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COWT-11 QUINTA SETTIMANA M4

PROMPT: 007. Ghemon – Momento perfetto

NUMERO PAROLE: 9867

RATING: Arancione

WARNING: /

NOTE: Fantasy AU


“Sono convinto che questa sia

L’ora mia, il momento perfetto per me

Non ho dubbi adesso

Dentro sento che è il mio momento.”



C’era una volta, in un paese molto lontano, un piccolo villaggio di nome Beacon Hills. 

Il paesello non era altro che un agglomerato di casette di legno col tetto di paglia, l’unica costruzione in pietra era la minuscola chiesa situata al limitar del bosco. 

Un lungo e basso muro percorreva i confini del villaggio, delineandone i confini. Non si trattava di una vera e propria fortificazione, essendo facilmente scavalcabile anche da uno zoppo, ma consisteva bensì in un monito visivo per gli abitanti del luogo.

Stai lontano dal bosco. Ripetevano gli anziani ai loro nipoti, che poi lo avrebbero ripetuto ai propri nipoti a loro volta e così via per le generazioni a venire.

Non farti mai venire in mente di superare il muro. I mostri si nascondono dietro gli alberi e non aspettano altro per portarti via. Insegnavano i tutori ai bambini, istruendoli sui pericoli che si celavano nella foresta. 

Stiles Stilinski era cresciuto seguendo tutte quelle convinzioni, rispettando rigorosamente quella regola ma infrangendone molte altre durante i suoi diciassette anni di vita, dando un gran da fare a suo padre Noah, sceriffo della cittadina.

Tuo figlio è una minaccia! Non perdeva occasione di ripetere il signor Harris, quando il ragazzo ne combinava un’altra delle sue. 

È solo un ragazzo, Adrian. Tentava sempre di rabbonirlo Noah, cercando di giustificare le marachelle del figlio vivace. Con la crescita si calmerà.

Noah lo aveva davvero sperato al tempo, soprattutto quando sua moglie li aveva lasciati improvvisamente, morendo di tifo e lui si era ritrovato da solo a crescere la piccola peste. E in un certo senso era stato così dopo il lutto. Stiles aveva smesso di essere l’incubo del vicinato. Non distruggeva più vasi giocando a palla, non distraeva più il cane del pastore dai suoi doveri e non infastidiva più il signor Harris. O quasi. Crescendo era comunque rimasto un giovane irrequieto, affamato di novità e conoscenza, sviluppando inoltre la propensione ad usare il proprio vispo intelletto e la sua lingua arguta contro il primo malcapitato. 

Era cresciuto nella sua pelle goffa di bambino, trasformandosi in un bel ragazzo dalle spalle larghe, le gambe lunghe e un perenne sorriso irriverente dipinto in viso.

A Beacon Hills si conoscevano praticamente tutti e gli abitanti finivano perlopiù a sposare la fidanzatina storica o il migliore amico dell’asilo. Oppure una cugina o un cugino. Il giovane Stiles non poteva fare nè l’una, nè l’altra cosa, dato che suo cugino Scott era fidanzato con la sua migliore amica più o meno da quando avevano capito come allacciarsi gli stivali da soli. Nessun’altra ragazza a parte Allison sembrava riuscire a sopportare le sue chiacchiere per dieci minuti di fila. 

Troverai la tua anima gemella prima o poi. Lo aveva rassicurato in più di un’occasione Scott, stringendolo in un abbraccio fraterno.

Dove?! Ogni ragazza nel raggio di cinque miglia mi odia. Sbuffava drammaticamente ogni volta Stiles. 

Non è vero. Io non ti odio. Dichiarava dolcemente Allison in risposta. 

Grazie, Allison. Ma non credo tu sia disposta a lasciare Scottie per me, vero? Ribatteva lui.

Il piccolo teatrino ripetendosi in un ciclo infinito ogni qualvolta una ragazza gli spezzava il cuore. 

Come la vedreste una relazione a tre? Propose di punto in bianco una volta ai due amici, esasperato dall’ennesimo rifiuto ricevuto. 

L’ultimo, arrivò da parte di Teresa, la figlia del fabbro. La coetanea gli si era addirittura messa a ridere in faccia quando lui l’aveva invitata alla festa di Primavera. 

Stiles non sapeva cosa lo avesse convinto a chiederle di uscire, non era nemmeno attratto da lei, ritenendola totalmente anonima con i suoi lunghi capelli neri e i grandi occhi da cerbiatta che facevano impazzire il resto dei loro coetanei. Aveva deciso di farsi coraggio solo perchè l’idea di andare ai festeggiamenti tutto solo, o reggendo la candela a Scott e Allison per un altro anno di fila, era un pensiero deprimente.

“Continuando di questo passo raggiungerò la mezza età senza aver dato il mio primo bacio.” Si sta lamentando nuovamente il ragazzo quella mattina, lanciando piccoli sassolini oltre il muro di confine. 

“Non dire così, amico. Sono sicuro che là fuori c’è una ragazza che non vede l’ora di baciare le tue morbide labbra.” Dichiara ostinatamente il suo migliore amico, come suo solito. 

“Ewww, Scottie. Non so come ho fatto a pensare che potesse funzionare tra noi. La sola idea che tu consideri le mie labbra morbide mi fa venire i brividi.” Ribatte Stiles, tirando fuori la lingua in una smorfia. 

Scott lo guarda con grandi occhi feriti da cucciolo. Allison ride poco distante, seguendo i loro discorsi seduta sull’erba mentre controlla lo stato della corda del suo arco. 

Allison è una cacciatrice. La sua famiglia lo è da generazioni e, oltre a cacciare ottima selvaggina, protegge i pascoli dagli attacchi delle bestie selvagge, soprattutto lupi. Oltre ad occuparsi di problemi di natura ‘sospetta’.

“Forse dovrei cercare altrove.” Sospira rassegnatamente Stiles, sedendosi sul prato per strappare piccoli fili d’erba in un infantile sfogo di rabbia. 

“La città più vicina è a tre ore di cavallo. Dovresti trasferiti.” Lamenta contrariato Scott, fermandogli le mani poco dopo.

“Un’ora soltanto se attraversassi il bosco.” Fa notare l’altro ragazzo, lanciando uno sguardo soppesante verso il limitare della foresta. 

“Non dovresti andare nel bosco. È pericoloso.” Ricorda Allison, come se stesse prendendo davvero in considerazione la sua folle idea.

“Già! È pieno di mostri pronti a mangiarti il cuore.” Fa eco il suo ragazzo, imitando una bestia selvaggia. 

“Quelle sono solo storie che ci raccontavano da bambini per dissuaderci dall’allontanarci troppo e finire col perderci perchè non sapevamo ritrovare la strada di casa.” Borbotta Stiles, roteando gli occhi. “I mostri non esistono.” Dichiara con sicurezza, alzandosi. 

“Dove stai andando?” Richiama Scott, impallidendo quando lo vede scavalcare il basso muro di mattoni.

“Stiles!” Richiamano in coro sia lui che Allison, spaventati. 

“Visto? Sano come un pesce.” Proclama tranquillamente Stiles, allargando le braccia. 

“Ok, amico, hai dimostrato il punto. Ora puoi tornare da questa parte?” Piagnucola Scott, tendendo un braccio verso di lui per cercare di afferrarlo e trascinarlo indietro.

Stiles si divincola, sfuggendo alla presa.

“Sul serio, Scott? Credi davvero che il bosco sia abitato da magiche creature fatate e mostri assetati di sangue?” Lo prende in giro, mettendo ancora qualche passo tra lui e il muro. 

Scott annuisce con veemenza. 

“I mostri esistono, Stiles.” Dichiara risoluta Allison, stringendo con forza l’arco. 

Stiles alza un sopracciglio, domandandosi silenziosamente che strani segreti nascondesse la famiglia Argent. Dopotutto erano gli unici autorizzati in rare ed estreme occasioni a superare il muro e spingersi nel bosco.

“Bhe, non ci crederò finchè non ne avrò visto uno.” Sentenzia il giovane, voltandosi per avvicinarsi agli alberi. 

Può continuare a sentire i suoi due amici chiamarlo a squarciagola mentre si addentra oltre i primi verdi tronchi nodosi. Ma li ignora, perché ha in mente un piano.

Stiles sa con sicurezza che Allison correrà immediatamente ad avvertire suo padre. Chris Argent avrebbe a sua volta avvertito lo sceriffo e insieme sarebbero venuti a cercarlo, tirandolo per le orecchie per riportarlo a casa. Suo padre probabilmente lo avrebbe sgridato per l’ennesima disobbedienza e rinchiuso nella sua stanza fino alla fine delle festività. Questo gli avrebbe evitato di deprimersi per la mancanza di un partner con cui partecipare alla festa. Nel frattempo, avrebbe potuto esplorare indisturbato la foresta che nessuno aveva mai avuto il coraggio di attraversare.

Sembrava un piano perfetto. 

Il bosco è quieto, avvolto in un silenzio quasi spettrale. 

Stiles non incrocia nemmeno l’ombra di un animale durante i suoi primi cento metri tra la vegetazione. Il sole filtra appena tra le folte fronde degli alberi, rendendo difficile vedere oltre pochi metri. Questo non significa che lui abbia paura, nossignore.  

Un fruscio improvviso lo coglie alla sprovvista, facendolo sobbalzare terrorizzato. Si volta velocemente, ritrovandosi davanti alla ragazza più bella che abbia mai visto. Lunghi capelli biondo fragola ricadono in morbide onde sulle spalle, coprendo i seni tondi ma lasciando scoperto il resto del corpo, compresa la sua nudità. Grandi occhi verde oliva incorniciati da lunghe ciglia lo stanno studiando con curiosità.
Stiles avvampa imbarazzato, cercando di distogliere lo sguardo dalla seducente figura svestita. 

“Ehm, ciao. Ti sei accorta di non indossare vestiti?” Chiede stupidamente quando riesce a ritrovare l’uso della lingua. 

“Io non indosso mai vestiti.” Risponde tranquillamente la fanciulla, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita con un mezzo sorriso divertito. Le sue labbra sono piene e invitanti e Stiles non dovrebbe fantasticarsi immediatamente sopra, ma ha diciassette anni ed è vergine, non è colpa sua.

“Oh. Ok. Chi ha bisogno di vestiti con un corpo come il tuo. Nemmeno io porterei i pantaloni con dei fianchi del genere. Non che desideri avere quei fianchi, preferirei un po’ di muscoli.” Stiles si batte una mano sulla bocca, arrestando il suo stupido blaterare.

Un giorno avrebbe imparato a tenere a freno la lingua, ma non era questo il giorno.

La fanciulla misteriosa ride, muovendo i fianchi in piccole oscillazioni ipnotiche mentre si avvicina a lui. 

“Non indosso vestiti perchè una banshee non ne ha bisogno. Non perchè io voglia vantarmi della mia bellezza.” Spiega la ragazza, correggendolo. 

“Banshee?” Ripete Stiles, sgranando gli occhi. “Le banshee non sono solo una vecchia leggenda?” Aggiunge, scettico. La ragazza doveva essere pazza, per questo si aggirava nuda per i boschi. 

La fanciulla ghigna maliziosamente, aprendo la bocca come se volesse rispondergli. Un urlo disumano scivola dalle labbra carnose, trapanando ferocemente i timpani del diffidente ragazzo. 

“Va bene! Basta!” Implora Stiles, premendosi i palmi delle mani sulle orecchie, cadendo in ginocchio in agonia. “Mi dispiace di averti offesa!”

L’urlo si ferma, facendogli tirare un enorme sospiro di sollievo.

La fanciulla sorride soddisfatta quando il ragazzo alza lo sguardo su di lei. “Scuse accettate.” Cinguetta, pericolosa quanto bella.

Stiles potrebbe essere un po’ innamorato.

“Come ti chiami?” Chiede timidamente una volta rialzatosi. 

“Lydia. E tu, piccolo uomo?” Domanda. 

“Stiles.” Risponde lui, allungando la mano.

“Piacere di conoscerti, Stiles.” Ricambia Lydia. Ha dita piccole e regolari, la sua pelle è morbida come seta al tocco quando Stiles la stringe. “Ora devo andare. È stato bello fare la tua conoscenza.” Dichiara la banshee amichevolmente, facendo un passo indietro. “Fa attenzione nel bosco. Non tutti sanno essere gentili quanto me.” Si raccomanda, sparendo come era apparsa. 

L’incontro lo lascia carico di sentimenti contrastanti. 

Stiles è eccitato, combattuto tra la voglia di scoprire quali altre creature si nascondono nel bosco e l’istinto di correre a gambe levate verso casa. 

Alla fine la curiosità ha la meglio e il ragazzo si decide a proseguire la sua piccola avventura.

Incontra un fauno, di nome Danny, che gli offre da bere un vino fruttato in un calice di terracotta mentre si esibisce per lui suonando il suo flauto. Danny è simpatico e divertente e ha due adorabili fossette vicino alla bocca quando sorride. Stiles è dispiaciuto di salutarlo quando deve congedarsi per continuare la sua esplorazione. Danny si raccomanda di non fare troppo rumore nel prossimo tratto di foresta, spiegando che lì vive Jackson e questo non ama molto i visitatori, tantomeno quelli rumorosi. 

Jackson, si scopre, è una sottospecie di uomo-lucertola gigante con un cattivo carattere. Lo insegue per un miglio, facendogli sudare sette camicie, finché Lydia non riappare magicamente in suo soccorso, frapponendosi tra loro. 

“Jackson! Smettila di essere così ostile con il mio nuovo amico.” Ordina severamente la fanciulla, per nulla intimorita dalla bestia. La lucertola sbuffa contrariata, ma obbedisce. 

Stiles in quel momento pensa di chiedere a Lydia di sposarlo.

La banshee gli spiega che Jackson è un kanima, ma non gli fornisce ulteriori informazioni su cosa questo significhi, voltandosi per riaccompagnare la bestia squamosa alla sua tana. 

Stiles sta passeggiando tra le alte sequoie quando il suo stomaco brontola per la fame. 

Il ragazzo alza gli occhi al cielo ma non riesce a scorgere bene il sole per determinare che ora sia. Doveva essere sicuramente passata l’ora del pranzo però, il suo stomaco non sbagliava mai. Si chiede brevemente, sedendosi su una roccia piatta a riposare, dove fossero finiti i soccorsi. A quell’ora avrebbero dovuto trovarlo da un pezzo. Forse la fama di cacciatori degli Argent era tutta un’esagerazione. 

Il suo stomaco protesta per la mancanza di cibo e lui lo accarezza sovrappensiero.

“Il bambino è affamato?” Lo canzona una sprezzante voce ironica, attirando la sua attenzione.

Due freddi occhi azzurri lo stanno squadrando dalla penombra di un’immensa sequoia. Stiles può distinguere solo i contorni del viso e del corpo di quello che sembra essere un uomo sulla trentina.  

“Non sono un bambino.” Risponde offeso. “Ho diciassette anni.” Chiarisce con orgoglio adolescenziale. 

Il suo viso infantile a volte tradisce gli anni, ma Stiles è praticamente in età da matrimonio da diverse lune e non apprezza particolarmente di essere apostrofato come un ragazzino. 

Il suo interlocutore sbuffa una risata, scivolando fuori dall’oscurità. 

“Poco più di un cucciolo.” Ghigna con chiaro divertimento. 

L’uomo ha spalle larghe e braccia muscolose, ma non sembra particolarmente alto. Probabilmente della stessa altezza di Stiles o pochi centimetri di differenza. La mascella regolare è coperta da una corta barba curata. Indossa abiti semplici e funzionali, guadagnandosi il premio di ‘abitante del bosco più anonimo’ tra quelli che Stiles ha recentemente incontrato. Nonostante l’aspetto per lo più insignificante, Stiles ha una brutta sensazione. Il suo sesto senso gli urla ‘pericoloso’.

Il ragazzo gli lancia un’occhiataccia, chinandosi. “Un cucciolo che sta per colpirti con un sasso se non la smetti di infastidirlo.” Promette minaccioso, sollevando nella mano una pietra grande quanto un uovo di gallina. 

“Via, via. Non sono venuto per litigare.” Rassicura lo sconosciuto, alzando le mani in segno di resa. “Ero più interessato a chiederti se volessi essere mio ospite per pranzo.” Offre maliziosamente. 

Stiles rabbrividisce. “Dove finirò per essere la portata principale?” Sfotte, preparandosi a lanciare il ciottolo e correre a gambe levate. “No grazie.” Rifiuta con decisione.

L’uomo sorride selvaggiamente, mostrando lunghe zanne. “Sto cercando di essere gentile qui.” Ringhia attorno i denti.

“Tenta di nuovo. Sarai più fortunato.” Replica sarcasticamente il giovane, scagliando la pietra con tutta la forza racchiusa sotto i suoi sessantasei chili di pelle chiara e fragili ossa.

Non si ferma per sincerarsi di aver colpito il bersaglio. Fugge in una direzione qualunque purché lo porti lontano dall’inquietante individuo.

Macina terreno, cercando di guadagnare più metri possibili tra lui e il pericolo. Può sentire qualcuno inseguirlo e recuperare rapidamente terreno, braccandolo con ringhia ferine. Ansima, riconoscendo la familiare sensazione di un attacco di panico farsi strada nel petto. Inciampa nei suoi stessi piedi, ruzzolando duramente a terra. È la fine, ne è sicuro. Recita una veloce preghiera e spera che l’uomo, la bestia, qualsiasi cosa sia, lo uccida in fretta per portare il suo cadavere da qualche parte per macellarlo e cuocerlo, invece di banchettare rudemente con lui come un animale, così da evitare a suo padre lo strazio di raccogliere i pezzettini di budella e  parti di arti del suo stupido e incosciente unico figlio sparpagliati in tutta la foresta. 

C’è un acuto ululato e l’uomo-bestia arresta il suo inseguimento, alzando il naso per annusare l’aria, agrottando la fronte contemplatitivamente. 

Stiles coglie l’occasione per nascondersi e riprendere fiato, mordendosi il labbro a sangue per trattenersi dal piagnucolare per il dolore dei muscoli in fiamme. 

“Sei fortunato, bocconcino. Dovremo rimandare il nostro pranzo ad un’altra volta.” Sente dire dal suo inseguitore prima che questo corra via tra gli alberi. 

Qualsiasi cosa fosse stato quell’ululato, gli aveva appena salvato la vita.

Stiles si concede di tirare un sospiro di sollievo solo quando è sicuro che la creatura sia realmente lontana. 

Devo tornare a casa. Si convince, facendosi forza per uscire dal suo rifugio. Prima di rimetterci la pelle possibilmente. 

Cerca di orientarsi, ma è difficile quando non puoi fare affidamento su punti familiari. Potrebbe usare il sole per orientarsi, ma non riesce a vedere l’astro. Conosce però altri modi per riconoscere i punti cardinali. Beacon Hills si trova a nord, il muschio cresce sul lato dei tronchi degli alberi rivolto verso Nord. Può utilizzarlo per capire dove andare, ma non è così convinto delle proprie conoscenze intellettuali quando si rende conto di star girando in tondo. 

Impreca contro il tempo perso, tirando un calcio ad una radice per sfogare parte della propria frustrazione, finendo solamente con il ferirsi l’alluce e rovinare la punta della calzatura in cuoio. “Fanculo!” Urla frustrato. 

Uno sbuffo divertito si fa beffe di lui. “Cosa ti aspettavi sarebbe successo prendendo a calci un albero?” Commenta una voce sarcastica. 

Un giovane uomo dalla mascella scolpita è seduto sull’erba, la gamba destra bloccata in una tagliola e sta sanguinando lentamente. Sembra insolitamente rilassato per qualcuno che sta per morire dissanguato.

“Almeno io non ho la gamba chiusa in una trappola per orsi.” Mugugna Stiles a bassa voce.

Il ragazzo - che Stiles deve ammettere, è davvero attraente - deve avere un ottimo udito e riuscire a sentirlo, perché fa lampeggiare gli occhi d’azzurro, ringhiandogli in risposta. 

Oh perfetto. Un altro uomo-bestia. Pensa Stiles, pronto ad allontanarsi. 

“Aspetta!” Urla la creatura ferita, fermandolo sui suoi passi. “Liberami.” Aggiunge, la parola più simile ad un ordine che a una richiesta di soccorso. 

“Perchè dovrei aiutarti?” Stiles aggrotta la fronte, diffidente. 

Non gli piaceva l’idea di voltare le spalle a qualcuno in difficoltà, ma un suo simile gli aveva appena dimostrato la pericolosità della loro specie. 

“Perchè sono in difficoltà?” Fa notare beffardamente l’altro. 

“Poco fa sono stato inseguito da uno come te.” Racconta il ragazzo, puntando il dito. “Perchè dovrei fidarmi?” 

La creatura aggrotta le folte sopracciglia corvine, pensando. “Non dovresti. Fai bene a non fidarti della parola di un lupo mannaro.” Concede. Ora Stiles aveva un nome da collegare alle bestie. “Ma io non ti attaccherò.” Aggiunge l’uomo-lupo, lasciandosi scappare un gemito sofferente quando cerca di spostarsi.

Stiles studia il suo viso crucciato per un lungo momento. “Cosa ti frena dallo strapparmi la gola una volta che mi sarò avvicinato?”

“Il fatto che non puoi liberarmi da morto?” Ironizza il lupo. 

“Giusto.” Concorda Stiles con un piccolo sorriso. “Ma potresti sempre mordermi non appena avrò aperto la trappola.” Ipotizza.

“Prometto di non farlo.” Dichiara scocciato l’altro. 

Stiles si avvicina esitante.

I suoi occhi sono di un colore indistinguibile, nota, quando è abbastanza vicino da fissarli. Azzurro, verde, nocciola e piccole schegge dorate danzano nelle iridi del lupo mannaro quando catturano il suo sguardo.

Non sa cosa lo convince, ma capitola e finisce per aiutare la creatura in difficoltà. 

"Hai bisogno di vedere un medico. La ferita sembra profonda." Commenta Stiles, cercando di valutare il danno. 

Il lupo mannaro sobbalza quando le sue dita gli sfiorano la pelle. 

I buchi provocati dai denti della tagliola non sembrano così gravi come aveva pensato in un primo momento, anche se il sangue che sgorga dalle piccole ferite lasciate dai denti metallici è di uno strano colore nero che lo preoccupa.

Libero, il lupo si alza zoppicante scrollandosi lo sporco di dosso, lanciando uno sguardo quasi annoiato verso la lesione alla gamba. 

"Guarirà." Si limita a rispondere la burbera creatura, girandogli le spalle per andarsene senza alcun ringraziamento.

"Un grazie sarebbe gradito." Gli abbaia dietro Stiles. 

Il lupo mannaro - Stiles non conoscendo il suo nome lo soprannomina sourwolf nella propria mente per il suo carattere aspro - si volta con uno sguardo feroce. 

"La tua gente è quella che piazza queste dannate cose per la foresta e tu mi chiedi di ringraziarti?" 

Stiles si morde il labbro colpevolmente. "Non lo sapevo…" 

Sourwolf sembra valutarlo con uno sguardo. "Sei solo un ragazzo ingenuo che vaga stupidamente da solo nel bosco." Lo apostrofa. 

"Ehi! Se non stessi vagando per il bosco saresti ancora bloccato lì in attesa dei cacciatori." Ricorda offeso Stiles.

Il lupo mannaro barcolla sui suoi piedi, finendo con il crollare a terra di punto in bianco. 

"OMMIODIO." Urla il ragazzo, raggiungendolo. "Sei morto? Per favore, dimmi che non sei morto." Stiles è pronto a schiaffeggiarlo per farlo riprendere se deve. Il volto avvenente del lupo è pallido, ma la creatura sembra respirare ancora, seppur con fatica. 

"Hnh… non ancora." Geme, cercando di alzarsi. 

Stiles lo aiuta a mettersi seduto contro il tronco d'un albero, cingendogli la vita con un braccio. Il lupo sembra ben costruito sotto la giacca, il suo corpo è pesante da spostare. 

"Che ti sta succedendo? Stavi bene fino a un secondo fa." Interroga il giovane umano, avvicinando una mano esitante alla ferita. Stiles non lo aveva notato prima, ma dalla lesione proviene un leggero odore di decomposizione. 

"Wolfbane." Spiega il lupo, soffrendo visibilmente. "La trappola era avvelenata."

Stiles sgrana gli occhi. "Come posso aiutare?" Domanda senza troppe rimuginazioni. 

Il lupo mannaro sembra per un attimo stupito dalla sua domanda. "Wolfbane si cura con altro wolfbane." Illustra con un filo di voce. "Ne crescono delle piante lungo un ruscello a qualche chilometro da qui." 

Stiles ascolta in silenzio, pensando rapidamente a cosa fare. 

Non era direttamente colpa sua se la creatura del bosco si era ferita, ma si sente comunque responsabile per la sua salute, dato che era stata colpa di un essere umano e quindi della sua gente. Non poteva abbandonare il lupo al suo triste destino. Non se avesse potuto fare qualcosa. 

"Dimmi dove. Andrò a prenderlo." Propone con determinazione. 

Stavolta è il turno del lupo di sgranare gli occhi.

Dopo un primo momento di stupore, il lupo mannaro accetta di spiegargli come raggiungere la piccola radura dove cresce la pianta violacea, anche se mentalmente sospetta che il ragazzo userà la scusa per andarsene, lasciandolo lì a morire da solo. Gli umani erano tutti dei bugiardi dopotutto, quel ragazzo dalla pelle pallida cosparsa da nei non sarebbe stato da meno. 

Non si aspetta davvero di vederlo tornare, sudato, ansimante e un po' sporco di terra, sventolando un mazzetto di fiori violetti.

"Allora, che devo fare adesso?" Chiede con trepidazione lo straniero. 

Il lupo estrae un accerino dalla tasca della giacca nera e guida il ragazzo nei prossimi passi. Per curare l'avvelenamento a quanto pare è sufficiente bruciare il wolfbane e spingerlo con poca grazia nella ferita infetta. 

Stiles ringrazia di non essere quello ferito in questa situazione perché il processo sembra dannatamente doloroso. 

"Grazie." Ringrazia per l’aiuto questa volta il lupo. 

"Prego, Sourwolf." Risponde Stiles con un sorriso. Il lupo mannaro alza un sopracciglio al nome. "Non so il tuo nome. Quindi, Sourwolf è come ti ho rinominato nella mia testa." Spiega il ragazzo, scrollando le spalle. 

"Mi chiamo Derek." Si presenta il lupo mannaro.

"Stiles. E sono felice tu non sia morto, Derek. Pesi troppo per pensare di provare a seppellirti." Dichiara scherzosamente l'altro, spolverandosi i pantaloni. 

Derek sbuffa quella che pare una risata. "Mi avresti seppellito?" Quel ragazzo dagli occhi color whisky era davvero strano.

Quando Derek ha ripreso abbastanza energie da pensare di alzarsi, Stiles lo aiuta facendogli da stampella umana. 

"Ce la faccio." Brontola il lupo ostinatamente, rifiutando l’aiuto.
Stiles lo lascia andare roteando gli occhi. “Che si fa ora?” Domanda, seguendolo.

Derek alza un sopracciglio, squadrandolo con un misto di curiosità e diffidenza, continuando a camminare con passi cauti.

“Devo tornare dal mio alpha e accertarmi che il mio branco stia bene.” Dichiara, scavalcando un vecchio tronco caduto. “Tu, invece, dovresti tornare al tuo villaggio.” Aggiunge, sperando che il giovane legga tra le righe e si tolga rapidamente di torno. 

Derek non dovrebbe nemmeno parlargli, a dirla tutta. 

“Ecco, a proposito di questo…” Risponde il ragazzo, facendo una pausa per issarsi con le braccia su una grossa radice su cui Derek aveva dovuto solo fare un salto per superarla. “Lo farei davvero, credimi, se sapessi da che parte sia l’uscita di questo dannato bosco.” Borbotta una volta in cima, finendo la frase.

Derek sospira dal naso, passandosi una mano tra i capelli. L’ultima cosa di cui aveva bisogno al momento con i cacciatori nel loro territorio era doversi occupare di un fastidioso fragile ragazzo umano. 

“Puoi venire con me per ora. Se riesci a tenere il passo.” Offre controvoglia, scatenando un enorme sorriso sulle labbra morbide del ragazzo. Hanno una bella forma, si ritrova a pensare. “Ti accompagnerò al limitare del bosco più tardi.” Promette, stupendosi delle sue stesse parole.

“Eccezionale!” Esclama Stiles, facendo del suo meglio per stargli dietro.

Camminano per più di un’ora, lasciandosi alle spalle la parte più fitta e oscura del bosco. Stiles parla per tutto il tempo, aprendo scioccamente la bocca per qualsiasi cosa strana che vede, riempiendo Derek di domande che il lupo avrebbe dovuto ignorare ma alle quali finisce per rispondere. Stiles sa essere molto ostinato e pressante, impara. Quando raggiungono una grande casa in legno situata in un grande spiazzo erboso tra gli alberi, tre persone sono in piedi di fronte ad essa, discutendo tra loro. Le teste di tutti e tre scattano nella loro direzione non appena escono allo scoperto dal margine degli alberi. 

“Derek!” Chiama una giovane donna dai capelli scuri. 

Assomiglia al lupo, con gli zigomi alti e il naso dritto e i verdi occhi chiari. Stiles pensa che potrebbe essere sua parente. Una sorella forse, è troppo giovane per essere la madre, anche se il ragazzo ha sentito molte storie sulla longevità delle creature soprannaturali.

“Stai bene?” Domanda preoccupata la donna, raggiungendo Derek per controllare la sua gamba sporca di sangue.

“Sto bene, Laura. Sono già guarito.” Rassicura il lupo mannaro, piegando la gamba per sbattere il piede a terra in una dimostrazione. “Voi altri state bene?” Chiede, rivolgendosi al resto del piccolo gruppo. 

È allora che Stiles lo riconosce. “Tu!” Esclama, indicando il lupo che lo aveva inseguito nel bosco. 

“Oh. È un piacere rivederti, dolcezza.” Sorride maliziosamente l’uomo, sembrando deliziato dal suo riconoscimento.

“Conosci Peter?” Domanda Derek sorpreso, guardando il ragazzo.

“Quel pazzo ha cercato di mangiarmi!” Sbraita Stiles gesticolando comicamente.

“Quel pazzo è mio zio.” Dichiara tranquillamente Derek, incrociando le braccia.
Stiles deglutisce pesantemente, guardandolo spaventato. 

Forse non era stata una buona idea fidarsi di un lupo mannaro. Lo avrebbero mangiato, si era praticamente offerto di essere la cena. A volte si chiedeva dove fosse il suo spirito di autoconservazione. 

Il lupo più anziano accenna un passo nella sua direzione che viene prontamente fermato da un ringhio ammonitore da parte di Laura. La lupa fa lampeggiare gli occhi di rosso - non blu come avevano fatto gli altri due lupi - e l’uomo-lupo arretra con un guaito, esponendo la gola in un palese gesto di sottomissione. 

“Peter non ti mangerà.” Rassicura la donna con un sorriso. “Come ti chiami, ragazzino?” Chiede dolcemente. 

“Stiles. E perchè tutti continuate a darmi del ragazzino? Ho diciassette anni.” Risponde piccato. 

Laura ride sonoramente. “Scusami. Non volevo offenderti.” 

“Va bene.” Brontola Stiles, accettando le scuse. “Tu invece sei?” Domanda, fingendo sicurezza. 

“Il mio nome è Laura Hale e sono la sorella maggiore di Derek, nonché sua alpha.” Chiarisce lei, alzando orgogliosamente il mento. Alpha doveva essere l’equivalente di capobranco, pensa Stiles. “Lei invece è Cora, nostra sorella minore.” Aggiunge, indicando l’altra ragazza, che doveva avere circa l’età di Stiles. “Mentre sembra che tu abbia già avuto il piacere di conoscere nostro zio Peter. Ha un debole per terrorizzare le persone, ma non le mangia davvero.”

“Non sempre.” Scherza il lupo, facendogli l’occhiolino. Stiles lo folgora con un’occhiataccia.

“Ora che le presentazioni sono state fatte, posso chiederti cosa ci fai nel nostro bosco?” Domanda Laura, studiandolo attentamente. 

“Volevo dimostrare ai miei amici che tutte le storie che i nostri genitori ci hanno raccontato sulla foresta erano false, in particolar modo quelle riguardanti i mostri che la abitano. Così sono saltato oltre quello stupido muro che circonda il nostro villaggio e mi sono avventurato nel bosco e dopo un po’ ho finito per perdere la strada di casa.” Spiega con disinvoltura Stiles.

Derek sospira pesantemente, scuotendo la testa. Probabilmente lo stava considerando un idiota. Stiles non poteva dargli torto. 

Laura d’altro canto, sembrava impressionata. 

“E come sei finito ad incontrare Der-Bear?” Interroga la lupa, incuriosita dal temerario giovane uomo. 

Stiles ride al soprannome. “Gli ho salvato il culo da una trappola per orsi.” Il che, ora che ripensa al nomignolo appena usato da Laura, è alquanto ironico. 

L’alpha ride, allungando una mano per ringraziarlo. “Grazie per esserti preso cura di lui.”

“Figurati. Non potevo lasciarlo morire.” Risponde Stiles, ricambiando.

Cora si fa beffe delle sue parole con un commento ringhiato tra i denti. Stiles aggrotta la fronte nella sua direzione.

“Sei il primo umano a cui sentiamo dire una cosa del genere.” Chiarisce Laura, scusandosi per sua sorella. “La maggior parte di quelli della tua specie sembrano più interessati ad ucciderci senza alcun motivo apparente. Come stanno cercando di fare alcuni cacciatori al momento.” 

Argent.” Derek ringhia di fianco a lei, sembrando pronto a squarciare una gola.

Sua sorella cerca di calmarlo, accarezzandogli la nuca con una mano. “Gli Argent continuano a spingersi nel nostro territorio per cacciarci senza che nessuno di noi abbia mai fatto un passo oltre il confine.” 

Stiles soppesa le sue parole, confuso. “Ma… gli attacchi al bestiame? E i cadaveri ritrovati ai margini della foresta in tutta la contea?” 

Laura tira un lungo pesante sospiro. “Non ho mai detto che tutti i lupi mannari siano simpatici e gentili con le persone. Alcuni di noi possono perdere il controllo sul proprio lupo se non fanno parte di un branco e non sono quindi sotto la guida di un alpha. Li chiamiamo omega e di solito ce ne occupiamo prima che ci espongano creando problemi nei villaggi vicini.” Illustra, rispondendo alla sua velata accusa. 

“Questo non giustifica gli Argent per fare di tutta un’erba un fascio e cacciarci come animali.” Si intromette Derek, lanciando uno sguardo severo al ragazzo. “O ad uccidere le nostre famiglie nel sonno.” Continua con un sussurro addolorato, stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche.

Stiles sussulta, abbassando lo sguardo. 

Non ha idea a cosa si riferisca il lupo mannaro, ma dall’emozione che traspare nella sua voce sembra riguardare un’esperienza diretta più che essere una semplice allusione. Un dolore sordo lo prende al petto al pensiero che il giovane lupo possa aver affrontato una tale perdita solo per una brutta incomprensione tra le loro speci. Laura non sembra mentire. Stiles è il figlio di uno sceriffo, è stato abituato a capire quando una persona sta mentendo e ci riesce discretamente bene. Forse se solo gli Argent si fossero convinti ad ascoltare i lupi, invece di braccarli con trappole e frecce, avrebbero capito che si stavano sbagliando sul loro conto. Stiles non era molto sicuro che Gerard Argent avrebbe cambiato le sue radicate convinzioni in materia, ma Chris poteva tenere a freno suo padre, se lo voleva. Inoltre Allison sarebbe divenuta ben presto la leader della famiglia e confidava nel buon cuore della sua amica per decidere cosa fosse giusto o sbagliato. 

Doveva fare qualcosa, ora che era a conoscenza di tutta la verità. Non poteva restarsene con le mani in mano.

Ognuno di noi può fare la differenza a questo mondo se lo vuole, Stiles. Gli aveva ripetuto molte volte sua madre prima di morire. 

All’epoca era solo un bambino e fare la differenza non era tra i suoi progetti quotidiani, ma crescendo si era ritrovato spesso a chiedersi se sarebbe riuscito a dare valore alla propria esistenza facendo la differenza per qualcuno.

“Posso convincere gli Argent a smettere di cacciare.” Sussurra, dando voce all’idea che si sta lentamente formando nella sua testa. 

“Cosa?” Esclama in coro il gruppo di lupi, sembrando tutti e quattro scioccati. 

“Non daranno mai ascolto a un ragazzo.” Contesta Cora.

“Non so, a me sembra abbastanza promettente.” Controbatte Peter, stranamente fiducioso. 

È l’ultima persona di cui Stiles voglia l’approvazione. 

“Allison Argent è una dei miei più cari amici, oltre ad essere la futura capofamiglia. Ha un cuore gentile e suo padre Chris è una persona ragionevole. Credo che entrambi sarebbero ben disposti a riconoscere che la cosa migliore da fare in questo caso sarebbe deporre l’ascia di guerra.” Sentenzia con sicurezza il ragazzo. 

“Non posso avanzare una tale pretesa, Stiles.” Dichiara Laura, sembrando triste. “Ma se tu ci riuscissi... saresti di grande aiuto alla mia famiglia.” Ammette con un timido sorriso.

“È pericoloso.” Protesta Derek, accigliandosi. 

“Più che decidere di fare una passeggiata in un bosco pieno zeppo di creature soprannaturali?” Ironizza il ragazzo, sfoggiando un sorriso cospiratorio. “Non preoccuparti per me, ragazzo grande. So quello che faccio.” 

Derek rotea gli occhi alla sua spavalderia ma annuisce, accettando silenziosamente il suo aiuto. 

Lo stomaco di Stiles brontola ferocemente richiamando l’attenzione di tutti. “Ditemi che avete qualcosa da mangiare.” Piagnucola il ragazzo, ignorando il proprio imbarazzo in favore del cibo. 

Ormai doveva essere quasi l’ora di cena a giudicare dall’oscurità che stava calando sul bosco e con tutto quel girovagare e correre, Stiles non vedeva l’ora di mettere qualcosa sotto i denti.

Laura ride sonoramente, invitandolo in casa a cenare con loro. 

Stiles non fa complimenti quando l’alpha gli piazza davanti una ciotola di stufato riscaldato, una pagnotta di pane e una vasta scelta di formaggi e salumi. Divora ferocemente il contenuto del suo piatto boccone dopo boccone, chiedendo il bis. Derek è impressionato dalla quantità di cibo che quel piccolo corpo esile riesca a ingurgitare. 

“Merda. Questo è delizioso.” Geme di apprezzamento il giovane, complimentandosi con chiunque abbia cucinato la cena. 

Il cuoco si scopre essere Derek.

Stiles fissa stupito il lupo mannaro seduto al suo fianco, sorridendo con la bocca piena chiusa intorno al cucchiaio. Se qualcuno degli altri lupi nota il piccolo ringhio compiaciuto che sfugge dal petto di Derek alla lode o le sue orecchie arrossate, nessuno lo fa notare e lui ne è grato.

Rifocillatosi, Stiles si offre di aiutare Cora a lavare i piatti, mentre Derek fa un bagno per togliersi di dosso il sangue nero secco sulla gamba e cambiarsi i pantaloni laceri. Laura e Peter discutono al tavolo da pranzo sul da farsi in caso il piano di Stiles non funzioni, cosa di cui sembrano abbastanza certi a giudicare dalla serietà con cui ne parlano, tenendo la voce abbastanza bassa da non poter essere ascoltati dalle orecchie umane del loro ospite. 

Stiles non può biasimarli. Se fosse al loro posto nemmeno lui si fiderebbe totalmente di un ragazzino apparso di punto in bianco un giorno alla porta. A dirla tutta, nella loro situazione, Stiles probabilmente non avrebbe nemmeno invitato lo sconosciuto a cena in casa sua. La famiglia di lupi doveva essere molto sicura di sé o molto ingenua. 

Quello che non sa è che i lupi mannari sono in grado di riconoscere una bugia dal battito cardiaco di una persona e lui è sempre stato completamente onesto con loro. Non aveva nemmeno pensato di provare a mentirgli.

Stiles è determinato a ripagare la loro fiducia con tutto se stesso in ogni caso. 

Per ora, il giovane si concentra a strofinare le scodelle e i bicchieri che Cora gli sta passando.

In un primo momento la giovane lupa lo tratta con diffidenza, limitandosi a porgergli le stoviglie, mantenendo un ostinato silenzio mentre il ragazzo continua a parlarle a briglia sciolta e fare ogni sorta di domanda che gli frulla per la testa per riempire il silenzio tra loro. Porre domande è il suo passatempo preferito. Ben presto, la ragazza inizia a rispondere con borbottanti monosillabi, fino ad intrattenere una conversazione quasi completa prima che Derek torni, vestito con abiti nuovi, offrendosi di accompagnare il ragazzo a casa.

“Fai attenzione.” Si raccomanda Laura, abbracciando strettamente il fratello minore, strofinandogli il naso contro il collo. Derek fa lo stesso con lei. Stiles si chiede se sia una cosa da lupo e si annota mentalmente di chiederlo più tardi a Derek mentre sono in cammino. “Ci vediamo presto, Stiles. Spero con buone notizie.” Lo saluta l’alpha, trascinando anche lui in un forte abbraccio. 

Tornare al villaggio mette una certa infelicità nei pensieri del ragazzo. Da un lato è contento di tornare sano e salvo a casa, ora sa di aver rischiato seriamente la vita per una mera bravata impulsiva, ma è anche triste di concludere quella magica avventura che ha scosso la monotonia della sua vita. 

Certo, avrebbe aiutato Laura e la sua famiglia a trovare un accordo con gli Argent, ma questo non significava che sarebbe tornato poi nel bosco. O che li avrebbe rivisti dopo. Suo padre glielo avrebbe sicuramente impedito, Scott e Allison con lui. 

"Non pensavo potessi star zitto per più di un minuto." Commenta Derek, strappandolo ai suoi pensieri. 

“Scusa, stavo solo pensando.” Risponde il ragazzo, affrettando il passo quando si accorge di essere rimasto qualche metro di troppo indietro. 

“A cosa?” Chiede il lupo, aspettando che l'altro lo raggiunga. 

“Al fatto che una volta tornato a casa non potrò tornare." Spiega Stiles abbattuto. 

"Perché no?" Domanda sinceramente confuso Derek.

Non sa per quale motivo, ma l’idea di non rivedere mai più Stiles lo rende infelice.

"Perché mio padre potrebbe avere un infarto alla sola idea, tanto per citare una motivazione." Sbuffa l'altro, calciando un sasso con frustrazione. "Non credo sarebbe propenso a lasciar sgattaiolare nuovamente suo figlio in un bosco pieno di bestie potenzialmente pericolose." 

"Non avrebbe tutti i torti." Concede il lupo mannaro con una scrollata di spalle. 

"Forse no, ma come farò a trattenere la voglia di esplorare ora che sono a conoscenza di tutto ciò che questi alberi nascondono?" Ribatte Stiles, gesticolando animatamente verso il paesaggio che li circonda.

"Vuoi dire come farai a trattenere la voglia di metterti nuovamente in pericolo senza pensare ai rischi che corri?" Corregge Derek con un ghigno divertito. 

Stiles gli calcia contro un ciottolo. "Non sei divertente, amico." Brontola, incrociando le braccia. "So totalmente badare a me stesso." 

"Continua a ripetertelo." Lo canzona il lupo, congelandosi sul posto un secondo dopo. 

La testa di Derek scatta verso una precisa direzione mentre aggrotta le folte sopracciglia, lasciando schioccare fuori gli artigli.

"Cosa? Che succede?" Chiede Stiles, guardandolo preoccupato. I suoi sensi umani non riescono a captare nulla di strano intorno a loro. 

"Zitto, Stiles. Non riesco a sentire se continui a parlare." Lo ammonisce il lupo mannaro, tirando una profonda boccata d'aria con il naso. "Merda."

"Non mi piace il suono di quello." Geme il giovane, iniziando a sentire il suono di foglie calpestate e rami che si spezzano in lontananza. 

"Corri." Ordina perentorio Derek, accucciandosi. "Stiles. Corri!" Ripete con un ringhio, spostandosi tra lui e qualsiasi cosa fosse in avvicinamento. 

Stiles non se lo fa ripetere due volte. 

Questa volta non fa l'errore di voltarsi durante l'inseguimento. Mantiene la sua attenzione sulla corsa, stando ben attento ad evitare qualsiasi ostacolo che potrebbe causare una caduta e la sua consequenziale morte. Può sentire ringhia e suoni di combattimento alle sue spalle. Prega mentalmente che Derek sia abbastanza forte da fronteggiare il loro inseguitore, perché non sa quale contributo potrebbe dare in uno scontro con una bestia dotata di zanne e artigli. 

C'è un gemito strozzato di dolore, poi qualcosa di scuro viene lanciato oltre di lui contro un albero, mancandolo di poco. È Derek, riconosce Stiles, guardando inorridito il corpo del giovane lupo dilaniato da ferite sanguinanti. Ha una serie di tagli sul petto che gli squarciano la camicia e un lungo taglio gli attraversa una guancia. I suoi occhi danzano da blu elettrico al loro colore naturale e sta ansimando in cerca di aria mentre tenta di rimettersi in piedi su gambe traballanti. 

Stiles interrompe la propria fuga per inginocchiarsi vicino al lupo ferito. 

"Stiles. Devi andartene." Protesta Derek soffocando intorno a un gemito di dolore.

"Non posso lasciarti qui!" Esclama il ragazzo con apprensione, cercando di sollevarlo per trascinarlo via. 

Il forte grido di un uccello interrompe il loro inutile battibecco. 

Quello che sembra un grosso leone alato, dotato di zampe rapaci e la testa di un'aquila, li sta puntando a qualche metro di distanza, sembrando davvero incazzato. 

La bestia schiocca il becco, emettendo uno strillo acuto contro di loro. 

Stiles sta morendo di paura, Derek può annusarlo dal suo odore. Il cuore del ragazzo batte freneticamente nel suo petto come le ali di un colibrì. Si sta aggrappando a Derek con le lunghe dita affusolate, rimbalzando con lo sguardo da un punto a un altro del bosco come se stesse cercando una via di fuga o un'arma. 

Dovrebbe correre, lasciare che Derek se ne occupi mentre cerca di prendere tempo in attesa di rinforzi, perché non c'è modo che un beta possa vincere da solo contro un grifone, ma lo stupido umano ha deciso di fermarsi per aiutarlo e sprecare la sua vita per lui. 

"Stiles…" Nomina, pensando velocemente alle parole giuste da dire per convincerlo finalmente a fuggire. 

Ma non ne ha il tempo. 

La bestia balza verso di loro emettendo uno stridio selvaggio. 

Derek spinge istintivamente il ragazzo dietro di lui per fargli da scudo e Stiles urla il suo nome contro il suo orecchio. 

Ciò che succede dopo sorprende entrambi. 

Una raffica di frecce sibila nell'aria, colpendo la grande bestia su un fianco. Una le trapassa il collo e la fiera si accascia di lato, mancando così le sue prede. Sangue le sgorga dal becco quando si volta agonizzante verso i nuovi nemici. Una figura scura scivola dietro le sue spalle, infilzandola alla gola con una corta spada argentata.  

Il grifone crolla in ginocchio, afflosciandosi inerme al suolo per il loro sollievo.  

Stiles riconosce immediatamente i soccorritori. 

Chris Argent impugna una daga, seguito da sua sorella Kate che sfoggia una grande balestra e altri uomini di cui Stiles non conosce il nome, ma che identifica come scagnozzi degli Argent. Gerard è nascosto nelle retrovie del gruppo, ben protetto, a fianco a lui Allison impugna il suo arco e sta fissando nella direzione di Stiles con sollievo dipinto negli occhi bruni. 

"Stiles!" Esclama, gettandosi in avanti per correre dall'amico. 

"Resta indietro, Allison." Le ordina con severità suo padre, sollevando la spada dinanzi a lui in direzione dei due ragazzi. "Allontanati da lui." Intima, riferendosi a Derek. 

Derek non contesta, ubbidendo silenziosamente, zoppicando lontano da Stiles e fissando guardingo i cacciatori. Due uomini alle spalle di Chris alzano le loro armi e il lupo ringhia minaccioso in risposta. 

"Aspettate!" Urla Stiles, mettendosi in mezzo. "Derek non è pericoloso."  

"È un lupo mannaro, ragazzo. Ovviamente è una minaccia." Dichiara stoicamente Gerard, avanzando. "È una bestia. Non è in grado di fare altro se non uccidere." 

Stiles lo folgora con lo sguardo. "Derek mi stava proteggendo prima che interveniste." Difende, arretrando al fianco del lupo mannaro. 

Una risata derisoria si diffonde nel gruppo. 

"Non essere sciocco, Stiles. Sicuramente stava cercando di conquistare la tua fiducia per ucciderti alla prima occasione buona." Decide Kate con aria annoiata.

"Proprio come faresti tu, Kate?" Deride Derek in risposta, lasciandosi sfuggire una risata amara. 

"Suvvia, Derek. Non paragonarmi alla feccia della tua specie." Sbuffa malignamente la donna. 

Stiles spalanca gli occhi, confuso. "Vi conoscete?" Chiede, spostando lo sguardo da uno all'altra. 

Non sembra l'unico stupito. 

Chris Argent sta fissando sua sorella con sguardo severo. "Che cosa hai fatto?" Insinua.

"Soltanto ciò che andava fatto, fratellino." Risponde lei con un sorriso carico di pura perfidia. 

Qualcosa scatta nella mente di Stiles alle sue parole. 

Rivolge una muta domanda con lo sguardo al lupo mannaro al suo fianco. Derek abbassa gli occhi colpevolmente. 

Tutti i pezzi del puzzle vanno al loro posto. La diffidenza di Laura e Cora verso gli estranei, i commenti sprezzanti di Derek sugli esseri umani, la frase che il lupo si era lasciato scappare riguardo i suoi simili assassinati nel sonno e ora l'aperta ostilità del lupo verso la cacciatrice. 

Kate doveva aver ingannato Derek, forse anche seducendolo sessualmente, usando il suo fascino e forse qualche battito delle sue ciglia lunghe, convincendo il lupo a fidarsi di lei, così da avvicinarsi alla sua famiglia e sterminarla quando meno se lo sarebbero aspettati. Tutto perché li considerava inferiori, dei mostri senza cuore. Non sembrava un'ipotesi tanto inverosimile alle sue orecchie. 

"Chris, smettila di inquisire tua sorella e rivolgi la tua attenzione verso il vero problema qui intorno." Rimprovera il padre dei due cacciatori, avvicinandosi a sua figlia. 

"Ti riferisci alla stupida convinzione dietro la quale nascondete i vostri omicidi?" Accusa velenosamente Stiles. 

Il ragazzo non aveva mai avuto così tanta voglia di malmenare un vecchio.

"Stiles… i lupi mannari sono pericolosi." Cerca di farlo ragionare Allison, ripetendo quello che è il mantra con cui l'hanno nutrita da quando è nata. Sembra esitante, però. C'è una piccola nota di incertezza nelle sue parole che Stiles spera di poter usare a loro vantaggio. 

"Non tutti lo sono, Allison." Afferma con sicurezza, prendendo la mano di Derek per stringerla come una dimostrazione fisica delle sue parole. "Derek non lo è. E nemmeno sua sorella o la loro famiglia. Mi hanno accolto con gentilezza e dato cibo quando ero affamato. Derek mi stava aiutando a tornare al villaggio quando quel coso ci ha attaccati." 

"Tutto questo non ha senso." Sospira Chris incredulo, scuotendo la testa.

"Perché non volete fermarvi a guardare oltre il vostro fottuto naso!" Critica il giovane, stringendo i denti. 

Derek è affascinato dal suo ardore. Stiles fronteggia il gruppo di cacciatori con una fermezza che Derek gli invidia.

Un pesante silenzio cade sul gruppo di persone. Stiles spera che sia un buon segno, il segnale che dimostra che le sue parole hanno fatto breccia o che quantomeno hanno insinuato il seme del dubbio nelle due persone che gli interessa convincere. 

Derek può sentire il battito di ogni singolo individuo che lo circonda e lo usa per cercare di analizzare le loro emozioni, preparandosi alle prossime mosse dei cacciatori. Si chiede brevemente dove siano Laura e il resto del branco. Perché non sono ancora venuti in suo soccorso? Non avevano sentito il suo ululato? Non è sicuro di come uscire da solo da questa situazione, non è nemmeno certo di riuscire a proteggere Stiles, anche se verserà fino all'ultima goccia del proprio sangue nel tentare di farlo dopo l'accorato discorso di cui è stato testimone.

"Stiles, allontanati da lui. Non vorrei colpirti per sbaglio." Sentenzia con finalità Kate, ponendo fine allo stallo, sollevando la balestra. 

Derek sussulta, stringendo forte l'esile mano del ragazzo, pronto a tirarlo fuori dalla traiettoria di tiro. 

"Sei impazzita?!" Abbaia suo fratello, afferrando la cacciatrice per un braccio. 

"Lasciami andare, Chris." Ringhia la donna, strattonando l'arto per liberarsi. 

"Noi non uccidiamo indiscriminatamente." Ricorda il cacciatore, stringendo la presa. "Abbiamo un codice."

"Papà ha ragione." Lo appoggia Allison, facendosi avanti per disarmare prontamente sua zia. "Se quello che Stiles dice è vero, finiremo per macchiarci le mani di sangue innocente." 

Kate la osserva a bocca aperta toglierle dalle mani l'arma. "Allison, non crederai davvero alle fandonie che quel ragazzo sta raccontando!" Sibila sconcertata. 

"Quel ragazzo è il mio migliore amico." Precisa la ragazza, lanciandole un'occhiata giudicante.

Gerard sospira, attirando l'attenzione di tutti. 

"Come mia nipote, speravo avessi ereditato un po' del mio buonsenso." Commenta il vecchio, facendo segno ai suoi uomini di bloccare l'indisciplinata ragazza. 

Qualcuno esita, altri decidono di non intervenire, ma quelli che seguono l'ordine sono sufficienti per mettere la giovane alle strette. 

"Toglietele le mani di dosso." Ringhia Chris, alzando la lama verso gli uomini di suo padre. "Padre, sei impazzito?" Richiama, fissandolo scioccato sollevare egli stesso l'arma che poco prima impugnava Kate.

Stiles fissa la freccia puntata contro di loro, rabbrividendo quando un tenue raggio di luna rimbalza sulla punta rilucente di liquido violaceo. Se come pensava quello fosse veleno, allora un colpo sarebbe stato facilmente mortale anche per il lupo mannaro che ancora teneva stretto per mano.

"Siete entrambi una delusione." Rinfaccia Gerard con fastidio ai familiari. "Un giorno mi ringrazierai." Aggiunge verso sua nipote, ignorando i suoi occhi lucidi e le sue suppliche mormorate, premendo il grilletto.  

"No!" Urla Stiles in preda al panico, spostandosi d’istinto davanti al lupo. 

La freccia lo colpisce in pieno petto, spingendolo all'indietro tra le braccia di Derek. 

"Stiles!" Sente chiamare il suo nome dal lupo mannaro, ma lo shock del colpo gli ha tolto il respiro per rispondere. 

Va tutto bene. Scappa. Vorrebbe riuscire a trovare il fiato per dirgli. Mi dispiace. Pensa tristemente mentre cattura con la coda dell'occhio tre figure uscire dall'ombra per avventarsi sui cacciatori. 

Sbatte le palpebre in una nebbia confusa, circondato da urla, imprecazioni, ringhia e colpi metallici. Occhi blu, rossi e gialli brillano feroci mentre il suono di carne che si squarcia riempie l’aria. Due forti mani gli cullano il viso e una voce rassicurante gli ripete che starà bene. Lui vuole crederci. Qualcosa dentro di lui gli ripete di fidarsi di quelle parole. Ma le forze lo stanno lentamente abbandonando. Cerca di non chiudere gli occhi anche se sta diventando sempre più difficile tenerli aperti o respirare. 

"Laura, sta morendo!" Sente Derek singhiozzare. 

Awww, Sourwolf, ti preoccupi per me? Ci conosciamo appena. Gli piacerebbe avere la forza di scherzare, pur di allontanare lo sconforto dalla voce del lupo mannaro. Quel tono addolorato non si addice alla sua stupida faccia perfetta.

"Devi morderlo." Implora il lupo, stringendo la mano del giovane. Vene nere si dipingono lungo il suo braccio mentre gli sottrae il dolore. Stiles geme di sollievo per l'improvviso senso di leggerezza che gli invade il corpo.

"Der, non posso. Non so se lo vuole." Risponde esitante la lupa. 

"Lo lascerai morire allora?!" Protesta animatamente il fratello. 

"Trasformarlo potrebbe salvarlo?" Si intromette a quel punto una voce gentile. Allison, realizza Stiles, sollevato.  

Sta bene. Grazie al cielo.

"Se non lo rigetta, sì." Spiega una voce maschile. Peter, forse. Non ne è sicuro. Seguire il discorso quando sei mezzo cosciente non è facile. 

"Quante possibilità ci sono che lo faccia?" Domanda ansante Chris. 

"Non lo so. È diverso per tutti." Illustra pazientemente l'alpha. "E non ho mai morso qualcuno." Ammette.

Dunque è così che muoio. Pensa delirante Stiles, cercando di riaprire gli occhi. Non è poi così male. Almeno avrò una morte eroica. 

Magari la sua morte avrebbe fatto la differenza. 

Facendo appello a tutta la sua determinazione, riesce a sollevare le palpebre per osservare il piccolo gruppo riunito intorno a lui. 

"Ehi." Saluta Derek, sembrando completamente distrutto. I suoi splenditi occhi sono lucidi di lacrime che si sta ostinando a trattenere. "Starai bene, ok?" Promette, accarezzandogli teneramente una guancia. 

Stiles sente una strana emozione fiorirgli nello stomaco al dolce gesto inaspettato e vorrebbe avere più tempo a disposizione per analizzarla. 

"Dannazione Stiles, perché ti sei messo in mezzo?" Rimprovera il lupo mannaro con triste rabbia. 

"La freccia era avvelenata." Riesce a rispondere, abbozzando un sorriso prima di perdere i sensi. 

“Laura!” Urla Derek, ascoltando il cuore di Stiles rallentare. 

Uno scalpiccio di zoccoli attira l'attenzione di tutti i presenti ancora coscienti. 

"Non è possibile." Ansima Chris Argent, scioccato dalla vista. 

Un bellissimo cavallo bianco sta trotterellando verso di loro, facendosi largo tra le felci. Un lungo corno luminoso svetta sul capo dell’animale. La maestosa bestia si ferma davanti al gruppo, nitrendo in segno di saluto. Gli occhi dorati dell’animale sembrano rivolti al corpo morente del giovane uomo a terra.

"Spostatevi." Consiglia Peter, allungando una mano per allontanare sua nipote. 

Laura segue il consiglio dello zio, facendosi da parte seppur riluttante a lasciare il ragazzo che si era battuto per loro. Derek al contrario di sua sorella, rifiuta di spostarsi, ringhiando in avvertimento all'unicorno. 

"Derek, lasciagli fare quello che vuole." Ammonisce Peter.

Aveva sentito solo vecchie leggende riguardanti la rara creatura, ma aveva una vaga idea di quello che stava succedendo. 

Derek stringe i denti, facendosi leggermente da parte ma senza abbandonare il fianco del giovane riverso sul terreno. 

L'unicorno lo ignora e si avvicina per annusare con uno sbuffo il viso di Stiles. C'è un momento in cui gli occhi della bestia incontrano quelli del lupo mannaro, calde pozze d'ambra si riflettono in un mare di sfumature verdi-azzurre. 

Salvalo. È l'unico pensiero che riesce a formulare la mente di Derek. 

Non conosce i confini dei poteri magici della creatura, o se questa sia lì per aiutarli, ma le rivolge comunque un silenzioso appello. 

L'unicorno nitrisce in riconoscimento, inclinando la testa per colpire con il proprio corno la freccia di metallo che spunta dallo sterno di Stiles. 

Un lampo di luce acceca il gruppo e in un batter di ciglia, sia la freccia che l'unicorno sono spariti tra lo stupore generale. 

Gli occhi di Stiles si spalancano poco dopo e il ragazzo fissa confuso le persone che lo circondano. "Che mi sono perso?" 

Derek lo trascina in un abbraccio. "Tu mi farai morire." Sussurra contro il suo collo, annusando. 

"Sapevo che dovevi essere segretamente un lupo soffice sotto quella scorza di burberità." Scherza Stiles, ricambiando l'abbraccio. 

Dopo una serie di abbracci sollevati, Allison racconta a Stiles del combattimento, di come Peter abbia strappato la gola a Gerard e Kate - cosa di cui nessuno gliene fa una vera colpa - e come Laura e Cora abbiano lottato al fianco di Chris. Alcuni dei cacciatori si erano schierati dalla loro parte. Quelli che invece avevano deciso di seguire Gerard erano stati messi a tacere e ora giacciono legati contro un albero, in attesa di essere trasportati al villaggio e consegnati nelle mani dello sceriffo per essere giudicati dalla legge. 

"Non capisco però. Ricordo di essere stato colpito da una freccia." Menziona il ragazzo, tastando il punto del petto in cui è sicuro dovrebbe trovarsi la ferita.

"Lo eri." Risponde Peter, appoggiandosi mollemente a un albero. "Ma poi un unicorno è apparso dal nulla e ha deciso di concederti i suoi favori. Sei fortunato, di solito aiutano solo i puri di cuori o le vergini." Aggiunge con un allusivo sorrisetto malizioso. 

"Per fortuna Stiles è entrambe le cose." Afferma ingenuamente Allison, stringendogli una spalla. 

La faccia di Stiles va in fiamme. 

"Che cosa farai ora?" Chiede all'amica più tardi, quando il gruppo è pronto a partire. 

"Non lo so." Sospira la ragazza, sistemandosi l'arco sulla spalla. 

"Io e Allison discutevamo già da tempo sull'ipotesi di modificare il codice. Ora sembra più una necessità che una possibilità." Si unisce al discorso Chris, trascinando due uomini legati con una fune. 

"Penso che per prima cosa potremmo discutere una tregua." Propone la cacciatrice, avvicinandosi a Laura. "Ti porgo scuse da parte mia e degli Argent. Non ti chiedo di perdonarci, le nostre colpe non possono essere cancellate da semplici parole, ma farò del mio meglio perché gli errori della mia famiglia non si ripetano." Promette solennemente. 

Laura la studia per qualche istante, infine accetta la mano tesa. "Ci conto, giovane Argent." 

Stiles lancia un pugno al cielo esultando per la vittoria. 

"Cos'è quello?" Richiama l'attenzione Cora, indicando suo fratello. 

Derek sta reggendo in mano un piccolo batuffolo di pelo. La piccola massa pelosa piagnucola sommessamente tra le sue braccia, graffiandogli la pelle scoperta degli avambracci. 

"È un cucciolo di grifone." Espone il lupo, cullando la bestiola. "Credo che quella fosse la madre." Continua, indicando il cadavere della creatura che li aveva attaccati. 

"Oh." Espira con realizzazione Stiles, mordendosi il labbro. "Stava difendendo il suo nido."

Derek annuisce, lanciando uno sguardo dispiaciuto al corpo della bestia. Stiles si avvicina per accarezzare il cucciolo, seguito da una Cora curiosa.

"Potremmo prendercene cura noi." Avanza in proposta la minore dei lupi. 

"Ho sempre voluto un grifone. Ma la mamma non me ne ha mai fatto tenere uno." Brontola Laura, sporgendosi oltre la testa della sorella per esaminare l'animaletto. Il baby grifone sbatte gli occhi e smette di piagnucolare, osservandola. "Vedi? Gli piaccio!" Esclama l’alpha con enfasi. 

Il cucciolo lancia uno strillo, acquattandosi contro il petto di Derek. 

"A me non sembra." Critica divertita Cora.

Con un po' di pazienza - e diversi graffi - riescono a convincere il piccolo grifone a passare dalle braccia di Derek a quelle di Cora. La lupa li rassicura che farà attenzione e lo terrà d'occhio finché gli altri non torneranno. Con un veloce saluto si congeda, correndo velocemente verso casa. 

Stiles sospetta che sia ansiosa di giocare da sola con il cucciolo e lo dice a Derek. Derek concorda con lui. 

Il resto dei lupi decide di accompagnare Stiles e gli Argent al villaggio. 

"Allora, pensi di fare presto un'altra passeggiata nel bosco?" Prende in giro Laura quando sono a pochi metri dal confine della foresta, dandogli una gomitata. 

Stiles ride, scuotendo la testa. "Credo di aver vissuto abbastanza avventure per un po'." Ammette sinceramente, lanciando un'occhiata furtiva al lupo al suo fianco. 

Derek ha iniziato ad evitare il suo sguardo da quando il villaggio è stato in vista tra gli alberi, chiudendosi in se stesso. 

"Ma potrei decidere di visitare per controllare il piccolo grifone." Suggerisce il ragazzo. 

Il suggerimento è accolto dall'alpha con un grande sorriso. "Sarai sempre il benvenuto nel territorio degli Hale." Garantisce, abbracciandolo per ringraziarlo dell’enorme aiuto resogli. 

"Spero accetterai il mio invito a pranzo la prossima volta, Stiles." Peter gli rivolge un sorrisetto, seguendo la sua alpha nel bosco.

Chris e Allison sono andati avanti per consegnare i prigionieri allo sceriffo, lasciando Stiles da solo con Derek. 

"Quindi…" Accenna con imbarazzo il giovane, massaggiandosi la nuca. La luna illumina il viso del lupo mannaro, mettendone in risalto gli spigoli del viso. Derek lo sta guardando con cipiglio, sembrando combattuto. Stiles non sa cosa dovrebbe dire. Lui e Derek hanno condiviso così tanto in meno di ventiquattro ore che si chiede se possa almeno considerarlo un amico. "A presto, Sourwolf." Decide semplicemente di salutare, allungando la mano.

Derek fissa la mano ossuta per un lungo istante, facendolo sentire a disagio. 

Alla fine il lupo mannaro lo sorprende, chinandosi verso il suo viso per incontrare le sue labbra. È un tocco leggero, più delicato di una piuma, ma che manda una scarica elettrica lungo tutta la sua spina dorsale.

"A presto." Ricambia il saluto il lupo, per poi fuggire tra gli alberi come se nulla fosse. 

Che cazzo ?!

Stiles lo guarda scomparire nella notte, cercando di razionalizzare cosa sia appena successo mentre si avvicina al muro di confine. 

Scott lo placca sull'erba, impedendogli di dare un senso ai suoi pensieri per il momento. 

"Amico! Mi hai spaventato a morte. Non farlo mai più!" Rimprovera, avvinghiandoglisi contro. 

Stiles ride, scompigliando i capelli all'amico. "Va bene, Scottie. Lo prometto. Ora lasciami andare, non respiro." Sbuffa, dandogli giocose pacche sulla schiena.

Quando Scott lo libera e si alza, suo padre è lì in piedi con uno sguardo omicida dipinto sul volto. 

"Ehi papà!" Saluta tentennante, preparandosi alla ramanzina che sarebbe seguita. 

Lo sceriffo lo stupisce, tirandolo in uno stretto abbraccio da orso. 

"Sono così felice che tu stia bene." Sospira Noah, balbettante d'emozione. "Ma sei in punizione fino a nuovo ordine." Dichiara severamente. 

Oh beh, il suo piano per evitare la festa di Primavera ha funzionato dopotutto. 

Stiles si aggrappa alla sua camicia con una risata strozzata, contento di rivederlo.

Una piccola cosa sembrava un prezzo giusto da pagare per l'avventura che aveva appena vissuto. Ora, doveva solo attendere pazientemente che suo padre abbassasse nuovamente la guardia, così da poter sgattaiolare nuovo nel bosco. Aveva un discorso da fare con un certo lupo mannaro e niente lo avrebbe fermato. 

Le sue avventure, così come anche i suoi guai, erano appena cominciati. 


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