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COWT-12 SETTIMA SETTIMANA - M4

PROMPT: Harry Potter

NUMERO PAROLE: 1228

VALUTAZIONE: Giallo

AVVERTIMENTI: Angst

NOTA: Raccolta


Jackson Wittemore era l’incarnazione del mago modello.

Figlio di buona famiglia, con genitori discendenti da due antiche linee di sangue magico, capitano della squadra di quidditch di Serpeverde e uno degli studenti migliori di Hogwarts. 

Tutto era perfetto nella sua vita, almeno finché non scoprì il gran segreto.

Era stato adottato. 

Lo scoprì durante la pausa invernale del suo quinto anno ad Hogwarts. 

Come al solito era tornato a casa per passare il Natale con i suoi genitori e partecipare all’usuale festa che organizzavano, alla quale sarebbero stati invitati i maggior esponenti del mondo magico. 

Tra cui il Ministro della Magia e Albus Silente. 

Jackson stava cercando suo padre per chiedergli non ricorda bene cosa, probabilmente il permesso per invitare qualche amico alla festa, quando aveva inavvertitamente finito per origliare la conversazione tra i suoi genitori. 

“Ogni giorno che passa assomiglia di più a suo padre.” Disse la signora Whittemore.

Jackson si fermò davanti alla porta semichiusa. 

C’era qualcosa nel tono della madre che impedì al petto del giovane di gonfiarsi con orgoglio. 

La donna sembrava infelice di quanto stava affermando. 

Perché avrebbe dovuto essere dispiaciuta che Jackson crescendo assomigliasse sempre più a suo marito? 

“Forse nell’aspetto. Quando lo guardo mi sembra che Gordon sia ancora vivo. Ma il carattere è assolutamente quello di Margaret.” Rispose malinconico il signor Whittemore. 

Jackson aggrottò la fronte in confusione. 

Chi diamine erano Gordon e Margaret

“Speriamo che questa somiglianza non si estenda anche ad altro.” Sospirò affranto suo padre. 

“David, tesoro, abbiamo cresciuto il ragazzo con sani principi da quando lo abbiamo accolto nella nostra famiglia.”

“Lo so, cara. Non ho dubbi sull’educazione che gli abbiamo impartito. Ma sai come dice il detto: una mela non cade molto lontano dal suo albero.”

“È un detto che non si adatta a nostro figlio.” Sostenne con convinzione la moglie. “Jackson non diventerebbe mai un Mangiamorte.” 

Jackson strinse la maniglia e spalancò la porta. 

“Che diavolo significa?” Ringhiò, squadrando i propri genitori raggelare di puro terrore. 

“Jackson, amore…”

“Non provare a rabbonirmi!” Abbaiò il ragazzo furioso. “Esigo immediatamente una spiegazione.” 

La donna sobbalzò sorpresa dal suo scatto d’ira, facendo un passo indietro intimidita. 

Jackson non aveva mai alzato la voce con i suoi genitori, li aveva sempre trattati con assoluto rispetto.

“Non parlare a tua madre in quel modo!” Ammonì il signor Whittemore. 

“Mia madre?” Derise Jackson, fissando glaciale l’uomo che lo aveva cresciuto. “Ho sentito tutto. Voi non siete i miei veri genitori, o sbaglio?” 

I signori Whittemore ebbero l’unica alternativa di raccontargli tutto.

Gordon e Margaret Miller erano i genitori biologici di Jackson.

Entrambi furono Mangiamorte e devoti al Signore Oscuro durante la Guerra tra Maghi. 

Guerra nella quale persero la vita e lasciarono il piccolo Jackson, di appena pochi mesi, orfano. 

David Whittemore e sua moglie decisero di adottarlo, in onore dell’amicizia che una volta legava il signor Whittemore e Gordon. 

Erano stati compagni di scuola, amici per anni. 

Gordon fu persino il testimone di nozze di David, ma poi il giovane mago smarrì la retta via, trascinandosi dietro la moglie, votando la propria bacchetta a Voldemort e ai suoi ideali. 

Il mondo di Jackson andò in frantumi quel giorno. 

Si era sempre sentito diverso, incline a commettere cattiverie o cedere al lato più tenebroso della propria anima. 

Il motivo era che fosse figlio di due Mangiamorte? 

Sarebbe anche lui diventato un mago malvagio? 

A nulla valsero tutte le rassicurazioni che i suoi genitori cercarono di dargli. 

Ti amiamo.

Sei nostro figlio.

Sei buono.

Non diventerai mai come i tuoi genitori.

Bugie, tutte dolci bugie che nascondevano la verità. 

Se davvero lo pensavano, perché erano stati così preoccupati mentre discutevano lontani da orecchie indiscrete?

Perchè non glielo avevano mai detto?

Jackson non gli aveva mai dato motivo di dubitare dell’affetto che nutriva per loro. 

Potevano non essere i suoi veri genitori, ma lo avevano cresciuto. 

Li amava. 

Per questo si setiva così tradito. 

Meritava di saperlo e non di scoprirlo in quel modo. 

Si chiuse in se stesso e passo la maggior parte del resto delle vacanze rintanato nella propria stanza.
Le lettere a cui avrebbe dovuto rispondere si accumularono sulla scrivania e rifiutò di vedere sia Lydia che Danny. 

Decise di passare il suo tempo libero ad indagare sui suoi veri genitori.

Voleva sapere tutto su di loro e non solo le informazioni che i Whittemore erano disposti a dargli. 

Magie Sinister sarebbe stato il luogo ideale dove cercarle.

Se volevi rintracciare informazioni sui maghi oscuri, dovevi pensare come loro e frequentare i posti che essi frequentavano. 

Un mago in particolare, un uomo dal volto sfigurato da brutte cicatrici di bruciature, gli diede le risposte che stava cercando. 

Il mago usava uno pseudonimo.

Si faceva chiamare Cenere. 

Jackson lo incontrò nel retro di Magie Sinister, dopo che il proprietario organizzò un incontro per lui.

Cenere gli raccontò la verità.

I genitori di Jackson erano stati assassinati ingiustamente. 

Durante il loro arresto, i Miller consegnarono volontariamente le bacchette e si offrirono di fornire informazioni su Voldemort in cambio di una pena più lieve che non comprendesse l’essere rinchiusi ad Azkaban. 

Nessuno voleva affrontare i Dissennatori.

Il Ministero accettò l’accordo, ma una volta avute le informazioni, inscenò la loro morte.

Accusarono il signor Miller di aver ucciso la moglie e poi essersi tolto la vita. 

Il signor Miller compì il delitto sotto la maledizione Imperius. 

E David Whittemore fu l’Auror che seguì il tragico caso. 

“E pensi che ti creda?” Schernì Jackson. 

Non era uno stolto.

Non si sarebbe fidato delle mere parole del primo sconosciuto a caso.

“Guarda con i tuoi occhi se non mi credi.” Dichiarò il mago, alzando una mano per far apparire un pensatoio. “Ero lì. Ho visto tutto.” 

Jackson immerse il viso nell’acqua senza esitare. 

Vide suo padre adottivo scagliare la maledizione senza perdono contro suo padre biologico e poi questo uccidere la propria moglie e togliersi la vita. 

“Ma allora perché mi hanno tenuto?” Pensò ad alta voce il ragazzo, ancora sotto shock. 

“La moglie di David è sterile.” Fece notare lo stregone col volto deturpato, scrollando noncurante le spalle. “Probabilmente hanno colto l’occasione al balzo.” 

Jackson vomitò in un angolo. 

Lui e il mago decisero di rimanere in contatto. 

C’erano ancora cose che Jackson voleva sapre.

Quando Jackson tornò ad Hogwarts, chiunque poteva notare il cambiamento.

Il ragazzo era sempre stato un po’ borioso e arrogante, alcuni lo consideravano uno stronzo totale, ma non era mai stato gratuitamente crudele. 

Ora invece non si faceva scrupoli a lasciarsi andare nel compiere cattiverie e il suo blando atteggiamento di bullismo verso le minoranze, quali mezzosangue per esempio, stava lentamente sfuggendo di mano. 

Nemmeno lo schiaffo che Lydia gli assestò nella Sala Grande davanti a mezza scuola riuscì a riportarlo in se stesso. 

Persino Danny, il mago più gentile di tutta Hogwarts, arrivò al punto di rottura e lo allontanò. 

Ma a Jackson non interessava. 

L’unica cosa a cui riusciva a pensare era quanto fosse arrabbiato. 

Non poteva far affidamento su nessuno.

Suo padre era un assassino e sua madre una bugiarda. 

Il Ministero era corrotto. 

E Albus Silente non era l’uomo buono che tutti credevano. 

Jackson sistemò la manica della camicia, nascondendo il marchio che ora era impresso sulla pelle dell’avambraccio.  

Avrebbe avuto giustizia. 

In un modo o in un altro. 


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