prezzo. 

Pochi sono stati gli uomini nel corso della storia  che si sono avvicinati alle porte della conoscenza assoluta. 

La lista di persone con le capacità e la sapienza per poter piegare l'enorme potenza del creato al loro volere è limitata.

Gli alchimisti basano la loro scienza su un principio centrale, detto principio dello scambio equivalente: per ottenere qualcosa è necessario dare in cambio qualcos’altro che abbia il medesimo valore.

Erroneamente però suppongo di sapere quale esso sia, destreggiandosi nella loro arte composta da un miscuglio di conoscenze pratiche, filosofiche ed esoteriche. 

I maghi, le streghe, i druidi e altre creature del mondo soprannaturale fanno invece affidamento sul potere magico, che sia esso proprio o attinto dall'universo stesso, peccando il più delle volte di onnipotenza, credendosi invincibili o superiori alla natura stessa. 

L'essere stati favoriti alla nascita con doti magiche non rimuove per loro l'obbligo di tributo nell'usarle. 

Gli errori commessi dalle generazioni passate sono divenuti preziosi insegnamenti nel determinare due grandi tabù, che gli intelligenti non oserebbero mai mettere in discussione.  

Una persona non può vivere in eterno, perché la vita è un ciclo destinato ad arrivare a una fine. 

Opporsi al naturale fluire degli eventi richiederebbe un continuo o troppo alto prezzo da pagare per chiunque. 

Un morto non può tornare in vita, perché il prezzo di una vita non è quantificabile e nessuna vita vale più o meno rispetto a un'altra. 

Conoscere i rischi però non ha mai fermato l'umanità dall'agognare l'impossibile. 

Sciocchi, folli, mostri, abomini, vengono additati coloro che hanno l'ardore di sfidare il creato al punto da smarrire se stessi e la propria umanità. 

Giulia Baccari è stata chiamata in molti modi durante la sua lunga vita - alcuni meno lusinghieri e più offensivi di altri - a causa del suo sesso, della sua natura o delle sue aspirazioni.  

Non che avesse avuto alte aspirazioni prima di vendere il suo cuore alle tenebre e abbracciare le arti oscure.

Una volta - quando ancora seguiva gli insegnamenti del suo popolo e proteggeva l'equilibrio come sua madre aveva fatto prima di lei e la madre di sua madre prima ancora - non aveva desiderato altro che l'affetto della persona che era riuscita a carpire il suo giovane ingenuo cuore di fanciulla. 

Purtroppo questa persona aveva anche finito per tradire la sua cieca fiducia e ferirla irreparabilmente, sia a livello fisico che emotivo.

Fu allora che Giulia Baccari divenne Jennifer Blake, la strega immortale, la donna dall'animo nero come la notte più buia senza stelle. 

Così viene dipinta nelle storie che si raccontano in giro, dai bardi nelle taverne o dalle madri ai figli quando volevano metterli in guardia dai pericoli del mondo. 

Dal giorno della sua rinascita nessuno dei poveri stolti che si sia azzardato a considerarla debole o inferiore, o abbia osato provare a torcerle un capello, era vissuto a sufficienza per riprovarci. 

Invero, Jennifer non era altro che una donna potente che si era votata alla vendetta sottoscrivendo un patto con un antico demone.

Patto di cui stava tuttora pagando le conseguenze, ora che aveva adempiuto la sua missione, vivendo una vita longeva ma invecchiando ugualmente.

Per sua fortuna, esistevano modi più facili per mantenere il proprio aspetto giovanile di firmare un patto col diavolo.  

"È innaturale." Affermavano in sommessi sussurri gli abitanti del villaggio al suo passaggio, quelle poche volte che la strega decideva di emergere dalla sua abitazione nel folto del bosco. 

Jennifer ignorava indifferente ogni volta le occhiate cariche di timore e disgusto, proseguendo sicura verso le botteghe di suo interesse per svolgere i propri acquisti.

Erano nient'altro che insulse formiche. 

Era una strega centenaria, capace di incantesimi di incommensurabile potere e in possesso del segreto della giovinezza eterna. 

Ciò che pensavano nei suoi riguardi le persone comuni non poteva neanche avvicinarsi ad impensierirla. 

Fu durante una delle sue passeggiate al villaggio che l'attenzione della donna venne catturata da una di queste formiche.

Derek Hale, era il nome del nuovo giovanotto al bancone della bottega del fabbro. 

"Derek, servi la signora. Ho da fare nel retro." Ordinò il mastro fabbro svanendo nel retrobottega, opportunamente delegando il compito di interagire con l'indesiderata ospite al dipendente. 

Gli abitanti del villaggio avevano imparato da generazioni quanto fosse inutile cercare di allontanarla, sfidarla o negarle nulla di quello che volesse - tantomeno l'ingresso nei loro negozi - ma cercavano ogni scusa buona per evitarla se possibile. 

Il ragazzo doveva avere tra i diciotto e i venti anni. 

Aveva lineamenti gradevoli agli occhi, il fisico prestante di qualcuno avvezzo al duro lavoro e indossava magistralmente un falso sorriso sulle labbra. 

Jennifer poteva dire con certezza che doveva essere una creatura soprannaturale di qualche tipo.

Un lupo mannaro o un altro mutaforma, ipotizzò. 

Le rune tatuate sulle braccia della donna, nascoste dalle maniche lunghe del suo abito color ciclamino, prudevano di energia nervosa in un chiaro avvertimento. 

Non ricordava di averlo visto prima in giro. 

Forse si era appena trasferito qui, in questa piccola cittadina isolata nell'entroterra, per sfuggire alla guerra che imperversava nel resto del paese. 

O molto più probabilmente nella speranza di sfuggire a un gruppo di cacciatori. 

"Avrei bisogno di una nuova scure." Dichiarò con disinvoltura la donna, adagiando l'attrezzo rotto sul legno duro del tavolo che la divideva dal garzone. "L'ultima che mi è stata venduta doveva essere difettosa." 

Il ragazzo alzò un sopracciglio in direzione dell'ascia danneggiata, la lama quasi spezzata in due e il legno del manico esploso in mille pezzi. 

Nessuna pecca nella fabbricazione dello strumento avrebbe potuto motivare un danno del genere.  

"Non vorrei essere nei panni di qualsiasi cosa contro cui tu l'abbia utilizzata." Aveva commentato il giovanotto in un borbottio, dando tranquillamente voce ai propri pensieri mentre si voltava per scegliere un nuovo attrezzo con cui sostituire quello ormai inutilizzabile. 

Jennifer rise. 

Un evento più unico che raro al giorno d'oggi. 

La strega non ricordava nemmeno quando era stata l'ultima volta che qualcuno si era rivolto a lei spontaneamente, figuriamoci riuscire a farla ridere. 

"Grazie dell'assistenza, Derek." Jennifer ringraziò il ragazzo con un sorrisetto affabile, lasciando cadere le monete direttamente nell'ampio palmo della mano del giovane. "E benvenuto a Beacon Hills. Questa città non ha molto da offrire oltre la sua semplicità, ma è circondata da boschi davvero incantevoli. Specialmente durante le notti di luna piena." 

Derek spalancò gli occhi per l'allusione, irrigidendosi. 

Lupo mannaro, dunque, appurò la strega. 

"La gente del posto dice che è meglio non spingersi nei boschi perché ci vive una strega." Accusò sulla difensiva il ragazzo, fissandola dritto negli occhi, lasciando lampeggiare i propri di una scintilla blu elettrico. 

"Oh, non mentono su questo." Confermò la donna, per nulla intimorita dalla dimostrazione. 

"Dicono anche che sia spietata e si sia macchiata di crimini ignobili." Aggiunse il lupo. 

Jennifer si sistemó una ciocca di capelli bruna dietro l'orecchio.

"Tu cosa pensi?"

"Ho imparato a mie spese a non fidarmi delle apparenze." Ammise amaramente il giovane, non lasciandosi abbindolare dai suoi modi cordiali e mansueti. 

"Le persone tendono a descrivere in modo crudelmente enfatico ciò che non riescono a comprendere e temono." Sostenne lei. "Dovresti saperlo bene." 

"Non lo stai negando però."

"Perché non sto cercando di nasconderlo." Fece notare Jennifer serenamente. "Dimmi, cosa direbbero quelli che sanno a cosa è dovuto il colore dei tuoi occhi sul tuo conto?"

Il giovane abbassò lo sguardo.

"Buona giornata, Derek." Salutò la strega, avanzando vittoriosa verso la porta. 

Jennifer uscì dalla bottega, contenta della sua nuova scure e piacevolmente intrigata da quell'incontro che aveva agitato la sua monotona esistenza come un sasso lanciato in uno specchio d'acqua quieta. 


***

"Dove stai andando?"

Derek si voltò verso la donna che lo fissava accigliata con un mestolo in mano. 

Dal pentolone sospeso sul fuoco del camino proveniva un invitante odore di zuppa di cipolle. 

La piccola abitazione al margine della foresta era modesta ma accogliente, se si tralasciavano gli scricchiolii fastidiosi delle assi di legno e gli spifferi gelidi che avrebbero tormentato i suoi due abitanti in inverno.  

L'avevano acquistata qualche mese prima, quando si erano stabiliti nella cittadina di Beacon Hills dopo aver deciso che erano stanchi di correre senza una meta precisa. 

Non sapevano se i cacciatori li stessero ancora cercando, ma erano provati dalla fuga e il denaro iniziava a scarseggiare. 

Con il gelido inverno alle porte e la possibilità di non poter alloggiare al caldo nemmeno saltuariamente per riprendere le forze, mettere radici era sembrata l'opzione migliore. 

"A fare un giro." Rispose il ragazzo, alzando le spalle con calcolata nonchalance. 

Il volto della donna si incupì di disapprovazione. 

"Stai di nuovo uscendo per vedere quella donna?" 

Derek evitò il suo sguardo a disagio. 

"Der, è pericolosa. Dovresti starle alla larga." 

"Tu non la conosci, Laura." Ribatté con convinzione il giovane lupo. "Non è come la descrivono i paesani." 

Laura Hale sospirò, appendendo il mestolo a un gancio di ferro. 

"Ha sterminato un intero branco di alpha, Derek." Ricordó coscienziosamente la maggiore. 

"Branco di cui faceva parte la donna che l'ha quasi uccisa." Rispose l'altro, prendendo le parti della strega. “Conosci la storia.” 

La storia di Jennifer Blake era famosa tra i lupi mannari, non esisteva branco in tutto il paese che non conoscesse il suo nome. 

"Quindi questa è una buona giustificazione per macchiarsi le mani di sangue?" Insistette imperterrita la maggiore dei due fratelli Hale, cercando di far ragionare il suo sconsiderato e testardo fratellino.

"Tu uccideresti i cacciatori che hanno dato fuoco alla nostra casa e ucciso la nostra famiglia?" Domandò seriamente Derek, sapendo da principio che la risposta di sua sorella - e alpha, da quando Laura aveva ereditato poteri e ruolo alla morte della loro madre - sarebbe stata affermativa. 

Laura non rispose come era stato prevedibile.

"Mi aspetto di vederti a casa per cena." Chiuse il discorso lei, concedendo a Derek la vittoria della discussione per questa volta. "Sai che non mi piace mangiare da sola." 

Derek annuì, offrendo un piccolo sorriso riappacificatorio. 

"Ci vediamo dopo." Salutò, uscendo per correre nel bosco per incontrare la donna che aveva iniziato a frequentare da qualche settimana. 

Jennifer Blake si era dimostrata una donna intelligente e piacevole, oltre che gentile e carismatica, ben lontana dall'essere il mostro spaventoso che la popolazione locale o le storie millantavano.

Derek l'aveva incontrata per caso nel bosco poco più di un mese prima. 

Era stata una di quelle mattine prima dell'alba dove gli incubi lo avevano tenuto sveglio e aveva avuto bisogno di correre per sfogare l'energia nervosa che minacciava di farlo scattare, saltando alla gola del primo malcapitato al villaggio.  

Derek era rimasto irretito dal loro primo incontro nella bottega del fabbro e così, quando aveva incrociato la donna che stava raccogliendo tranquillamente erbe e funghi, canticchiando dolcemente in sintonia con il cinguettio degli uccellini, si era fermato per parlarle. 

La strega lo aveva accoltò con un caloroso sorriso, offrendogli delle bacche che Derek era stato ovviamente diffidente dall'accettare.

La donna allora gli aveva dimostrato la propria buonafede, mangiandone alcune con un sorrisetto divertito. 

Da quel giorno, i due avevano preso ad incontrarsi di quando in quando, conoscendosi meglio e sviluppando una bella amicizia. 

Amicizia che lentamente stava iniziando a trasformarsi in qualcosa di più serio nel cuore di Derek. 

Non era la prima volta che Derek si ritrovava attratto da donne pericolose, ma al contrario di Kate, Jennifer non stava cercando di ingannarlo.

Non nascondeva il suo passato, la sua natura o i suoi intenti. 

La voglia di rivedersi nasceva da un desiderio spontaneo senza alcun doppio fine.

Se non si considerava la palese attrazione fisica di cui entrambi erano consapevoli. 

Derek grazie al suo naso fine, captando l'odore di desiderio nel profumo dell'avvenente strega e Jennifer essendo ben conscia di come appariva agli occhi degli uomini dal modo in cui lasciavano scivolare lo sguardo sul suo corpo. 

Il pugno del ragazzo batté contro la massiccia porta di legno della casa della strega.

Aveva preso l'abitudine di presentarsi un paio di volte a settimana da lei dopo che Jennifer lo aveva invitato ad usufruire della sua interessante collezione di libri ogni qualvolta lui avesse voluto. 

Così, quando non era impegnato a lavorare in bottega o quando non doveva svolgere le commissioni che lui e Laura dividevano tra di loro, sgattaiolava nella foresta per accettare di buon grado l’invito.

Derek bussò di nuovo, più forte questa volta, ipotizzando che la strega non lo avesse sentito la prima. 

Nessuno rispose o venne ad aprire e fu in quel momento che il ragazzo si rese conto che alcun rumore proveniva dall’abitazione. 

Il lupo mannaro si accigliò, sbirciando verso l’interno buio da una finestra. 

Avrebbe voluto controllare direttamente all’interno, ma non poteva accedere alla dimora costruita usando legno di frassino quando tutte le porte e finestre erano sbarrate.

Era strano per la strega non essere in casa. 

Le volte che Jennifer si allontanava per andare al villaggio durante un mese potevano contarsi sulle punte delle dita di una mano e, da quando Derek aveva preso l’abitudine di presentarsi da lei, lasciava sempre un biglietto incastrato nel telaio della porta per informarlo della sua assenza, invitandolo ad aspettare se voleva perchè sarebbe tornata presto.

Il biglietto mancante in questo caso preoccupò il giovane. 

Derek mise in allerta i sensi, cercando tracce della donna nei dintorni del bosco.

Forse Jennifer stava semplicemente facendo una passeggiata e lui era inutilmente paranoico. 

Oppure si era accorta di aver finito una spezia per il piatto che era intenzionata a preparare quella sera per cena e aveva deciso di fare un veloce salto al villaggio, non immaginando di vedere Derek quel giorno e scordandosi nella fretta di lasciargli un messaggio. 

Erano tutte possibilità ragionevoli che però non riuscivano a tranquillizzare l’agitato istinto del lupo. 

Spiacevoli esperienze pregresse gli avevano duramente insegnato che non era del tutto sbagliato supporre il peggio in certe situazioni, perchè la vita poteva avere un perfido senso dell’umorismo. 

Non era facile seguire la pista lasciata dal profumo della strega nella foresta.

L’odore della donna si mischiava ad alberi e piante, come se lei e la natura fossero un’unica entità, confondendolo e deludendolo quando raggiungeva un vicolo cieco, finalmente sicuro di averla finalmente rintracciata. 

Non potendo fare molto affidamento sul proprio naso, il lupo mannaro utilizzo l’udito. 

Furono grida soffocate umane a condurlo dalla strega.

O da quella cosa mostruosa e sporca di sangue che lui credeva fosse Jennifer. 

“Jennifer?” 

L’essere deforme si voltò sorpreso nella sua direzione, lasciando cadere un corpo esanime sul terreno.

“Cosa ci fai qui, Derek?” Domandò la bestia con voce graffiante.

“Non eri in casa.” Spiegò guardingo il ragazzo, tenendosi a distanza.

Iniziava a considerare che sua sorella non avesse tutti i torti a metterlo in guardia.

Lanciò una rapida occhiata intorno a sè, rintracciando due ulteriori corpi dilaniati sparpagliati tra gli alberi. 

Due uomini e una donna, notò e tutti indossavano abiti da caccia, su cui spiccava lo stemma di un giglio stilizzato che il ragazzo riconobbe immediatamente. 

Argent

Doveva avvertire al più presto Laura. 

Non aveva idea se i cacciatori fossero finiti lì perchè ancora sulle loro tracce o fossero stati attirati dalle voci sulla strega che abitava in quella zona.

Ciò di cui era certo era che gli Argent significavano guai e il suo branco non era abbastanza forte da poter fronteggiare i cacciatori, essendo composto da soli due elementi. 

“Avresti potuto aspettare come sempre.” Dichiarò con rammarico la donna, riassumendo nel giro di un battere di ciglia le sembianze della bella strega oscura.

Ero preoccupato. 

Derek si morse la lingua trattenendo l’ammissione.

“Non avevi lasciato un messaggio.” Fece notare invece il lupo, arricciando il naso nauseato dall’odore di sangue che permeava l’aria. 

Jennifer si pulì frustratamente col dorso di una mano il sangue che le imbrattava una guancia.

“Non avresti dovuto vederlo.” 

“Il massacro o l’altra tua forma?” Chiese il lupo, studiando le reazioni della donna, il suo cuore diviso da sentimenti contrastanti.

La strega rise stancamente, raddrizzando una spallina del vestito.

“Entrambi suppongo.” 

Derek si sforzò di analizzare la situazione in cui si trovavano da un punto di vista obiettivo. 

“Ti hanno attaccato?”

“No. Ma lo avrebbero fatto.” 

“Quindi hai agito in anticipo basando le tue azioni su delle mere speculazioni?” 

“So come ragiona questa gente, Derek. E conosco la nomea degli Argent e del loro Codice.” Obiettò Jennifer offesa. “Pensi che mi avrebbero lasciata in vita una volta trovata?”

Cacciamo ciò che ci da la caccia. 

Era il credo a cui era votata la famiglia Argent.

Uccidevano solo le creature che reputavano pericolose o che si erano macchiate di crimini violenti.

La maggior parte di loro almeno, Derek sapeva che tra essi si nascondeva un gruppo che aveva interesse nello sterminare qualsiasi creatura soprannaturale avesse incociato soltanto perché la riteneva un’abominazione. 

La strega sarebbe stata sicuramente nel loro mirino per entrambe le fazioni. 

“Chi dice che ti avrebbero trovato?”

“Suvvia Derek, sei più intelligente di così.” La strega sorrise malinconicamente. “La gente del villaggio mi avrebbe venduta non appena si fosse sparsa la voce del loro arrivo.”

Derek non poteva controbattere a quello. 

Conosceva perfettamente i sentimenti che la gente di Beacon Hills nutriva nei riguardi dell’antica strega che abitava nel bosco da generazioni.

Nonostante Jennifer non avesse mai usato violenza contro qualcuno che non la meritasse e al contrario, si fosse rivelata una risorsa fondamentale per le difese del villaggio quando alcune creature soprannaturali erano giunte a creare scompiglio in passato, gli abitanti continuavano ancora a temerla, pregando di trovare un modo per liberarsi finalmente un giorno della sua scomoda presenza. 

“Tre cacciatori scomparsi attireranno l’attenzione.” Considerò ad alta voce il lupo. “Ne arriveranno altri.”

“Faresti bene ad avvisare tua sorella allora e iniziare a ponderare l’idea di trasferirvi altrove.” Consigliò l'altra.

“E tu?”

Jennifer fu presa in contropiede. 

“Io?”

“Resterai qui?” Chiese il giovane, inorridito al pensiero. 

“Non posso andarmene, Derek.” 

“Perchè?” 

“Perchè in questi boschi si nasconde il segreto che mi permette di mantenere questo volto.” Rivelò la strega, avanzando orgogliosamente verso di lui. “Se partissi, dovrei accettare di vivere il resto della mia dannata vita immortale come il mostro informe che hai visto prima e non ne ho alcuna intenzione."

Derek strinse i pugni. 

"Ti uccideranno."

Jennifer gli si fermò di fronte.

"Saprò difendermi se oseranno provarci." Rassicurò, sollevando una mano per accarezzargli il viso, fermandosi a metà strada con un ripensamento.

Derek si protese afferrandole la mano per guidarla verso la sua precedente metà. 

“Non ho paura di te.” Dichiarò onesto il ragazzo.

Anche se non condivideva la morale della donna a causa dei principi che gli erano stati inculcati sin da bambino, poteva facilmente comprenderla. 

Jennifer aveva ucciso soltanto perché si era sentita minacciata. 

Non era un'assassina scellerata. 

Era sempre la stessa donna con cui aveva passeggiato nel bosco, aiutandola a raccogliere erbe medicinali mentre lei gli illustrava i loro usi per riempire i suoi lunghi silenzi. 

Quella che gli offriva focaccine o fette di torta di mele quando andava a farle visita e aveva insistito perché ne portasse un assaggio anche a Laura, quando Derek si era lasciato sfuggire che sua sorella amava i dolci ma non era in grado di cucinarne alcuno senza bruciarlo. 

Jennifer non era un mostro. 

Non gli avrebbe mai fatto del male. 

Giusto?

“Non è la paura che temo da parte tua, Derek.” Affermò nervosamente la strega. “Ma il rifiuto.” 

“Jen." Derek le posò un bacio contro il palmo morbido della mano. "Io so qual è il tuo vero volto.”

Una lacrima scivolò lungo il viso della strega immortale mentre il suo arido cuore sbocciava con una nuova speranza. 

Jennifer non aveva mai incontrato qualcuno in grado di accettare ciò che celava sotto la maschera. 

Tantomeno qualcuno l'aveva mai guardata con una tale pura devozione negli occhi come stava facendo in questo momento il giovane, neanche prima che la sua bellezza le venisse strappata via. 

Desiderio, brama, lussuria, questi erano i sentimenti a cui era abituata, non devozione. 

Si era messa il cuore in pace da anni. 

Il lupo mannaro era tutto ciò per cui Jennifer una volta si sarebbe strutta. 

Derek era meraviglioso.

E sarebbe stato suo per sempre, si ripromise, mentre il ragazzo si chinava su di lei per premere le labbra contro le sue, suggellandole in un dolce bacio carico di promesse. 


***


Come Derek aveva previsto, la morte dei cacciatori attirò i loro compari al villaggio. 

Lui e Laura fecero di tutto per mantenere un basso profilo, ma gli Argent non erano degli stolti incompetenti e conoscevano già una delle identità delle creature soprannaturali che abitavano al villaggio. 

Jennifer non sembrava particolarmente turbata dalla presenza dei cacciatori o dai loro tentativi di catturarla e ucciderla. 

Sapeva di essere più forte di loro e non si tratteneva dal dimostrarlo quando provarono a sfidarla. 

La strega però consigliò al suo amante di tenersi a distanza, almeno finché le acque non si fossero calmate. 

Era una donna potente, ma non onnipresente. 

Non avrebbe potuto difenderlo in ogni momento. 

"Se ti collegano a me ti uccideranno." 

"Che ci provino pure." Derise il lupo mannaro con sfrontatezza, chinandosi a baciarle un seno.

"Derek, sì ragionevole." La strega gli cinse i fianchi con le gambe, inarcandosi sotto di lui per assecondare la successiva spinta del bacino del giovane. "So che puoi combattere, ma loro hanno i numeri dalla loro parte. Tu e Laura siete deboli." 

Derek cercò di protestare, ma fu messo a tacere da un bacio. 

"Per favore. Non voglio perderti." Implorò la donna. 

Il lupo acconsentì riluttante alla sua richiesta. 

Passò una settimana e poi un'altra ancora.

Gli Argent non sembravano intenzionati a desistere e gli abitanti del villaggio iniziavano ad agitarsi.

Circolavano voci che la gente volesse unirsi alla crociata dei cacciatori.

Nella taverna scorrevano suggerimenti sul modo più consono di uccidere la strega. 

C'era chi consigliava di pugnalarla al cuore, chi di decapitarla e chi di dare la sua casa alle fiamme.

Derek dovette fare appello ad ogni briciola del suo autocontrollo per ignorare i commenti e reprimere la voglia di squarciare gole. 

Laura cercó in ogni modo di convincere suo fratello a lasciare il villaggio, ma Derek fu irremovibile nel restare se Jennifer non fosse venuta con loro. 

"Ci farai ammazzare con la tua idiozia." Ringhiò l'alpha durante una delle loro tante litigate. "Proprio come hai fatto con il resto della nostra famiglia!"

Quella frase squarciò il cuore di Derek in due. 

"Der… non volevo."

Derek non restò ad ascoltare le scuse di sua sorella.

Aprì la porta di casa e corse via. 

Commettendo il primo passo falso che i cacciatori stavano aspettando. 

Il secondo, fu quello di andare dall'unica persona che era sicuro avrebbe compreso il suo dolore. 

"Derek?" Jennifer lo abbracciò immediatamente quando lo accolse alla porta. "Tesoro, cos'è successo?"

Il lupo nascose il viso contro la sua gola, soffocando un lamento. 

La strega lo portò in casa e nel proprio letto, cullandolo tra le braccia per tutta la notte. 

Derek andò in mille pezzi e le raccontò tutto.

Di Kate, dell'incendio e di Laura.

Di aver sempre sospettato che sua sorella serbasse rancore verso di lui e di averne ora certezza dopo quello che gli aveva detto.

La strega ascoltò in silenzio, pettinando confortante i capelli del ragazzo con le dita. 

"Va tutto bene, Derek. Sono qui." Rassicurò, baciando la fronte dell'amante mentre scivolava esausto in un sonno agitato da incubi. "E non permetterò che nient'altro ti faccia del male." Promise la donna. 


***


Derek tornò a casa qualche giorno dopo, ma non rivolse parola a sua sorella.  

Laura provò in ogni modo a scusarsi, ma il ragazzo non voleva saperne di ascoltarla. 

Preparó anche il suo piatto preferito - stufato di carne e patate, bagnato con vino rosso - come segno di pace, seguendo la ricetta che sua madre le aveva insegnato quando aveva compiuto tredici anni. 

"Smettila." Morse Derek con occhi brucianti di lacrime. "Resto con te solo perché non voglio diventare un omega." Sbottò velenosamente, voltandole le spalle per rinchiudersi in camera. 

Laura sapeva che era una palese bugia, il cuore di Derek aveva vacillato saltando un battito. 

Ma il dolore inflitto dalle sue parole non era minore con quella consapevolezza. 

L'alpha si coricò a letto ignorando la cena. 

I due lupi furono svegliati dal bagliore di fiaccole e il vociare di gente arrabbiata fuori dalla finestra. 

"Che sta succedendo?" Domandò Derek imboccando nella stanza della sorella. 

"Sono gli abitanti del villaggio. Hanno circondato la casa." Constatò l'alpha scrutando fuori dalla finestra.  

A capo della folla c'era uno degli Argent che urlava incitazioni.  

"Merda. Sanno che hai un legame con Jennifer e sospettano che siamo corrotti." 

"Non sanno che siamo lupi mannari?"  

"Non credo. Ma uno dei cacciatori sta consigliando di circondare la cosa con la polvere di frassino per sicurezza." Informò lei, origliando una delle conversazioni con il suo fine udito. 

"Che facciamo?"

Laura fissò il suo amato fratellino. 

Ricordava ancora come scoppiasse a piangere quando gli negava di usare i suoi giocattoli o come venisse ad accoccolarsi nel suo letto insieme a Cora - la loro sorellina perduta nell'incendio - nelle notti tempestose. 

Derek non era più un innocente bambino incline a imbronciarsi per fare i capricci. 

Era un uomo coraggioso, pronto a combattere fino all'ultimo respiro al suo fianco.

Ma Laura non glielo avrebbe permesso. 

"Cercherò di guadagnare tempo e attirarli su di me mentre provi a sgattaiolare via dalla porta sul retro." Propose. "Vai da Jennifer, lei può proteggerti meglio di me." 

Derek sgranò gli occhi. 

"Laura, è un piano suicida." 

L'alpha sorrise mestamente.

"È l'unica cosa che posso fare per proteggerti." 

"Perché tutti pensate che io abbia bisogno di protezione?!" Ruggì il ragazzo. 

"Derek, non costringermi ad ordinarti di andare." Laura gli afferrò il viso tra le mani. "Non posso perdere anche te, fratellino."

"Nemmeno io. Laura, non volevo…" 

"Shhh. Lo so." Zittì amorevolmente la sorella. Non aveva bisogno di scuse. Avevano commesso errori entrambi, ma il loro legame confidava fosse più forte di qualsiasi parola detta nell'impeto della rabbia. 

"Ora va, corri e non voltarti indietro. Ti raggiungerò appena possibile." Spronò l'alpha, spingendo il fratello verso la porta. 


***


Laura si accasciò stremata contro il vecchio ceppo d'albero.

Una freccia le spuntava dalla spalla e sangue nero colava da bocca e narici. 

Presto sarebbe morta, ma avrebbe lasciato questa terra con la consapevolezza che il suo sacrificio sarebbe valso a qualcosa. 

Derek era riuscito a scappare e Jennifer lo avrebbe tenuto al sicuro.

Non si fidava ancora della strega, ma era potente e avrebbe degnamente difeso il suo prezioso fratellino dai cacciatori al suo posto. 

O almeno lo sperava. 

Lanciò un'ultima preghiera agli dei affinché suo fratello trovasse finalmente la felicità che meritava. 

Voltò la testa verso gli alberi che circondavano la radura in cui si era rifugiata, attirata dal suono di passi delicati in avvicinamento. 

"L'avvelenamento da strozzalupo sembra doloroso." Commentò una voce femminile. 

Jennifer emerse dagli alberi con un sorriso dipinto in viso. 

"Derek sta bene?" Chiese istantaneamente la lupa. 

"Derek è al sicuro." Rispose tranquilla l'altra donna, avanzando verso di lei. 

Una piccola speranza sbocciò nel cuore di Laura, vedendo la strega reggere in una mano un mazzetto di fiori violacei. 

Speranza che morì sul nascere quando Jennifer lasciò cadere i fiori a terra, fuori dalla sua portata e le si inginocchiò di fronte premendole una lama alla gola. 

"Sai, Laura…" La strega le tirò i capelli per esporre meglio la gola, i bei lineamenti femminei mutando in quelli mostruosamente raccapriccianti del suo vero volto. "Non mi sei mai piaciuta." 

Laura ringhiò mostrando le zanne, troppo debole peró per opporsi al proprio inevitabile destino. 

La lama le squarciò la gola e il sangue zampilló nel terreno.

Le radici dell'albero bevvero il nettare carminio, donando alla strega ghignante potere in cambio del sacrificio offerto. 

Nel suo ultimo respiro, Laura si maledisse per aver spinto Derek tra le braccia di un mostro.


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